947_foto_iggy2 Marco? Con la stessa foga di un demone giapponese di montagna nella notte, schizzai fuori dell'Hyperblog della Maelstrom.Com giusto il tempo per vedere, con la coda dell'occhio, una ragazza in palese difficoltà ed in sgradita compagnia. Neanche fossi in preda ad una crisi di onanismo extrasensoriale, una supernova impazzita di pensieri nuovi e non richiesti mi esplose in quell'accozzaglia di bit interagenti che avevo al posto della testa, oscurando il precedente piacere di una sbornia imminente. In una frazione di secondo intuii perchè la bella bella si trovasse lì, nei guai, invece che al calduccio sotto le coperte di casa sua. 
Per concludere il Sabato sera e strizzare le ultime gocce di emozioni dalla serata, dopo discoteca, cappuccino e cornetto, qualcuno della sua comitiva doveva averle prospettato l'allettante idea di una scorribanda nel Boiler attraverso il più vicino Punto Wireless di Trasfigurazione. Una volta dentro, ignorando divieti ed avvertenze, la stessa comitiva aveva pensato bene di andare a stuzzicare il Cerbero della Maelstrom.Com. Avevo sentito dire che provocare un Cerbero per poi scappar via fosse il passatempo in voga preferito dei Rollers, la gioventù alla moda. Una specie d'alternativa al tirare sassi dai cavalcavia.
Ma le cose dovevano essersi messe piuttosto male. Il Cerbero aveva reagito in modo estremamente aggressivo col risultato che, mentre i suoi amici erano riusciti a fuggire, lei era rimasta indietro e sarebbe presto diventata pegno sacrificale.
Passando da una serie di fotogrammi mentali ad un'altra, ci misi un solo altro istante per immaginarne, dopo il passato, il futuro prossimo.
Il cervello bruciato come un hamburger.
Il resto dei suoi giorni in una clinica a dondolare la testa a destra ed a sinistra.
I genitori a scrivere inutilmente decine di lettere al Ministro dell'Etica Celtica per chiederne l'eutanasia.
Occorreva fare il Cavaliere e salvare, come in classico, la pulzella dal dragone. La raggiunsi, la presi per un braccio, la tirai dietro di me. Nel movimento, feci in tempo a vedere i suoi bellissimi occhi castani che mi fissavano neanche fossi l'ultima di una serie di apparizioni divine che si diceva si verificassero, in quei tempi, in un non ben precisato posto vicino a Manila.
Riportai però subito l'attenzione al problema numero uno, ossia quella forma rossa rotante che avevamo davanti a noi, il programma cannibale. Cominciai a difendermi dal Cerbero a spada tratta, schivando i suoi colpi Mangia-Bit. Ma un Cerbero non è cosa che si affronti così, improvvisando. "Bisogna ragionarlo" diceva il mio Master. Preso dalla foga del momento, ci misi un istante di troppo a capire che il modo in cui stava combattendo sembrava tanto essere un diversivo. Mi costrinse, infatti, ad indietreggiare, con la ragazza alle spalle, tagliandoci ogni via di fuga, fino linkarci all'interno di una bolla di Realtà, una BlogTrap separata dal resto del Boiler. Senza che ci fossimo accorti della sua formazione, questa si richiuse subito attorno a noi.
Rimasi sorpreso da questa mossa e capii che eravamo finiti in seri guai. Saggiai la natura e la consistenza della bolla. Era pesa, la situazione era pesa!
Scossi la testa, fissando la ragazza come per la prima volta. Era davvero molto carina e tremava come una foglia. Gli occhi erano lucidi dal pianto imminente, mentre i seni, prosperosi, andavano su e giù. I fianchi e le gambe, invece, disegnavano delle curve di una perfezione tendente all'assoluto. Chissà se quello era il suo vero aspetto anche a Realtà Zero o magari usava un avatar scopiazzato da qualche Fashion Model Systhema. 
- Io non volevo - ripeteva in continuazione, frignando.
