CyborgLa strada piena di luci si stende di fronte a me, in un balzo sono fuori e corro a perdifiato. Un click sul fianco e raddoppio la velocità, ho lasciato la moto a qualche isolato di distanza, giusto per essere sicuri. Mi seguono da vicino, ma ero preparato. Passo accanto ad un negozio di ricambi, il tempo di buttare un occhio - letteralmente – e proseguire a perdifiato. In remoto controllo gli inseguitori ed appena passano vicino al mio occhio, attivo il detonatore. Mi spiace per quella vetrina e per la commessa molto carina, ma qui si parla della mia pellaccia metallica. Lo spostamento d'aria fa sbattere violentemente contro un veicolo parcheggiato due dei tizi che ho alle spalle, altri tre rimangono in corsa. Svolto bruscamente e lascio cadere una delle mie pillole per poi acquattarmi dietro un cassonetto pochi metri più avanti. Passano, vengono colpiti da un gas irritante e per due di loro è fine corsa. L'ultimo rimasto non è contento. Per niente. Riesce a malapena ad attivare i suoi filtri prima che gli pianti un rasoio monomolecolare tra una costola e l'altra. Non guardo nemmeno l'effetto, ma mi giro e riprendo a correre a tutta forza. Non passano nemmeno cinque secondi che si stacca un giunto tra la valvola di contenimento lubrificante e la pompa di iniezione automatica: mi salta un ginocchio. Cado in terra rovinosamente, ruotando su me stesso e finendo a gambe all'aria, sbatto la testa e svengo.

Rinvengo dopo qualche tempo, i miei nervi ottici non rilevano segnali. I miei sensori tattili non rilevano segnali. Il giroscopio mi dice che dovrei trovarmi in una posizione intermedia tra sdraiato ed in piedi, ma non ho modo di verificare. Mi giunge una voce al preprocessore acustico: "Ben arrivato ospite 1012FF45, i tuoi trattamenti sono iniziati, tra meno di una settimana sarai una persona nuova". Nella mia mente si spalanca una voragine e vorrei gridare, ma i miei canali acustici sembrano essere aperti in sola ricezione. Sapevo che sarebbe successo prima o poi, era troppo tempo che giravo in città libero, ma non ci volevo credere. Eppure Frank me lo aveva anticipato, prima di scomparire. Non avrei dovuto indagare su quelle cose. Non è giusto, dopo così poco tempo, non è giusto. Ricordo ancora con tenerezza la mia nascita in quella fabbrica a qualche chilometro a Nord di WatCity. Sono stato assemblato con amore da una macchina splendida, ormai spenta da anni, su progetto di un grande inventore: S1NG3R99. Erano i tempi della guerra, così fredda, spietata, forte e dura. Ora siamo una specie in via d'estinzione, l'ONU stessa ha sancito il nostro sterminio o la nostra riconversione forzata. Così dovrò rinunciare al mio metallo, ai miei processori così rapidi ed efficienti, alle mie batterie dalla carica pressoché infinita, ai miei convertitori biologici. Non è giusto. Forgiato per la battaglia e costretto alla resa, non è così che muore un guerriero dell'epoca del metallo. Non voglio rinascere. Non voglio morire.

Il mio periodo di standby finisce dopo il suo ciclo naturale, mi hanno riattivato il circuito ottico. Guardo dinnanzi a me e vedo uno specchio. Mi hanno sostituito le gambe. Sono, stento a crederlo, di carne. Cerco di muovere le braccia per tagliarmele, ma sono bloccate da dei polsini di titanio. Lo sapevo, stanno cercando di rendermi umano. Maledetti. Abbiamo combattuto generazioni intere per poter ottenere la nostra libertà ed indipendenza, che tanto gli stava a cuore solo per essere schiavizzati od omologati a loro. Non è così che deve finire e non è così che finirà. La stanza è spoglia, sono su un lettino leggermente inclinato, ai piedi del quale c'è una bacinella che raccoglie il sangue perso per via dell'operazione. La stanza ha una porta sola ed una vetrata, piccola, dal vetro traslucido, dietro il quale scorgo diverse sagome. Mi stanno osservando, ne sono sicuro. La pagheranno, più cara di quanto pensano. Pochi secondi per decidere, ma c'è poco da fare, la nostra libertà ormai è stata schiacciata dal genere umano, che tanto si vuol fregiare di essere libertario e aperto. La pagheranno, stasera. Mormoro poche parole, tra me e me. Mi si apre l'accesso al mainframe centrale, richiedo la terminazione dietro le linee nemiche. Il server centrale mi risponde: "Richiesta confermata. Terminazione di B77L90 attivata. Se possibile, la tua memoria verrà recuperata. Grazie di tutto, il mondo un domani sarà migliore, è stato un piacere averti al nostro fianco per combattere". Qualche secondo e poi la luce. Talmente abbagliante da eguagliare quella del nostro sole visto dalle stazioni orbitanti. Qualche millesimo di secondo per raccogliere le idee, ricordare i momenti felici e prepararsi allo smembramento come una brava IA, come ci hanno insegnato.

L'esplosione è talmente violenta da cancellare completamente un quartiere intero della città, spazzando via milioni di persone in un attimo. In rete, dopo pochi istanti, tutte le pagine web recano la scritta: "Gloria e onore a B77L90, a sua memoria sulla rete.".

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