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Sally

by Francesco Andriolo




La scritta gravitava sullo schermo del mio olo con grossi caratteri bianchi. Mi stiracchiai sulla poltrona e guardai l’orologio a fascio di ioni sulla parete. Segnava la mezzanotte passata. Era tardissimo. L’indomani mi sarei dovuto alzare molto presto per recarmi in ufficio e sapevo già che sarebbe stato una faticaccia.

Mi voltai. Sally torreggiava dal suo metro e cinquanta. I suoi occhi in fibra di carbonio si focalizzarono su di me. Sembrarono quasi trasmettermi una sensazione di aspettativa molto umana. O forse mi stavo immaginando tutto e la mia era solo un’impressione dettata più dal sonno che da un fatto reale.

Sally diligentemente mi seguiva sulle sue sei piccole ruote motrici come un cagnolino affettuoso.

Assomigliava ad un piccolo televisore della Vecchia Era. Monocolore.

Sally si fermò immobile ed in silenzio.

La guardai per un attimo, sorpreso. Sembrava quasi che stesse riflettendo su quello che le avevo raccontato. Durò una frazione di secondo. Poi mi diedi mentalmente dell’idiota. Scordavo quasi sempre che i robots nel 2031 fossero senzienti quasi quanto noi umani.

Lei mi guardò.

La mia governante girò il suo mezzo busto verso di me.



******


Ebbi la sensazione di essermi da poco addormentato quando il suono della sveglia penetrò nel mio cervello intorpidito. Maledissi, per l’ennesima volta, il brutto vizio di attardarmi la sera davanti all’olovideo. Rimasi a letto ancora un po’. E notai una cosa. C’era troppo silenzio in casa. A quell’ora del mattino, Sally avrebbe già dovuto aggirarsi per l’appartamento affaccendata nelle incombenze domestiche. Invece, nonostante ascoltassi con attenzione, non sentivo alcun rumore. Poi, i miei orecchi captarono un suono basso, come un vociare sommesso. Mi alzai dal letto e cominciai ad aggirarmi per le stanze. Mi inoltrai in cucina, ma niente, Sally non c’era. Andai nello studio. Non c’era neanche lì.

Nessuna risposta.

Arrivai in salotto. Sally era lì. Ma non era intenta a pulire od a riassettare. Si trovava davanti l’oloschermo e stava guardando un programma. Mi avvicinai.

La mia governante voltò il suo sguardo artificiale verso di me.

Mi girai verso lo schermo. Era vero. Stava vedendo “2001 odissea nello spazio” di Kubrick. Era quello che avevo visto io la sera prima. Strano.

A volte Sally mi chiedeva spiegazioni su ciò che vedevo ma non aveva mai acceso di sua iniziativa lo schermo per vedersi un programma tutto intero.

Le immagini scorrevano sullo schermo e Sally seguiva la trama con attento interesse. La cosa mi sembrava folle. Forse i robots C4, la serie a cui apparteneva la mia governante, avevano capacità neurodinamiche tali per cui, con il passare del tempo, riuscivano a progredire nelle loro capacità cognitive. Avrei dovuto chiedere alla casa produttrice. Decisi di glissare per il momento.

Pazzesco. Il mio robot domestico preferiva godersi un vecchio film piuttosto che precipitarsi a svolgere le mansioni per cui era stato costruito. Forse stava dimostrando di avere qualche problema di malfunzionamento. Per un momento pensai di disattivarla. Esisteva un apposito pulsante posto dietro il suo capo. Bastava fare click e quel simpatico esserino di metallo e fibre ottiche si sarebbe immobilizzato immediatamente. Un altro click e si sarebbe resettata come nuova. Non lo feci. Non lo avevo mai fatto da quando Sally era stata attivata. Mi sarebbe sembrato di barare. Ormai l’avevo da due anni e per me era una compagnia piacevole oltre che preziosa. La consideravo quasi una persona. Perciò decisi di lasciar perdere per il momento. D’altra parte non stava facendo nulla di male. Di strano, forse. Questo si. Ma per il momento niente di pericoloso. L’indomani mi sarei messo in contatto con l’azienda costruttrice ed avrei prospettato il problema.

