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RACCONTO VINCITORE 6° CONCORSO COMPOSIZIONE NARRATIVA CYBERPUNK 

     A cyber tale II-Back to Nite city di Jessica Costanzini         

   Moletown.

 

L'alba divora il deserto in un abbraccio incandescente.

Il termometro all'esterno del bunker rileva 158°F e sarà così per le prossime 12 ore prima che

il gelo della sera avvolga le ceneri di un giorno morto.

 

Baudelaire si struscia sinuoso e supplichevole sul monitor acceso,miagola nervoso,danzando sulla

tastiera impazzita.

Lei avvicina il volto al suo muso per poi sfiorarlo con la punta del naso. Socchiude gli occhi.

Improbabili giochi di luce e ombre irradiano generosamente la

sua pelle diafana avvolta in una leggera tunica bianca. Il

profilo del suo corpo traspare nudo nella sua immorale  vulnerabilità.

 

Ogni centimetro di Lei è un miracolo. Ogni centimetro è una storia.

 

<<Non dovresti bere già a quest'ora>>suggerisce quasi materna.

Obbedisco.

Appoggio il mio ghiaccio con whisky e mi avvicino esitante.

Le sfioro la spalla. Le dita scivolano come lame sul velluto fino alla clavicola.

 

Lei mi guarda.

Io la respiro.

Voglio impregnarmi della sua essenza,riempirne i polmoni e poi trattenere

il fiato fino a soffocare.

Soffocare.

 

Per un infinito quarto di secondo sospeso nel tempo il Bunker nel deserto diventa il più

lussureggiante dei paradisi mai esistiti in terra.

 

 <<Désiré ci ha appena comunicato che le nostre scorte sono pronte,vai tu?>>

 

Désiré irrompe prepotentemente nella mia estasi catapultandomi di nuovo tra le quattro pareti in cemento armato.

Vado io.

 

L'ex hangar seminterrato  custodisce Hot-Thing,alias vecchio affidabile catorcio,alias 34 tonnellate di acciaio e materiali termoisolanti,alias unico possibile e immaginabile  mezzo di trasporto  in questo inferno.

 

12 miglia di forno attraverso il deserto ci separano dal centro della città.

MoleTown non la trovi nelle carte ufficiali

MoleTown non la rilevano i satelliti.

MoleTown non esiste.

 

Moletown sorge,si fa per dire,sotto il più ampio e profondo squarcio nell'ozonosfera del pianeta,per questa ragione lì  si vive sottoterra,al riparo dalle radiazioni  e dalla terribile escursione termica . Ogni casa,attività commerciale,clinica o chiesa è collegata alle altre attraverso una fitta ragnatela di cunicoli. A Moletown la priorità

è garantirsi una via di fuga,sempre,e questo perché

la città è abitata da gente in fuga,gente che si nasconde e si nasconderà per il resto della vita. Assassini,ladri,corrotti e corruttori,intellettuali,ribelli...la fauna sociale della città riunisce un pò tutti i, più o meno giustamente,ricercati del pianeta. E' una prigione  di sabbia e roccia in cui si sceglie di rinchiudersi,un destino al quale si è pronti a costituirsi pur di vivere il miraggio di una presunta libertà.

 

L'ingresso nord è perfettamente mimetizzato tra le dune. Facile confondersi. Troppo facile perdersi.

Tutt'attorno è un immenso cimitero.

Nessuno lascia MoleTown. Mai.

 

Scendo per parecchi metri sotto al suolo. Man mano l'aria si raffredda e diviene respirabile. La luce accecante del sole svanisce nella penombra di sporadiche lampade al neon.

Spalanco i bocchettoni,disattivo il sistema di filtraggio  e  lascio che il profumo di terra umida,cibo e carburante, si diffonda in ogni angolo del veicolo...sento il desiderio irrazionale di portare un pò di questa fragranza a colei che attende il mio ritorno.

 

Désiré mi viene incontro ondeggiando come una danzatrice del ventre,instabile sui tacchi e  avvolta in un volgarissimo boa di piume fucsia,sintetico come i suoi capelli. Mi stringe in un abbraccio che ha il sapore acre di pelle d'ebano imperlata da gocce di sudore e chanel numero 5.

Un bacio e un sorriso a 32 denti d'oro sono il suo modo di dirmi che le sono mancata.

