DI SANGUE E SUDORE

un racconto a quattro mani di  Domina Hell e Cole Cash

 

PRIMA PARTE

Un uomo, una donna.

Corpi ansimanti.

A pochi metri da loro, la morte.

L’uomo sbuffa cercando di riaccendere quel poco che rimane del sigaro che stringe fra i denti.

Con un gesto di rabbia mescolato alla rassegnazione lascia cadere a terra ciò che resta di un tavolo e si dirige verso il bancone del bar.

Una flebile luce, una delle poche rimaste accese, illumina la scena di un azzurro chiaro.
Il resto del locale non è che un buco nero e sudicio di morte.
Le poche luci rimaste annaspano nel sangue e si lasciano morire tra spirali di fumo e scintille.

- Bevi qualcosa?-
- Bevo qualcosa.-

La donna risponde quasi automatica, come se rinvenisse dopo una lunga assenza, come se la mattanza le avesse causato un blackout emotivo.
Dalla tasca dello spolverino in scintillante pvc nero estrae un pacchetto di sigarette.
Qualcosa di rosso organico e vischioso le scivola lungo la manica.
Nulla che le appartenga, pensa.

L’uomo picchia un pugno sul bancone del bar.

- Void esci da li sotto e fammi un doppio Jack, niente merda sintetica, stasera mi serve  quello vero.-

Un chip di credito scivola sotto al bancone dove Void, raggomitolata su se stessa, prende seriamente in considerazione tutti i pochi ma validi motivi per cui, ora, sarebbe opportuno alzarsi.
Offro io, dice la donna mentre lui le porge lo zippo.
Tlack.
Metallo contro metallo.
Una fiamma azzurra illumina il suo volto, pallido, bellissimo.
Le sue labbra si stringono, sensuali. Decine di micro solchi di rossetto sbiadito decorano il filtro.
Una bolla di fumo le si arrampica sul viso scomparendo tra i capelli.
Void fa scorrere frettolosamente due bicchieri sul bancone, insieme a una bottiglia di Jack, quello vero.
Io vado a vomitare in bagno, aggiunge.
La ragazzina si muove goffamente fino a scomparire dietro alla porta che da sul retro.
L'uomo  riempie i due bicchieri fino all'orlo sospettando che anche la bottiglia non sopravvivrà alla nottata.
Gira sullo sgabello e appoggiando i gomiti sul bancone le chiede, sarcastico:

- Sai, ho sempre pensato di aggiungere un po' di rosso al mio locale ma forse, così, è un po’ eccessivo.-

Lei mima un cenno d'assenso e dopo aver tracannato il primo bicchiere se ne versa un altro.
Ora lui sospetta  che quella bottiglia non sopravvivrà nemmeno alle prossime due ore.

- Se sei assicurato conosco un tale che lavora per una squadra incendiaria. Un lavoretto facile e pulito, zero prove.-
-
Osserva sconsolata ingurgitando il secondo bicchiere.
Vagamente confusa si passa una mano tra i lunghi capelli neri.
L'uomo la osserva distorta, quasi evanescente, attraverso il fondo del  bicchiere.
Lentamente si china, stanco, giusto quanto basta per afferrare i capelli del cadavere più vicino.

- Perché non provi a spiegarmi come mai questi  “ex” Booster, che credo appartengano ai Blood Boys, sono entrati mezzo minuto dopo di te con intenzioni che oserei definire poco amichevoli?-
 
Lei si stira i muscoli. Sente scrocchiare le articolazioni di braccia e gambe e pensa che non ha più vent’anni e che per certi ”lavori” non ha più il fisico.
Non ha mai avuto problemi con i Bloods, fino ad oggi.
In pochi secondi passa in rassegna tutti quelli che negli ultimi dodici mesi avrebbero un valido motivo per sguinzagliarle contro una banda di teppisti. Troppi.
C'è quell'affare andato a monte con la Yakuza, c'è quel dirigente dell'O.S. Corporation che si è visto recapitare a casa la moglie, in busta chiusa.
Ci sono i ragazzoni del narcotraffico ancora offesi per l’accidentale esplosione dei loro laboratori.
Troppi, ma in fondo nessuno di loro affiderebbe la sua vendetta a quest’inutile carne da macello.

