Soppiatto.

I passi persi in un labirinto di paure, di angosce e silenzi. Quei silenzi palpabili. Ogni vuoto una parte di se stessi che muore. Ogni silenzio una goccia di sudore che corre lungo la schiena e ti sembra una lama che ti taglia la carne. Un’ansante respiro di una bestia cacciatrice intenta nel cercare il suo fiero pasto. Cercare un grasso agnello da sacrificare, per salvare se stessi.

Ha percorso quelle labbra un milione di volte, ne ha estratto tutto il piacere e il dolore che poteva. Quel dolore per sentirsi vivo, quel dolore per portarlo al limite, al bordo della pazzia. La foto lisa è in una cornice da due soldi sul letto. Non se ne separa mai. Sul vetro con un pennarello solo una frase spicca:

L'ultimo angelo è morto.

<<L'ho ucciso io il mio angelo, capelli lunghi neri, occhi a mandorla e le sue ali, neri cavi di connessione neurale. Non sembrava spaventata, il mondo dietro di lei devastato ma con fiera dignità si distese sul letto per morire. Le mie mani sul cuscino, i brevi battiti del cuore.

Tumputmp.

Forte il sangue sale alle mie tempia.

Tumptump.

 Le mie mani oramai non mi appartengono più, sono oggetti che pesanti schiacciano l'ultimo respiro di un angelo.

Tump.

I suo corpo è quasi vuoto, la sua anima sta per tornare nel paradiso che sempre ha cercato.

Tump.

L'ultima lacrima, scorre sul suo viso è morta.

 ... . Silenzio.

Il suo cuore è fermo, la perduta innocenza, il suo viso.>>

La voce è rotta da un dolore grande come pochi. Una voce che ti sale sul corpo, contorta come un ulivo secolare. Storta e velenosa come l’edera. Ti sale dal petto e comincia a sbranarti i cuore, da fuori e te non puoi fermarla. Potresti uccidere lui, quell’uomo enorme e massiccio che seduto sul letto a testa bassa piange. Potresti afferrarlo per i lunghi capelli rossi intrecciati e, sollevandogli la faccia, piantargli tra gli occhi un proiettile. Forse ti ringrazierebbe anche.

<<Piango>> si porta due dita della destra sotto l’occhio. Gocce d’acqua scivolano lente sulla pelle secca. Ti guarda, con occhi da far pena. I tuoi occhi freddi non hanno pietà. Non dai colpe o consigli, sono cose inutili i consigli. Ti limiti a guardarlo, a fissare quel uomo che uccide per lavoro. Ti limiti a guardare come fossi uno spettatore come tanti altri. <<Ho pianto, troppo forse? No, l'amore non ammette concetti come il troppo>>. L'ha osservata volare nei cieli di elettricità e finta realtà. Ha osservato la sua schiena nuda ondeggiare ad un ritmo che solo lei conosce e sente. Un lungo volo, sette ore senza sapere dell'orrore, sette ore di assoluta adorazione. Un gemito si profilò sopra le sue labbra, piccoli petali dalle nere sfumature. Poi lo schiudersi degli occhi, un lento sorgere di due albe. Occhi di un castano pallido, quasi dorato. <<Mi vedo riflesso in quei occhi. Uno sconosciuto, un essere coperto di macchie di sangue e che odora di morte. Non la spaventa la cosa, sa con la sua fredda ragione, di essere condannata a morte, eppure non la spaventa la cosa>>. L'ultimo dono al mondo è stato un bacio, leggero, da bambini impacciati sulle sue labbra. Questo non riesce a dirlo, non riesce a dirlo perchè riabbassa la testa e altra lacrime scendono. <<L'ho uccisa e me ne pento tutti i giorni che respiro, me ne pento nella stessa misura del mio cuore che batte. Distesa su quel letto l'ho lasciata, un corpo senza più anima, l'ultimo angelo dalle ali di rame è morto, caduto contro un mostro. Io, non so cosa esattamente sono, penso un predatore, un assassino. Sento ribollire dentro di me il potere, la forza e la rabbia, eppure, ora, sento pure il dolore, grande buco nero nel mio cuore. Lenti i miei passi mi portano vicino la sua ombra che danza. Lenti, come battiti di ali di rame>>.

Bang.

L’uomo si spara. Niente di che,un colpo in bocca. Una morta pulita, dato che nessun frammento si spande nella stanza. Solo il sangue che scivola dalla bocca e non gli finisce nei polmoni o nello stomaco esce. Una grossa chiazza rosso-grigiastra.

 

 

“Non bastano le parole per dimenticare, non bastano i corpi caldi, serve la volontà e il dolore. Tu, non ne hai, non lo ami, ma senza di lui sei persa. Non so che reazione avrai, non importa, io ci sarò lo stesso.”

 

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