Feci una colazione solitaria mentre mi giungevano i rumori del film dall’altra stanza.

Finii di prepararmi e mi accinsi ad uscire di casa per andare al lavoro.

Prima di chiudermi la porta alle spalle dissi : - Sally a stasera, ciao ! –

Non ebbi alcuna risposta.











******


In ufficio fui molto impegnato. Ero impiegato presso la Decima Ripartizione del Settore Tributi ed Altri Balzelli Inutili e Viziosi nella Metropoli Ovest. Più tardi, invece di fare la pausa pranzo, decisi di prendere qualche informazione sul modello C4. Uscii dal mio cubicolo e mi diressi nella stanza del ConnettiRete sul mio stesso piano. L’accesso era consentito solo agli impiegati del piano ed ovviamente io ero uno di questi. A quell’ora non avrei dovuto prenotare un turno di visita. Tutti erano a godersi i loro pranzi sintetici nelle sale mensa del grattastelle.

Il servizio di sicurezza automatico mi fece le domande di rito. Poi scoprii un lembo di similcarne dalla fronte ed accostai il mio terzo occhio biolelettronico al visore di controllo.

- Accesso consentito – disse infine la voce del sistema di sicurezza. Subito dopo la porta blindata si aprì di lato e mi accinsi ad entrare nell’alcova della Rete.

Mi sedetti sulla ergopoltrona. Indossai i guanti e gli occhiali regolamentari. Schiacciai lo start e mi tuffai nel cyberspazio.

Cominciai a cercare subito. Ad una prima sommaria ricerca non trovai nulla. Nella Rete non c’era traccia di notizie che segnalassero anomalie sul modello C4. L’unica cosa che mi restava da fare era mettermi in contatto con l’azienda produttrice. Mi gettai nuovamente tra le onde informatiche del cyberspazio sulla mia tavola da surf virtuale. Ed arrivai all’Us. Robotica. L’aspetto RV della sede era un immensa ziguratt con dieci torri lucenti. Il sistema di sicurezza dell’azienda mi intercettò immediatamente. Il suo avatar informatico si materializzò sotto forma di tre immensi cani lupo dalla bava colante. Mi accerchiarono. Mi feci identificare e subito dopo mi permisero di accedere alla zona Relazioni Con Il Pubblico. Qui un coniglio rosa con un sigaro fumante in bocca mi accolse con modi un po’ bruschi. Nella realtà il suo alter ego umano probabilmente si stava dilettando con qualche video gioco e non era stato molto felice di essere stato interrotto per dare spiegazioni. Il suo io- virtuale me lo stava comunicando in modo molto esplicito.

- Che cosa vuole ? – biascicò il coniglio rosa.

- Chiedere informazioni sul modello C4 –

- L’orario di ricevimento è passato di un bel pezzo – disse.

Guardai il mio timer virtuale. Ero in ritardo di soli dieci minuti. Glielo feci notare.

- Torni domani. Il mio orario di servizio è finito – e mi sbuffò in faccia una nuvola di fumo anch’esso rosa. L’effetto fu decisamente come quello nel mondo reale. Tossicchiai e … mi incazzai.

- Mi sta venendo proprio voglia di un coniglio in casseruola - dissi alzando il tono di voce.

- Se la faccia passare - rispose il coniglio.

- Mi dica subito il suo numero di identificazione - gli intimai.

- Non ci penso nemmeno – ribattè l’altro.

Gli sbandierai su quel brutto muso il mio tesserino d’ufficio. Il tempo sufficiente a mostrargli il distintivo del Ministero delle Tasse a cui la mia Ripartizione faceva capo. Il mio incarico al Ministero di semplice dipendente del Reparto Legale e Contenzioso e Simili Azzeccagarbugli, non mi concedeva alcuna autorità ispettiva; ma quel coniglio rosa non poteva certo saperlo. Sapeva però benissimo che il Ministero delle Tasse aveva autorità paragonabile a quella della Polizia Metropolitana. E tanto bastava.