- Non ho idea di cosa volessero da me. Avremmo dovuto lasciarne almeno uno vivo.-

L'uomo finge uno stupore che non convincerebbe nemmeno l’ultimo degli ingenui:

- Avremmo? Io sono solo un barista.-
Solo un barista, pensa, sorridendo.

Un silenzio imbarazzante inghiotte il locale e amplifica l'intensità dei pensieri tra sguardi scorticanti.

- Ragazza, perché mentre ti parlo è come se avessi una luce rossa lampeggiante, nella testa, che dice PERICOLO-PERICOLO-PERICOLO?
…cazzo...perché c'è veramente. Il mio HUD anti spy-bugs… Void si diverte a installarmi questi affari senza dirmi a cosa servono…

In alto, a destra, nel campo visivo dell'uomo, illuminato a intermittenza, il segnale che nelle vicinanze c'è un ricetrasmettitore.

Rispondendo a un comando mentale, dal braccio dell'uomo si diramano sei spire metalliche, cariche come molle, pronte a scattare.

- Non ti farò male, credo. Permetti?-

La donna si irrigidisce e il suo istinto di difesa si manifesta con il sibilo delle lame in carboglass che dagli avambracci schizzano fuori fendendo l'aria

- Hey bello, no che non permetto. E dove di grazia avresti l'ardire di insinuarti con quelle?-

- Poche storie, da qualche parte hai un traker e se non vuoi altre scocciature lasciami lavorare. Ti prometto che non si insinueranno più del dovuto.-

L'uomo mastica il sigaro e un ghigno strafottente gli si imprime sul volto mentre si avvicina inesorabile.

- Prima di fare certe cose con una signora mi presento. Mi chiamo Cole Cash e sono il titolare del Blue on Blue.-

La frase si conclude con il rumore delle spire che  estroflettendosi al massimo, circondano, con una ragnatela metallica, il corpo della donna. Al termine di ognuna, una luce verde lampeggia isterica.

- Io sono Domina Hell e proprio non ce la faccio a dirti che il piacere è tutto mio.-

Negli occhi di Cole Cash  compare un reticolo rosso e pulsante  mentre i movimenti delle spire, alla ricerca ossessiva del dispositivo di localizzazione, si fanno più frenetici.

- Ci siamo, eccola qua, attaccata a uno stivale come una fottuta zecca-

In meno di un secondo il groviglio si dipana e rientra nel braccio portandosi via il minuscolo radiocomando spia.

- Piccoli ma stronzi questi cosi, vero? Ora facciamo fare un bel giretto ai tuoi amici.-

Da una piccola scatola legata alla sua cintura, estrae quella che sembra essere una mosca di metallo. Con i movimenti rapidi e l'abilità di chi ha ripetuto la stessa operazione chissà quante volte, vi applica sopra il traker.
Con un impercettibile battito d'ali cibernetiche il piccolo costrutto prende il volo seguendo una rotta casuale.
Questo ci darà un po' di respiro, dice, mentre la donna lancia un'occhiata colma d'odio al dispositivo che vola via.

Cole Cash visibilmente soddisfatto getta il sigaro a terra che si spegne affogando in una pozza di sangue. Scansando un paio di corpi si fa strada verso il retro del bar.
Vieni di sopra, le dice. C'è una stanza con bagno, è meglio che ti cambi...una come te non dovrebbe puzzare tanto.
Domina con aria perplessa solleva leggermente il collo dello spolverino  e vi avvicina la punta del naso.
Un imbarazzante mix di sudore, sangue rancido e chanel # 5 affiora dalle fibre sintetiche strappandole una smorfia.

- Anche tu non dovresti, sebbene nessuno si aspetti che uno come te non puzzi.-

All'inaspettato invito dell'uomo, Domina pensa alla lavanderia ad ultravioletti, con bagno turco, sulla 25esima Heaven. Alternativa certamente meno rischiosa se non fosse per quei quattro livelli da attraversare praticamente inzuppata di carne e interiora(condizione ardua da giustificare in caso di controllo).
Cole si strofina le mani sui jeans per ripulirsi da quei fastidiosi rimasugli di essere umano e le apre la porta.
Un terribile odore di vomito li investe, Void deve aver riproposto un paio di pasti in quel bagno.