Uno schiaffo che è poco piu di una carezza è il suo modo di dirmi di non farlo più:

<<Non farlo più,un mese senza notizie,non rispondi ai messaggi,insensibile sgualdrina mi hai fatto morire di paura...temevo che anche voi vi foste suicidate!>>

         ...anche noi...no,noi no...noi viviamo l'una dell'altra...

<<2 solo questa settimana, il doppio dall'inizio del mese...è orribile>>Fa un sospiro e si appoggia teatralmente il dorso della mano sulla fronte assumendo un'espressione addolorata,finta.

<<Ad ogni modo,amore mio, la vita va avanti...eccome se va avanti>>indica maliziosa il ragazzo che sta caricando taniche d'acqua e scatole di viveri sul mio mezzo.

<<Diavolo  Desy,vecchia checca!Potrebbe essere tuo nipote!>>

<<Ma non lo è...>>strizza l'occhio per condividere la complicità di una civetteria tra ragazze.

Da una cassa sapientemente nascosta tra un cumulo di vecchi pneumatici estrae una bottiglia di qualche misterioso e potentissimo distillato.

<<Facciamo festa?>>

6 ore dopo mi risveglio accucciata in un vecchio copertone, accanto a un trans semi-collassato tra bottiglie vuote e piume di struzzo .Cazzo.

Devo tornare,c'è un paradiso tra pareti di cemento armato, nel mezzo del nulla. C'è lei

avvolta in una tunica bianca trasparente.

 Saluto Désiré che in uno stato di semi-veglia sussurra parole senza senso<<Piccola Fay,il deserto uccide,ma tu non preoccuparti,io sarò sempre qui per te>>conclude con un rantolo e ripiomba nel suo sonno alcolico.

Hot thing è maledettamente pesante,si muove a fatica nella sabbia. Fisso il mio orologio subdermale che scandisce impietoso il passare del tempo. Ci vorranno ore. Di nuovo,cazzo.

Quando raggiungo l'Hangar il termometro segna -4°F.

Il bunker è irradiato dalla luce bluastra del monitor. Baudelaire dorme accanto alla tastiera. La stanza

è opprimente,claustrofobica da togliere il respiro,sembra implodere su stessa. A terra una tunica bianca dalla quale non traspare alcun corpo.

...Dom...?

La voce esitante,sommessa, squarcia un silenzio irreale

...Dom...?

Le gambe tremano e cedono sotto il peso di ciò che la mente non riesce e non vuole interpretare.

...Dom,dove sei...?

Eppure nessuno lascia Moletown. Mai.

 

                         RITORNO A NITE CITY.

 

Fa Freddo.

Suoni ovattati. Luci soffuse. In bocca un sapore  amaro,chimico.

La mente confusa cerca disperatamente un appiglio nella realtà sfuocata che fatica a interpretare.

...ho freddo...

Non so se ho davvero pronunciato queste parole o se le ho solo pensate.

-Una coperta termica,subito.-

La sua voce si diffonde nell'aria come petali di ciliegio portati dal vento. Non può essere lei...

...kiko?...

Silenzio.

Esita.

-Domina Hell...sono lusingata...ti ricordi di me.-

Come dimenticarla?Osservo la sua figura farsi lentamente più nitida,cerco i suoi bellissimi occhi a mandorla dai riflessi di giada. Cristo,splendono come le luci di  Shanghai.

 -L'atropina sta facendo effetto,pochi secondi e avrai di nuovo piena padronanza dei tuoi sensi-

Sento il cuore pompare sangue e adrenalina nelle vene,è come se una mano mi strappasse via dallo stato di torpore in cui mi trovo. Le luci velate si dilatano nell'accecante bagliore alogeno e ciò che era un appena percettibile ronzio si rivela essere il rombo di un motore a reazione.

Kiko appoggia le dita sulla mia giugulare.

-Il battito è buono,appena te la senti puoi rivestirti,fai con comodo,io ti aspetto di là-

Passi che si allontanano. E' tempo di analizzare la situazione. Mi trovo distesa su quello che ha tutta l'aria di essere un tavolo operatorio,in quella che ha tutta l'aria di essere la fusoliera di uno stealth,con quello che ha tutta l'aria di essere un grosso ago infilzato nel mio braccio. Lo strappo via e rapidamente,troppo rapidamente, mi alzo in piedi. Un capogiro e mi ritrovo in ginocchio sul freddo pavimento  mentre un rigolo rosso  scivola copioso lungo l'avambraccio.