- Ho capito, ho capito - dissi io esaminando le sue ferite. Aveva qualche buco, un po' di bit andati. I punti danneggiati scintillavano in rosa pallido sulla sua pelle, tipici dei danni alla memoria acquisita. Non sembrava niente d'irrecuperabile. Non c'erano le gravi macchie rosso cremisi delle disconnessioni neurali. Avrebbe perso per sempre il ricordo di un amico d'infanzia, del nome del suo primo cane, o quello su come fare la ruota durante l'ora di ginnastica. Niente di che. Ah, se mi mancava una sigaretta. Mi guardai attorno preoccupato.
La bolla di realtà era un incubo minimalista. C'eravamo io, la ragazza, ed una luce biancastra nauseante senza scopo, spessa come una sbornia annebbiata. Il Cerbero non ci avrebbe mai liberato. Fin dall'inizio doveva aver deciso quella mossa: isolarci dal Boiler invece di disintegrarci. Non c'era alcun modo di comunicare con l'esterno. Una bolla Blog Log è superstabile, il numero di Informazione che contiene è zerovariante. La mente impossibilitata a ritornare nel cervello, il coma irreversibile. Ecco cosa ci sarebbe toccato in sorte. Era un'alternativa peggiore a quella di essere bruciati. Maledetti sadici della Maelstrom! Loro e le loro fottute pompe idrauliche per l'industria spaziale ed i brevetti da difendere. Manco valevano poi tutto ‘sto che! Chissà a chi doveva venderli il Master.
Mi tolsi gli occhiali da sole dal naso.
La ragazza attaccò bottone. Non sembrava essersi resa conto della gravità della situazione. Mi scambiò all'inizio per uno sbirro della Polizia Virtuale (e certo!).
Il padre era un pezzo grosso, un senatore della Repubblica di Padania, un ex imprenditore con la sua "fabbrichetta". Ci avrebbe potuto tirare fuori dai guai in mezz'ora se l'avesse contattato (e certo!).
Non capii se c'era o ci faceva. 
- Non possiamo chiamare la Pol Vir, bella bella - le dissi - non c'è alcun modo di comunicare col Boiler nè tanto meno con Realtà Zero. Siamo in una BlogTrap, non ne hai mai sentito parlare? Questo è il nostro universo -
Strabuzzò gli occhi e tacque per alcuni minuti. Forse stava cominciando finalmente a capire. Scoppiò a piangere e mi chiese scusa perchè per colpa sua ero finito anche io nella merda. Dopo alcuni minuti di nuovo doloroso silenzio, riattaccò a parlare. Cominciò a raccontarmi che si era comportata così perchè aveva definitivamente rotto con il suo ex ed era voluta uscire fuori da testa per una sera, esortata dagli amici, per non pensare. Mi disse che non era una Roller. Era in realtà una brava ragazza e che credeva nell'amore per il prossimo, bla bla bla bla. Gli risposi che, Roller o non Roller, credere nell'amore non comportava mettere a repentaglio la propria vita (e soprattutto la mia) con cazzate come quella. Mi accorsi che avevo usato però un tono un po' troppo paternalistico nel replicarle. Comunque la ragazza parve dapprima mortificarsi ma poi si rasserenò un poco. Chiese ancora di me, se ero un avatar o se questo era il mio vero aspetto (sei molto carino!, mi disse), il mio nome, quanti anni avevo, che cosa stessi facendo lì a quell'ora (e certo!). Io mi limitai a sorriderle senza risponderle. Una parte di me stava studiando il modo per risolvere il problema.  
- Ma non c'è modo, un sistema... per uscire? - mi disse dopo non so quanto tempo che stavamo lì a fissare il nulla.