- Hey piccola, stai bene? Alza la testa da quel cesso e chiama Drake...c'è da dare una spazzata di là.-

Dalla porta semi aperta un dito medio risponde tremolante.

Un paio di  telecamere ronzanti seguono i passi dei due lungo le scale.

- Domina Hell...chi diavolo sei?-

- Cole Cash, mettiamola così, mi occupo di transazioni economiche.-
dice ripensando alle persone che ha fatto transitare dal mondo dei vivi a quello dei morti in cambio di denaro.
- Transazioni economiche...certo, mi pare evidente. Che altro può fare una ragazza in pelle e pvc con degli impianti in carboglass nelle braccia?-


Il piano superiore è un piccolo ambiente circolare circondato da porte a pressione e un lungo corridoio centrale tempestato di telecamere.

Improvvisamente la situazione assume una sfumatura cupa e l'atmosfera si fa più inquietante. Sola, spiata da occhi elettronici, in un angolo di realtà ai limiti del paradosso, Domina rimpiange quell'innocuo bagno turco sulla 25esima.
- La seconda porta a destra. Quando hai finito la mia stanza è quella in fondo al corridoio. Dovrebbero esserci dei vestiti puliti, se serve altro...chiama Void.-
L'uomo senza voltarsi  si dirige lungo il corridoio e scompare  dietro alla pesante porta blindata.
Sola, nella semioscurità, con il ronzio delle telecamere e lo sfrigolio di poche luci al neon introduce il pass per attivare la serratura elettronica.
Camera essenziale come non potrebbe essere altrimenti: letto, armadio, olomonitor a soffitto, pad, comunicatore e controllo luci.
Dal bagno fuoriesce un forte odore di igienizzante.
Da una rapida occhiata non sembrano esserci dispositivi di sorveglianza, fatta eccezione per un nervosissimo led rosso...probabilmente un rilevatore di gas.
Domina si sforza di non vederci del marcio ma il suo istinto comunica ad ogni fibra del suo essere di non abbassare la guardia.
Con un gesto lento e incerto, continuando a guardarsi intorno con circospezione, abbandona lo spolverino sul letto.
Basta un comando vocale e dal bocchettone parte un getto d'acqua tiepida, perfettamente miscelata.
Domina spegne le luci e lascia che il silenzio, rotto solo dallo scroscio, s'impossessi di ogni cosa.
Lei, immobile nell'oscurità, con la cyberottica attivata, rannicchiata tra lividi e bolle di sapone si lava via ciò che resta di una giornata troppo lunga.
Contemporaneamente, a pochi metri da lei ,nel cuore dell'edificio, ogni sensore prende coscienza della presenza fisica di Cole Cash.
L'olo-tv si sintonizza sulle news, togliendone l'audio, mentre dalle casse a parete inizia a vibrare la musica scelta in base alla biometrica corporea dell'uomo.

...Non è così che intendevo finire la serata...

- Più fredda.-
Il vapore, nella stanza da bagno, diminuisce.
Il corpo a contatto con l'acqua produce una pozza scura di sangue ed olio, mentre gli apparati cibernetici danneggiati iniziano a scintillare.

...Vecchio, stai cadendo a pezzi...
 
Domina con i lunghi capelli neri ancora gocciolanti, avvolta in un asciugamano in microfibra blu, cammina a piedi nudi sull'immonda distesa di quelli che un tempo potevano definirsi vestiti  e che ora  giacciono sparpagliati sul pavimento.
L'armadio contiene in realtà ben pochi capi, per lo più soluzioni d'emergenza e rigorosamente unisex per ospiti nei guai. Esattamente come lei, ora.
L'asciugamano le scivola a terra lasciandola vestita solo di brividi e dell'oscurità vellutata della stanza.
 