Un sorriso cianotico si insinua sul mio volto esangue...decisamente questo è ciò che chiamo un diversivo nella routine quotidiana dopo quasi due anni di Fay-deserto-Moletown-Fay...Cazzo Fay!Decine di ipotesi,orribili scenari mi si aprono sulla sua sorte.

Afferro il mucchio di vestiti,sono i miei,c'è tutto...lo spolverino in scintillante pvc nero,gli stivali alti,i pantaloni di sint-pelle e il corpetto rinforzato in Kevlar. Chi li ha presi sapeva cosa cercare.

 

Kiko mi aspetta nella sua cabina-ufficio,è seduta dietro alla scrivania,il suo corpo esile sprofondato in una imponente poltrona presidenziale color antracite,alla sua sinistra due energumeni inespressivi  impugnano una pistola a dardi...istintivamente mi tocco il piccolo foro alla base del collo e mi chiedo quale orrenda porcheria mi abbiano iniettato per mettermi KO. Bastardi.

-Domina Hell...quanto tempo- l'accento non tradisce le sue origini cantonesi

-Troppo. A cosa devo il piacere di questo rapimento?-

Kiko sorride maliziosa

-Non c'è alcun rapimento,sei ospite non ostaggio...anche se devo scusarmi per i metodi brutali dei miei assistenti...purtroppo loro non sono inclini a trattare con una signora-

Mi è difficile non considerarmi un ostaggio a 10'000 metri di quota,con i residui di un potente narcotico nelle vene e in compagnia di un paio di agenti armati.

-Scuse accettate. Allora perchè mi trovo qui?-

Kiko si alza,scivola leggera attorno alla scrivania sfiorandola con un lembo del camice strategicamente sbottonato su un bellissimo chongsam di raso nero.

Con incredibile eleganza si siede sul bordo incrociando le gambe e io non riesco a distogliere lo sguardo dal loro candore ipnotico,indugio sulle caviglie sottili,superbamente  scolpite e strette dai lacci di un paio di plateau di vernice nera.

 

-18 mesi fa,per conto della Vertigo Pharm  ho personalmente modificato il tuo dna per consentirti di violare l'innovativo sistema di difesa Skytech e introdurti nella corporazione con una nuova,radicata,identità. Avresti dovuto spiare le loro tecnologie dall'interno...ma l'imprevedibile intromissione di miss Fay ha compromesso l'esito della missione-

-Mi hai fatto il lavaggio del cervello,ero solo un test per il vostro psico-induttore del cazzo,non c'era  nessuna  missione...sapevate che sarebbe stato un suicidio e Fay mi ha salvato la vita facendovi perdere un sacco di soldi -

 -Dettagli,punti di vista Domina Hell...il fulcro della questione è che dopo la vostra fuga si sono susseguiti eventi interessanti. La Skytech Corporation ha acquisito la Vertigo Pharm   destituendo il tuo committente,il dr huang,dal suo incarico  nonché dall'esistenza su questo pianeta. Ma Prima della sua dipartita il dottore ha ritenuto di considerarmi diretta responsabile del tuo fallimento e quindi meritevole di un'esemplare punizione...-

Kiko si sfila un guanto mostrando un cyberarto d'ultima generazione con mano modulare in lega. Da ogni falange della mano esce un attrezzo diverso,un iniettore,un bisturi,un laser per suture...

...sorride:

-...l'aspetto positivo è che da quel giorno ho sempre tutti i miei strumenti...a portata di mano- 

Racconta impassibile quei minuti di orrore soffermandosi su ogni dettaglio:braccia forti di uomini che la immobilizzano,il laccio emostatico per fermarle il sangue e permetterle di sopravvivere quanto basta per vedere il suo volto riflesso nella  lama della splendida Pian-Dao tarda dinastia Ming che di li a poco l'avrebbe mutilata.Un taglio netto quasi indolore,quella strana sensazione di calore che divampa in tutto il corpo,il cuore che sembra esplodere in gola quando Huang  infilza il braccio con l'attizzatoio e lo getta nel caminetto,il fuoco feroce che se lo divora deturpandolo lentamente e poi,finalmente,perdere i sensi. Tutto questo mentre io e Fay,muovendoci tra le ombre dello sprawl,cancellavamo le nostre tracce e ci compravamo un biglietto di sola andata per il deserto. Per chiunque altro non avrei provato  che un sano godimento animato da un ancora piu sano spirito di vendetta...ma per Kiko no. Sento lo stomaco contratto dall'ira e da un irrazionale senso di colpa.