- Non sarà un'impresa facile, bella bella! -  Avrei dovuto essere incazzato. Per colpa sua mi trovavo in quella situazione. Avevo appena rubato un'intera banca dati dalla Maelstrom.Com aggirando quel Cerbero come un palo della luce. Non era mai andato tutto così liscio. Invece la ragazza mi aveva costretto a tornare indietro. Ma, nonostante questo, ora non facevo altro che rassicurala tenendole la mano. Era molto bella ma non dovevo lasciarmi coinvolgere. Cominciai a studiare al modo su come poter uscire da una bolla di BlogTrap, facendo appello a tutte le mie risorse. Ci fosse stato il Master in quel momento se la sarebbe gustata. Parlo della situazione, non della ragazza. Per certe cose aveva raggiunto ormai la pace dei sensi. La bolla invece sarebbe stata pane per i suoi denti marci.
- Che cosa facciamo? - insistette lei.
Le dissi di star zitta, irritato. Mi guardò allora come un cerbiatto spaurito. Mi presi la testa sulle mani e cercai di rilassarmi. Che cosa avevo lì, con me, oltre alla banca dati rubata? Un bel po' di roba, certo. Ma come si poteva uscire da un posto senza uscite? Come si poteva uscire da un universo intero? Con lo stesso tempo in cui uno sfigato elettrone gira attorno al suo nucleo del cazzo, un lampo viola mi attraversò la mente da parte a parte. Il genio non pensa. Il genio aspetta che le soluzioni gli vengano a galla da sole, come una merda sul pelo dell'acqua del cesso. Era quella la differenza, anzi la Differenza, diceva il Master. Era una delle sue sentenze che tirava fuori quando era sobrio, ossia quasi mai.
- Ci vuole il VAF, bella bella! Perchè non ci ho pensato prima! - esultai.
- Come? - fece lei.  
- Il VAF. Ora ti spiego - le dissi, partendo in tromba. Certe volte mi facevo schifo da solo per quanto sapevo essere logorroico - Il principio, bella bella, su come uscire da un BlogTrap si basa tutto su questa asserzione: sostituire nella bolla l'esatto equivalente in bit delle nostre coscienze. Il suo sottoinsieme più grande, capisci? Tutti i bit sono uguali ed alla Bolla non importa la loro organizzazione. Le importa solo la quantità e questa è fissa ed immutabile. E' programmata secondo un Principio Forte affinchè questo numero N non cambi mai. Ecco perchè non possiamo uscire. Per la riuscita dell'operazione è fondamentale, come potrai intuire bella bella, che questa sostituzione avvenga in contemporanea, bit per bit, uno che esce ed uno che entra, senza però che il numero N cambi di un'unità assoluta. Questo è il primo difficile problema di logica da risolvere. Il secondo problema è che occorre andarsi a cercare l'Informazione al di fuori della bolla stessa. E questo fatto non è solo di difficile soluzione, ma propriamente impossibile. Mi segui fin qui?-
- Oh! Ma tu ci sei riuscito? - fece lei con occhi speranzosi. Dio com'era bella!
- Credo di sì! Ma tralasciamo questi aspetti per ora, non ti voglio ammorbare più con altre disquisizioni teoriche. Tornando a prima, lo sai quanti vaffanculo, espressi in bit, ci vogliono per uguagliare quelli delle nostre due coscienze cumulati? - La ragazza mi guardò incuriosita. Non aveva capito una mazza ma parte della sua angoscia se ne era andata nel vedermi così, improvvisamente allegro, sicuro di una soluzione.