Intanto nella suo camera Cole prova e riprova il suo impianto cibernetico in fase di riparazione. Lancia diagnosi e test di configurazioni mentre pulisce meticolosamente la sua pistola , riponendo con cura ogni pezzo sul tavolino e mettendo in fila i proiettili come pedoni di una mortale scacchiera.

   ...proiettili...
Può sentire l'odore della polvere da sparo e del teflon, può immaginare il momento della detonazione, seguirne la traiettoria.

- Perché non dovrei piantarle uno di questi in testa?-

... perché tu non sei più così, vero?..
- Forse-
Il rumore del cane che arretra.
Lo scatto del tamburo in posizione.
Nella frazione di un pensiero cattivo l'arma che prima giaceva a pezzi sul tavolo ora è pronta a fare il suo lavoro. Come sempre.
 
 
Domina afferra un paio di pantaloni cargo in Armalite e una maglia nera abbastanza lunga da nascondere il Revolver e la pistola a dardi. Cariche e pronte a fare il loro lavoro. Come sempre.
Ancora qualche istante, distesa sul letto, per scaricare la tensione, per raccogliere le idee, per ascoltare nel silenzio i rumori di macchina che provengono dal corridoio. Infine si alza.



- Hey boss-
Guarda dritto nell'occhio della telecamera.
Con uno scatto il pesante portone si spalanca investendo la donna con un leggero spostamento d'aria.
La stanza, un incrocio tra un'officina e un salotto  moderno. Componenti di armi e di arti cibernetici sono appoggiati un pò ovunque. Qualche foto incollata al muro e l’aria satura di un forte odore di polvere da sparo.
 
 
- Perdona la mise ma se mi vesto questo cazzo di robot me li fa a brandelli i vestiti.-

L'uomo semi-nudo sul divano sorseggia qualcosa di verde da un calice troppo fine per le sue mani , mentre il dispositivo di riparazione affonda le sue lunghe estremità attrezzate tra carne, leghe e circuiti.
Su uno schermo a fianco della olo-Tv la scheda, targata Bio-Technica, di Domina Hell. 

- Somigliante non credi? su quella della Arasaka ci sono anche dei filmati-

Sul tavolino, pericolosamente vicino all'uomo, la pistola, una bottiglia e una scatola di sigari.
Accomodati, sempre che tu non abbia intenzione di uccidermi, dice lanciando un' occhiata severa alla scheda sul monitor.
Domina sorride annoiata, guardandosi a tutto schermo. Individua l'unica sedia libera, la gira, e ci si siede a cavalcioni.

- Niente male per un semplice barista.-

Da una tasca dei pantaloni estrae molto lentamente e con estrema cautela un pacchetto di B.D. e da esso una sigaretta che adagia tra le labbra.
Corrugando la fronte in una leggera smorfia l'accende socchiudendo gli occhi per meglio assaporarne la prima tirata.
- Non ho intenzione di ucciderti, anche se per un attimo ho pensato di farti la stessa domanda-
dice indugiando con lo sguardo sulla pistola di Cole
- Ma no...ho pensato a quello che in fondo tu...noi...siamo. Siamo di quelli che l'intenzione la traducono in azione e se siamo qui a parlarne è perché non abbiamo intenzione di ucciderci. Almeno per ora.-
Aspira nuovamente soffermandosi per un attimo ad osservare Cole alla disperata ricerca, nel chaos, di qualcosa da indossare.
La chiusura a pressione degli stivali si chiude automaticamente e i servomotori del braccio riportarono l'arto a sembianze più umane.
Uno schiocco del collo porta un sorriso sul suo volto...
- Il tuo corpo non ha bisogno di una sistemata?-
Il velo di malizia stempera l’atmosfera tesa e carica di violenza.
L’uomo si riaccomoda sul divano riempiendo due bicchieri della sostanza verde.
Domina con un movimento deciso si alza dalla sedia e raggiunge l'uomo.
Il mio corpo ha bisogno di ben altro, dice sorridendo e inarcando il sopracciglio destro.
- Ma per ora si accontenterà di questo. Alla tua.-
Non assomiglia a nulla che abbia già provato, e dio solo sa quanti  tipi di alcolici hanno attraversato il suo corpo lasciandosi dietro, ogni volta, una morìa di cellule epatiche.
...intenso...
Domina appoggia il bicchiere sul tavolino e si accomoda accanto all'uomo incrociando le gambe.
 