-...sapevo che lui non si sarebbe fermato al mio braccio e lui sapeva che non avrebbe avuto scampo dal momento che i corporativi Skytech erano già nell'edificio. Entrambi sapevamo che non ne saremmo usciti vivi  e che avremmo vissuto l nostri ultimi istanti  in una spirale di vendetta e sadismo...ma  la vita sa essere imprevedibile,può cambiare direzione all'ultimo minuto...infatti  un minuto dopo l'irruzione dei corporativi io ero nelle mani dei paramedici del trauma team,lui invece era diretto all'obitorio in attesa dell'espianto dei pochi organi ancora intatti. 48 ore dopo ciò che restava di Huang scivolava nelle fogne in una soluzione acida e io ero la nuova responsabile del progetto.-

Si rinfila il guanto. Ha lo sguardo ancora perso nel torbido dei ricordi.

L'hostess olografica appare in uno sfrigolio di fotoni,indossa il classico tailleur con  lo stemma della Difesa. La cosa è seria come non potrebbe essere altrimenti.

Stiamo volando nel cielo di Nite city,fra pochi minuti atterreremo. Emozioni contrastanti,un miscuglio di euforia e terrore... questa è Nite City.

 

                           VARIABILI

 

-Il ritorno del figliol prodigo-sussurra Kiko interpretando perfettamente il mio sguardo smarrito.

La pista d'atterraggio pullula di corporativi,tutti uguali,armati ed eleganti,inespressivi.

-Hai detto che non devo considerarmi un ostaggio-

-Come sempre è questione di punti di vista ... se c'è un ostaggio dipende da te e di certo non sei tu. Ho le coordinate di Moletown,non dimenticarlo.-risponde serafica facendo dondolare una key-chip che le penzola da una catenina al collo.

...Cazzo,Fay...

Sento l'adrenalina spingere nelle vene, l'epidermide dell'avambraccio bruciare e tirare lungo lo spazio d'uscita delle lame in carboglass,sento i rasoi monofilari pungere come serpenti sotto le unghie,sento il profumo di kiko mescolarsi a quello della city in un mix inebriante,sento che sono viva. Dentro.

 

A pochi metri dallo stealth,nell'ala ovest dell'HR Division,hanno allestito la mia nuova casa:un cubo trasparente,asettico. Oltre le vetrate un brulichio di camici bianchi,per lo più tecnomedici eccitati come squali in un oceano di sangue.

-Kiko,cosa vuoi?-

Abbassa lo sguardo,punta le mani sul tavolo e sembra ripiegarsi su se stessa .Per un attimo avrei giurato di aver visto una lacrima bagnare le luci di Shangai,ma non è possibile.

-Non ci riesco,Domina- è poco piu di un sospiro,la voce tremolante pronuncia solo il mio nome per la prima volta e per la prima volta sento di aver tradito Fay. Non con la carne e nemmeno con la mente,l'ho tradita con l'anima.

-Non riesco a riprodurlo,il test,ha funzionato solo con te... dicono che la Difesa voglia tagliare i fondi alla Skytech,che il progetto sia  un fallimento,dicono che farò la fine di Huang.-

Piove a Shanghai. Lacrime nere dai riflessi di giada  le solcano il viso.

Vorrei,con tutta me stessa,stringerla,vorrei sfiorarle le labbra,sussurrarle che andra' tutto bene ma oltre le pareti trasparenti è pieno di squali e qui ci sono brutte ferite che sanguinano.

Stringe i denti,Kiko. Le basta poco per riacquistare la sua austerità,quella sua aria da glaciale e impassibile calcolatrice.

-Devo farti delle analisi,per capire,poi per quanto mi riguarda sei libera di tornare nella tua topaia nel deserto-

Strano. Sembra crederci davvero.

 

Minuti come ore,giorni come mesi nel cubo asettico. Decine di elettrodi,aghi,prelievi,iniezioni,il mio corpo è il tempio della chimica e Kiko ne è la vestale molto vicina al sacrificio.

-Troppe variabili-ripete ossessiva-troppe variabili-Gli occhi sempre piu sgranati,la paura che affiora ad ogni esito negativo.

Improvvisamente realizzo che non sono io l'ostaggio,e in fondo nemmeno Fay.