- Circa 10 elevato alla 63, mica male eh? Uno seguito da 63 zeri, uno dietro l'altro bella bella -  tirai fuori qualcosa dalla mia borsa, una specie di bermuda di Eta Beta. Lei lo fissò senza come fosse un insetto raro. Eccolo il mio grimaldello, uno dei tanti virus del Master, sia benedetta la sua mamma in Terronia! Era un Permutatore. Funzionava un po' come un pendolo, o meglio uno jo-jo, attingendo informazione aleatoria e trasformandola durante il cammino di oscillazione. Ovviamente un pendolo normale non avrebbe potuto oscillare al di fuori della bolla trovando informazioni supplementari oltre a quelle che vi erano contenute. Era quello il suo universo. Ma il permutatore non oscillava secondo le leggi classiche, ma secondo quelle della meccanica quantistica. Parte del suo periodo si poteva estendere così oltre la bolla, da dove il Permutatore ne sarebbe potuto uscire e rientrare tramite un effetto tunnel quantico. Con quell'arnese ero in grado di attingere la quantità desiderata di bit dall'esterno della bolla e permutarla con quella delle nostre menti coscienti. Oltre tutto, in base alla proprietà quantica che assumeva l'Informazione in quel contesto, era possibile effettuare la sostituzione in contemporanea. Non ci sarebbero stati bit prima dentro e poi fuori, ma bit contemporaneamente dentro e contemporaneamente fuori. Il numero N di bit all'interno della bolla non sarebbe mai variato di un'unità. Cominciai a lavorarci. Niente mi risollevava il morale come un problema in via di risoluzione. Ci misi una mezz'ora e le dissi di prepararsi. La ragazza mi fissava come fossi un semidio. Ero pronto. Il pendolo oscillava secondo una strana traiettoria, non certo un angolo di cerchio. Era bello a vedere. Blu, giallo, rosso. Vibrava nei tre colori fondamentali. Ma fissarlo troppo faceva male agli occhi.
Abbracciai la ragazza e sentii il surrogato virtuale del dolce odore della sua pelle, morbida come velluto, rimanendone turbato. Non ci volle molto. La Bolla vibrò un microistante, quando si aprì un flusso di sostituzione. Ce ne andammo smaterializzandoci come il signor Sulu in Star Trek mentre un sibilo quantico di Bit ci passava accanto. Era una sfilza interminabile di vaffanculo. Chissà che sorpresa per chi fosse riuscito un giorno ad aprire la bolla, magari fra duemila anni!
Ci materializzammo ad un nodo di transizione del Boiler non lontano dall'accesso alla Banca Dati della Maelstrom. Il Cerbero non avrebbe mai potuto seguirci. In realtà s'era già dimenticato di noi.
Più in là c'erano i suoi amici. Era proprio come avevo previsto. L'avevano aspettata per tutto quel tempo, dietro l'analogo virtuale di un angolo, terrorizzati. Quando la videro le corsero intorno rincuorati.
- Non so come ringraziarti - mi fece.
- Stai attenta a scherzare con il fuoco d'ora in avanti. Non è sempre così facile uscire da una bolla di realtà. Il più delle volte è impossibile  -
- Se non c'eri tu... 10 alla 63 vaffanculo hai detto? - scoppiò a ridere.
- Tutti per il Cerbero! Ma sono anche... - esitai.
- Cosa? - fece lei.
- 10 alla 63 modi per ricordarti di me -
- Oh!- fece lei colpita - Ma non so nemmeno il tuo nome... -
- Sono solo un Backupper -
- Dai, io sono Michela. E non ho avatar. Sono così come mi vedi -
In fondo non l'avevo mai dubitato.
- Io sono Marco - chissà perchè glielo dissi. Il mio vero nome poi. Mi sentivo ridicolo.
- Piacere, Marco. Io sono di San Babila... tu? -
- Io? - risi - vengo da una fabbrica abbandonata vicino all'aeroporto! La puoi vedere alla destra dell'autostrada! -
- Vorrei rivederti ancora... offrirti qualcosa da bere per ringraziarti, magari a Realtà Zero -
- Chissà! - dissi io.
- Dai! Dove? Non mi far soffrire! -
- Alla fabbrica abbandonata ... -
- ... vicino all'aeroporto. Sì, va beh - fece lei. Aveva gli occhi lucidi ora, l'espressione delusa.
- Una fabbrica di fertilizzanti. Abbandonata. Con tanto amianto così! - finii di dire.  
La salutai, scuotendo la testa. Dopo qualche passo mi girai e mi accorsi che ancora mi guardava. Aveva abbassato le spalle per la delusione. Stavo per andarmene quando mi sentii correre dietro. Era ancora lei, persistente.
