Un film-maker canadese cieco da un occhio si costruisce una vista "diversa" con una telecamera impiantata nella protesi oculare. L'obiettivo? Essere l'obiettivo. (Francesca Tarissi, 31 marzo 2009)

C'era una volta Katherine, malata terminale, in fuga da Roddie, giornalista di un network americano. Lui, deciso a documentare fino all'ultimo respiro di lei, si è fatto impiantare una videocamera nell'occhio e fa audience col primo reality della morte... Era il 1974 quando Richard Compton pubblicava questa storia (L'occhio insonne), che nell'80 diventava un film, La morte in diretta, con Harvey Keitel e Romy Schneider (quella della Principessa Sissi) nella parte di Katherine. Trent'anni dopo l'occhio bionico diventa realtà, e il primo che lo userà ha in progetto di girarci un film...

 

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CONVERGENZA DA RIVEDERE Rob Spence, trentaseienne filmaker canadese, ha deciso di incorporare una videocamera e un trasmettitore nella sua protesi oculare. Cieco da un occhio da quando aveva 13 anni, per riuscire nel suo intento Rob si è avvalso di un team di oculisti e ingegneri guidati da Kosta Grammatis, ingegnere aerospaziale statunitense. Il risultato della ricerca è una telecamera Cmos grande appena 1,5 millimetri perfettamente integrata nella protesi: il filmato viene passato senza fili (wireless) a un trasmettitore in radiofrequenza dalle dimensioni inferiori a quelle della punta di una matita. Grammatis e Spence hanno realizzato il prototipo. Adesso sono in attesa di un finanziamento (servono ancora almeno 50mila dollari) per completare il progetto e risolvere alcuni delicati aspetti tecnici. Come lo spostamento in sincronia di videocamera e occhio sano, per esempio. Nel frattempo Rob sta girando un documentario sullo sviluppo dell'eyeborg project e sull'esperienza di vivere con un occhio capace di mantenere per sempre ciò che vede e di vedere dettagli invisibili a un occhio umano. Che cosa ne pensi? 

 

FONTE

 

www.FOCUS.it 

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