Kiko. Lei in trappola.

Non è un caso che le pareti del laboratorio siano totalmente trasparenti. Tecnomedici e agenti,sempre e ovunque.E' controllata minuto per minuto,ogni attività fino alla più banale delle espressioni emotive viene osservata e registrata. I corporativi eleganti e inespressivi con i loro auricolari, dietro ai loro visori a interfaccia ottica,compresi i due agenti armati sull'aereo...sono li solo per lei. O trova il modo di giustificare il fiume di denaro in uscita nonchè la sua stessa esistenza in un'ottica di utilità per la corporazione o verrà letteralmente espulsa,attraverso lo scarico, sottoforma di un fetido intruglio organico. Liquidata e liquefatta.

Kiko lo sa. Sa che il tempo sta per scadere. Ha dato in pegno la sua vita e ora deve riscattarla con la formula che dimostra che anche un essere umano può essere riprogrammato e plasmato a piacimento,a immagine e somiglianza di chi ne detiene il potere.

Non mentiva...non è mai stato un rapimento ma una disperata richiesta d'aiuto.

Mi avvicino da dietro. Lei è china sul monitor a scrutare un rapido susseguirsi di dati inutili.

-Chi possiede le coordinate di Moletown oltre a te?-

-Nessuno,per ora...-

Orgogliosa e arrogante fino alla fine.

-Sai Kiko,penso di aver capito qual'è la variabile che ti serve.-

Un sorriso raggiante le illumina il volto,un'immagine perfetta per chi da fuori scruta e annota ogni sua reazione.

Una leggera pressione sugli avambracci e le lame sgusciano fuori disegnando due perfette mezze lune.

Un sibilo fende l'aria, dall'unghia si srotola la bobina di rasoio monofilare che meno di un secondo dopo avvolge e stringe il collo di Kiko. La sua pelle delicata come carta di riso sanguina già.

All'esterno del cubo il brulichio di camici bianchi si blocca. Qualcuno scappa,i più codardi si gettano a terra,sotto i tavoli,con le mani strette a protezione delle loro preziosissime scatole craniche. Solo gli agenti restano impassibili. Sono una decina e impugnano altrettante armi da fuoco.

Con tutta la rabbia e l'adrenalina che mi brucia dentro ordino a Kiko di aprire la porta e ringhio la mia sfida verso i corporativi già schierati in semicerchio,pronti  crivellarci di colpi:

-Ok stronzi,mi basta muovere mezzo muscolo del dito,anche per sbaglio, e ve la decapito questa troia...così dovrete recuperare la formula del vostro farmaco del cazzo direttamente dal suo cervello,a mani nude!-

Una pausa,ricevono ordini dall'auricolare,annuiscono,abbassano le armi.

Kiko è un fascio di nervi,basterebbe un minimo movimento  e si sgozzerebbe da sola,in lacrime implora aiuto.

Le dico di muovere il culo,di dirigersi verso la pista d'atterraggio dove uno stealth con il portale  gia aperto mi sembra la cosa più bella che abbia visto negli ultimi 2 anni. Mi faccio scudo con il suo corpo per salire,la trascino dentro,osservo gli agenti immobili,armati fino ai denti in attesa dell'ordine di aprire il fuoco,ordine che non arriverà,non stanotte. Il rischio è troppo alto,troppi soldi in ballo,Kiko e la sua cavia devono vivere. Il portale lentamente si chiude. Riavvolgo il rasoio che schizza goccioline del suo sangue. Lei totalmente indifferente si fionda nella cabina di pilotaggio  e infila il chip con le coordinate nel quadro comandi. Il velivolo prende vita sotto i comandi del pilota automatico.

Mi avvicino a Kiko:

-sei stata bravissima-

Lei mi guarda dritto negli occhi<<Mi chiedevo quanto ci avresti messo...>>.

Orgogliosa e arrogante fino alla fine...ma i suoi occhi...Cristo,splendono come le luci di Shangai...

 

 

 

 

La stanza è opprimente,claustrofobica da togliere il respiro,sembra implodere su stessa.

...Fay...?

La voce esitante,sommessa, squarcia un silenzio irreale

...Fay...?

Le gambe tremano e cedono sotto il peso di ciò che la mente non riesce e non vuole interpretare.

...Fay,dove sei...?

Eppure nessuno lascia Moletown. Mai.

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