- Senti non mi importa come sei, se questo è il tuo vero aspetto o se invece a Realtà Zero sei brutto, o vecchio. Io voglio solo rivederti... -
- Magari un giorno o l'altro - le dissi fissandola per qualche lungo, lunghissimo istante. Ma poi le voltai le spalle senza indugio. 
Il Boiler non era per niente male quella sera. Mi mancavano le sigarette. Ma anche qualcos'altro.  

Michela ? Sono tre giorni che non riesco a pensare ad altro che a lui. Tre giorni che vivo come in un guscio vuoto, la testa altrove, scarabocchiando il suo nome su un foglio e riscrivendolo come una pazza. Marco, Marco, Marco... quanti fogli mi ci vorrebbero per arrivare a 10 elevato alla 63?
Ha chiamato il mio ex, figuriamoci se avevo voglia di parlare con lui. Ora faccio fatica persino a ricordarmi del suo volto e soprattutto del perchè avevo avviato con lui una relazione. Gli amici, invece, mi cercano in continuazione. Ho fatto dire dalla mia colf che sto facendo una qualche ricerca nel Boiler per un esame universitario. Ci sono momenti in cui è difficile stare insieme con gli altri e questo è uno di quelli.
Durante questi giorni sono tornata nel Boiler varie volte, avvicinandomi ancora al Cerbero della Maelstrom.Com pericolosamente, con la tentazione di spingermi addosso a lui per provocarlo, nella speranza che fosse comparso ancora una volta Marco a salvarmi, come un Angelo della Provvidenza. Altre volte ho invece immaginato la nostra Bolla di Blog Log, chissà dove, persa in un universo a se stante al Boiler, con l'equivalente in bit delle nostre due coscienze unito insieme per sempre. Questa immagine mi fa stare ancora più male e non faccio altro che piangere. Dove sei? Dove sei? Perchè sei andato via così, senza darmi nemmeno un'occasione per ringraziarti? Mi è difficile razionalizzare. A volte provo a pensare che dietro quell'avatar ci sia stata una persona totalmente diversa da quella che ho visto. Magari è così. Ma sono certa che non sono quei capelli ricci, quegli occhi azzurri, quel volto così espressivo a fare di Marco quello che è realmente dentro. Ed è proprio quest'ultimo aspetto di Marco stesso, quello che ho avuto modo realmente di provare. Ma c'è qualcos'altro che mi ha fatto pensare. La fabbrica vicino all'aeroporto. All'inizio pensavo che fosse solo un'immagine metaforica, che l'avesse tirata fuori così, quasi in uno strano modo di dire. Poi, cercandola, l'ho individuata collegandomi al satellite. Esiste davvero, sull'autostrada per l'aeroporto. Ho deciso di andarci domani.

DOMANI. Sono costretta a lasciare la moto sulla corsia d'emergenza ed a proseguire a piedi perchè non c'è un vero accesso definito alla fabbrica. Per lo meno non dall'autostrada. L'asfalto inoltre è stato rimosso chissà da quando ed al suo posto c'è una strada sterrata cosparsa di rifiuti di vario genere. Non ne ho mai visto tanti in vita mia. Alcuni devono essere tossici e nocivi, ma nessuno si è mai preso la briga di smaltirli. All'ingresso c'è un cancello arrugginito, divelto a metà con su un cartello, attaccato col fil di ferro, che qualcuno ha provato a staccare. " Danger Absestos ", c'è scritto. Senza indugiare ancora, entro. Ho molta paura, non è certo il posto per una ragazza sola, anche per una ragazza come me dotata di molta tenacia. Dappertutto, oltre ai calcinacci, residui di muri di edifici una volta fabbrica, ci sono vetri e pezzi di lamiera ovunque. Per terra, siringhe e preservativi usati. In fondo alla via, che si snoda attorno a due capannoni abbandonati, vedo il primo essere umano in quel luogo orrendo. Uno straniero, sicuramente un clandestino, che mi saluta da lontano con una bottiglia di birra in mano. Forse è ubriaco e mi ha scambiato per una visione della sua sbornia. Continuo ad avanzare. C'è n'è un altro, più avanti. Anche lui mi vede e stavolta, a differenza del primo, mi viene incontro.