-Senti Cole, giusto per esser chiari, non sono in cerca di guai. Mi trovavo nel tuo locale unicamente perché avrei dovuto vedermi con un'ex collega. Non ci metterai molto a trovarla se digiti Scarlet Vain. Ha una taglia sulla testa e un cachet di molto superiore al mio.-
Dice sospirando e passandosi una mano tra i lunghi capelli ancora umidi.
...spero...immagino se la sia filata vedendo il casino che si è scatenato qua sotto.-
Una nota di tristezza le offusca lo sguardo.

- Scarlet Vain. E’ probabile che abbia già qualcosa nei miei file.-
La scheda di Domina sfuma a favore di una schermata nera e poco dopo appare il volto di Scarlet.
Una tempesta di capelli biondi ricadono morbidi e sinuosi esaltando la dolcezza dei suoi lineamenti e la profondità di uno sguardo spento.-

- Non male. Sei venuta nel locale di un ex cacciatore di taglie per incontrare la tua amica. Non so se sia stata fortuna o sfortuna la tua, perlomeno sei ancora viva. Pensi che quella feccia seguisse te per arrivare a lei?-
- No. Scarlet  è uscita dal giro più di 3 anni fa. So che sembra impossibile. A noi non è concesso il lusso di andare in pensione, c'è sempre un cacciatore di taglie pronto a godersi un lauto compenso sulla nostra pelle, non è vero?-
Domina sorride provocatoria.
- So che ha pagato un prezzo salato ma, fortuna sua, è riuscita a far perdere le sue tracce. Ora, hai presente il chiosco di Masaru Cin in Epster Street? Io ceno li ogni fottuto 10 Gennaio da quando Scarlet se ne è andata. Ieri  sera sul cartellone olografico della SyCust, di fronte al chiosco, è apparso un messaggio: "Biancaneve, il Principe azzurro ti aspetta per una scorpacciata di mele rosse al Blue on Blue". Biancaneve. E’ stata proprio lei ad affibbiarmi questo ridicolo soprannome, capisci?-
Un ghigno strafottente si imprime sul volto stanco dell'uomo.
...Donne... solo ed esclusivamente guai...
- Senti Biancaneve, non credo che la tua amica sia finita in mezzo a quella montagna di cadaveri. Deve essersela svignata prima, ma possiamo verificare se effettivamente è passata di qua.-
Ad un comando subvocalizzato  appare sul monitor l'hud di controllo del comunicatore.

- Void, vieni su...-

Qualche secondo dopo, la porta della stanza si apre e Void barcolla dentro.
Cosa vuoi, chiede catatonica.
- Se non è una cosa urgente andrei in camera mia a farmi una doccia e a dormire, ho ancora quello schifoso odore sulla mia tuta.-
La ragazza butta fuori la lingua in una smorfia infantile.
Prima scarichi la registrazione delle cam sul mio terminale, risponde autoritario.
Le immagini delle telecamere di sorveglianza del bar cominciano a scorrere sullo schermo quando Void si gira di scatto lanciando un telecomando verso il divano...
- Buona visione.-
Domina la osserva con la coda dell'occhio finché, indispettita, svanisce dietro alla porta della stanza.
 
Volti anonimi e annoiati sparsi tra i divanetti e appollaiati sugli sgabelli fumano, bevono, si trascinano stanchi verso la fine di un giorno vuoto... e poi lei che apre la porta e avanza ad ampie falcate. Lo spolverino nero oscilla ad ogni suo passo. Si ferma. Scruta ogni angolo della stanza prima di avvicinarsi al bancone. Eccola. Sente la porta che si spalanca alle sue spalle. Entra lo squadrone. Scoppia l'inferno. Uomini, solo uomini. Di Scarlet Vain nemmeno l'ombra. Acciaio, proiettili, sangue, sudore e infine un uomo e una donna, due corpi ansimanti. Accanto a loro la morte. Di Scarlet Vain nemmeno l'ombra.

 

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