- Sigaretta, sigaretta, scusa! - mi dice con un accento indecifrabile. Io gliene porgo una, intimorita, attenta a non sfiorare la sua mano lercia.
- Che ci fa tu qui, scusa! - fa l'uomo. Ha l'età e la nazionalità indefinite di uno straniero della Padania. Una volta li chiamavamo extracomunitari, quando eravamo ancora nell'Unione Europea. Ora solo stranieri. Però sembra gentile, anche se so che non devo fidarmi.
- Cerco Marco... - oso - lo conosci? -
Capisco che ho fatto centro dal modo con cui mi guarda.
- Marco? Io non conosco nessun Marco, scusa! - accenna ad andarsene.
- Aspetta! - gli faccio con tono supplichevole - io sono solo un'amica, voglio solo ringraziarlo - gli ammollo tra le mani una banconota da dieci leghe, l'equivalente di venti vecchi euro padani e gli regalo tutto il pacchetto di sigarette.
Mi guarda esitante, fissando me, la banconota ed il pacchetto di sigarette. Ha le palpebre a mezz'asta di chi sta più di là che di qua.
- Prova là, io non so niente scusa! Non so niente, scusa! -
- Dove, dove? - faccio io, fremendo.
- Là, là! Scusa! - fa lui, indicando un capannone e scappando via. C'è una porta buia che dà al suo interno. Provo ad entrare titubante. Sulle pareti ci sono mille scritte in tutte le lingue. Arabo, cinese, forse russo. E rifiuti. Tanti rifiuti.
- C'è nessuno? - faccio io. Sento un colpo di tosse. Poi un altro.
- Chi è! Guardate che la Guardia Padana è già venuta ieri! E' tutto a posto! Lasciatemi in pace! - è la voce di un vecchio.
- Mi scusi - faccio io. Lo vedo. E' un vecchio dall'aria abbattuta. I capelli bianchi, una sigaretta in bocca. E' coricato su una vecchia branda ed attorno ha un mucchio di unità Big Tre cinesi dell'ultimissima generazione. Attorno al suo letto, mille scartoffie, bottiglie, avanzi di pasto, vestiti sdruciti, rifiuti. Su una parete un vecchissimo poster scolorito di cinquanta e passa anni "Italia Campione del Mondo 2006" ed accanto un altro di un gruppo che non ho mai sentito, "The White Stripes". Persino un piccolo freezer portatile con delle strane bombole accanto, fumanti gas freddo e fili che vanno e vengono da questa e che si congiungono ad altra roba elettronica, della quale non riesco nemmeno ad immaginarne la funzione.
Mi guarda come se avesse visto un'apparizione divina.
- Sei dell'ARPA? Delle ASL? Che vuoi ? - mi fa. Ha un vago accento meridionale che ha imparato a mascherare male.
- Mi scusi se la disturbo. Sto cercando Marco... mi hanno detto che forse posso trovarlo qui. Non voglio creare o creargli problemi. Volevo solo ringraziarlo perchè recentemente mi ha salvato la vita -
Il vecchio strabuzza gli occhi. Fosse lui Marco? No, quegli occhi indicano altro. Qualcosa di diverso che riesco solo vagamente a definire. Mi lancia una specie di mascherina, tutta lercia e sporca.
- Mettila che qui è pieno di amianto friabile, figliola. Sono sessanta anni che non riescono ad avere i fondi per buttare giù un serio appalto di bonifica. Così ci lasciano in pace. Però vengono, ah se vengono! Ci studiano come cavie! Contano quanti di noi sono morti per tumore ai polmoni. Sai, studi di statistica, sì proprio di statistica - si alza strascicando i piedi per poi risedersi.
Prima che possa replicare, mi anticipa.
- Così, conosci Marco -
Gli racconto la storia, del Boiler, del Cerbero, tutto. Non gli ometto niente.
- Tipico da parte sua - ride - Ha utilizzato di sicuro un Permutatore. Meno male che l'aveva in saccoccia. Acuto, eh eh eh. Buon per te. Quel Cerbero ti avrebbe bruciato. Anzi magari ti avrebbe schiaffata in una BlogTrap in eterno, come ha provato a fare poi. Lo sa no? Molti ragazzi spariscono così...che fine tremenda - tossisce ancora.
- Si, ma dov'è? Me lo dice? E' forse lei? -
- Io? - il vecchio quasi soffoca per una risata che gli va di traverso. Ci mette un intero minuto a riprendersi. E' diventato tutto rosso.
- Vorrei... vorrei solo ringraziarlo tutto qui -
- Non lo so dov'è - fa lui indifferente e freddo. Prende una bottiglia d'acqua poi la guarda schifato e la riposa.
- Per favore me lo dica! - deve aver visto l'espressione di disperazione dei miei occhi, perchè in qualche modo cambia di nuovo atteggiamento.
- Cara... - fa il vecchio - Penserò io a dargli i tuoi saluti. non ti preoccupare -
- La prego, insisto! Lo voglio vedere di persona! Solo un attimo! -
Il vecchio esita, irritato.
- Ti ho detto che penserò io a salutarlo per te - si alza, poi ci ripensa, si risiede e sbatte debolmente la mano sul piccolo freezer accanto - Penserò io a salutarlo per te - dice scandendo bene le parole e sgranando gli occhi, fissandomi quasi fosse un pazzo scappato da manicomio.
- Ma io vo... - un lampo viola mi squarcia la mente. Guardo il piccolo freezer. E' minuscolo. E vedo tutti quei fili che entrano ed escono. E le bombole di gas freddo, fumanti.
- Ci penso io a salutartelo - dice di nuovo, stavolta con più calma. Ha gli occhi rossi e stanchi. E complici. Con la mano accarezza il coperchio del piccolo freezer, come un padrone potrebbe accarezzare il proprio barboncino.
- Ora vai questo posto non è per te -
Non riesco a capire come sono tornata alla moto, nè dove sto andando ora, correndo a centottanta all'ora sull'autostrada. Le lacrime mi rigano il volto dentro il casco. Non posso pensare che a Marco, che a Marco... oh mio Dio! Che cosa è Marco? Oh mio Dio!

 

MARCO?
- E' già la seconda volta che recito questa farsa del freezer -  disse Master fissandomi con biasimo. Stiamo proprio sulla soglia della porta del suo capannone personale, che tutti gli altri ospiti della Fabbrica rispettano come fosse la casa del sindaco. La giornata era calda, un pomeriggio inoltrato di tarda primavera. Fuori, il cielo era di un colore viola intenso.
- Non c'era altro da fare - gli risposi gettando via la sigaretta - è la prima cosa che m'è venuta in mente quando, da lontano, l'ho vista comparire in questo cacatoio per cani. La farsa del freezer aveva già funzionato con quei creditori. Non mi andava di pensare a qualcosa di nuovo. Ero stanco -
- Si ho capito, ho capito - fece il Master, aprendo il piccolo freezer e prelevandovi delle birre in lattina. Me ne tirò una al volo, spostando le bombole d'azoto che gli avevo rubato all'Università mesi prima - non so se sei dell'altra sponda, non mi è mai sembrato, ma questa era proprio carina! Un pezzo di gnocca! Stavolta qualche dubbio me lo hai fatto venire - fece lui, accarezzando il Cubo contenente la banca dati della Maelstrom.Com che gli avevo appena riformattato.
- Sì - dissi io, sbrodolandomi la birra addosso. Ripensai a lei, a quegli occhi, a quel corpo, a quel viso, a quelle gambe - Sì, era molto, molto carina -
- Beh e allora? - fece il vecchio tossendo - Non so tu, ma io alla tua età - indicò il poster, giù in fondo alla parete - non puoi sapere quante me ne sono fatte. E poi sono riuscito pure ad innamorarmi e sposarmi, buon anima della mia vecchia - gli occhi del Master diventarono tristi per un attimo - Che cazzo c'aveva che non andava? Me lo dici? O comunque, perchè non le hai detto semplicemente che non la volevi rivedere? O perchè cazzo ancora... se non la volevi più rivedere, le hai parlato della fabbrica, dandole la possibilità di rintracciarti? -
- Perchè non mi avrebbe mai scordato -
- Che? - fa lui corrugando la fronte.
- Sai contare fino a 10 elevato alla 63? -
- Eh? Non ho capito -
- Niente, niente -
- Sei strano quando parli, certe volte - fece il Master rabbuiandosi. Sbuffai. Certe conversazioni mi annoiavano.
- Ora crede che solo un cervello in un freezer. Od una testa. Od un moncherino in cellophane, con tutti fili addosso. Mi dimenticherà. Se non le avessi fatto credere, tramite il tuo aiuto, che Marco è solo un semplice pezzo di tessuto gelido tenuto in vita da macchine, non lo avrebbe scordato mai più -
- Ti metti a fare gli esperimenti di psicologia, adesso, giocando con i sentimenti potenziali di una ragazza?-
- Ma quali esperimenti, Master! - ingoiai un lungo sorso di birra per mascherare l'irritazione.
- Se lo dici tu - fece il Master ruttando - Ma vedi che sei uno che svicola? La prima domanda. L'hai di proposito elusa -
- Che svicola? Quale prima domanda? - feci io.
- Ti avevo chiesto "cosa aveva quella ragazza che non andasse per te" -
- Master sei proprio un coglione se mi fai una domanda del genere. Non è la prima volta, poi, che affrontiamo un discorso simile, anche se, sistematicamente, non sono mai io ad iniziarlo. Sai chi è suo padre? E sai chi sono io e dove abito? - indicai tutto attorno - lei studentessa alla Bocconi... io vendo rame agli zingari di giorno e faccio il Backupper di notte. E manco mi basta. Queste fantasie da "La Principessa ed il Povero" non se le bevono più neanche i bambini. Siamo in un mondo di merda. Questa è la Verità Vera -
- Queste sono solo cazzate - mi indicò con il dito storto dall'artrite - e tu lo sai! Sono solo cazzate! - Avrei voluto replicargli ma sembrava ora essersi assentato in se stesso. Fissava il Cubo con interesse quasi fosse una reliquia rara. Se c'era una persona al mondo che sapeva come colpirmi nell'intimo e che aveva il potere di farmi incazzare per poi mandarmi sempre a vuoto, quella era il Master. Era uno che badava al sodo. Poche parole, ma caustiche. La verità nuda e cruda, senza commenti. E certe volte si metteva a fare il papà. Oh, Dio! Ma era pure l'essere più intelligente che avessi mai incontrato in vita mia. 
Mi allontanai irritato, lasciandolo ai suoi pensieri sul Cubo. Ripensai a Michela, alla ragazza. Oltre che bellissima, pareva essere dotata, ad istinto, di una buona dose di introspezione ed autocritica, di una grande intelligenza, seppur diversa dalla mia. E le risposte che avevo dato al Master e di riflesso a me stesso erano tutte cazzate. La differenza di classe... avevo talento da vendere, se solo avessi voluto impiegarlo per fare più soldi. Il Master era un martello al riguardo. Ed il resto poi, la stessa lugubre messa in scena per costringerla a scordarsi di me e le motivazioni per giustificarla. Una grossa balla. La verità era un'altra.
Ma qual'era? Perchè fuggivo a priori, senza nemmeno provare a mettermi in gioco? Perchè mi prendevo per il culo da solo? Perchè? Cercai una risposta, quasi disperatamente senza trovarla.
Il cielo era così limpido, quel tardo pomeriggio, e gli aerei si alzavano ad alta quota disegnandovi lunghe scie bianche che si perdevano all'orizzonte.
Ed io mi sentivo così favolosamente triste e melanconico.

 

FINE

  

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