Il suo tono si fece subito accondiscendente.

Il coniglio mi sfoderò un sorriso viscido. Ma avevo ottenuto la sua piena collaborazione.

- Di cosa ha bisogno? -

- Di sapere se i modelli C4 hanno riscontrato anomalie da quando sono stati immessi sul mercato -

Il coniglio gesticolò su uno schermo, anch’esso rosa, che gli si era materializzato davanti. Digitò qualcosa. Poi disse – Nessuna anomalia rilevante. Sono il miglior prodotto uscito dalla Us. Robotica. Ormai sono sulla piazza da vent’anni – questo confermava quanto io sapessi.

- Questo ufficialmente – insinuai io.

- Ufficialmente – rispose Roger Rabbitt.

Mi sovvenne un pensiero

- Non si potrebbe … che so … controllare più attentamente – allusi io, facendogli intravedere ancora una volta il mio tesserino.

Il coniglio mi fissò per un secondo ancora. Poi assentì con quelle suoi grandi orecchi. A mò di sottomissione. Cercò di nuovo.

- Mi dispiace, niente –

- Grazie lo stesso – dissi rassegnato.

Gli feci un gestaccio e mi scollegai dalla Rete.

Prima di ritirarmi feci un ultimo tentativo. Controllai i siti indipendenti ed i forum clandestini nella Sotto- Rete, ma anche qui feci un buco nell’acqua.

Mi scollegai ed uscii dal ConnettiRete.

I miei colleghi erano tornati al lavoro.



******


Tornai a casa molto tardi. Avevo una voglia matta di fare una doccia ad ultrasuoni, mangiare un pronto-pasto caldo e ficcarmi velocemente fra le termocoperte. L’indomani sarebbe stata un’altra dura giornata di lavoro.

Aprii la porta di casa ed entrai.

- Sally, sono a casa – annunciai come facevo di solito.

Appoggiai la borsa sul divano. Mi tolsi la giacca e allentai il nodo della cravatta.

Sally non rispondeva. Normalmente si sarebbe precipitata a darmi il benvenuto e subito dopo mi avrebbe subissato di domande, del tipo … come fosse andata in ufficio, cosa preferissi per cena e via discorrendo. Stavolta nulla.

Cominciai a preoccuparmi. Girai per le stanze. Alla fine la trovai nel salotto.

Che diavolo era successo? Poi il mio sguardo cadde sul lettore olo ancora acceso. Schiacciai il pulsante eject e tirai fuori il minidisc. Era nuovamente il film di Kubrick. Guardai Sally. Immobile. I leds delle sue funzioni erano sul verde. Quindi apparentemente sembrava che funzionasse. Eppure non dava segni di vitalità. Mi balenò allora nuovamente la soluzione del tasto reset. Questa volta l’impulso di premerlo si fece impellente. Avrei potuto pigiarlo e rimettere in sesto Sally in un batter d’occhio. Almeno questo era quanto la pubblicità della azienda costruttrice assicurava.. L’unico inconveniente era rappresentato dalla perdita di memoria recente. Voleva dire che Sally non si sarebbe ricordata nulla di quanto fatto o accaduto negli ultimi tre mesi. Mi sarebbe sembrato fare del male ad una persona vivente. Mi decisi a farlo, seppur con riluttanza. Poi…

- Ciao Jack, quando sei tornato ? – sbottò Sally ad un tratto.

Scattai dalla sorpresa e la fissai sbalordito.

- Stai bene ? –

Le sue micro camere si focalizzarono su di me.

- Certamente, perché me lo chiedi ? -

- Perché fino ad un momento fa te ne stavi immobile ed in silenzio senza dare cenni di funzionalità – risposi.

- Non è possibile Jack –

- Ti dico che sembravi fuori uso! –

- Ed io ti ripeto che non è possibile. Stavo preparando la cena –

- Ah si ? E allora perché stai qui di fronte allo schermo e non ti trovi in cucina a preparare ? – ribattei con forza.

Sally si guardò intorno senza dire nulla. La sua testa meccanica girò una … due … tre volte. Sembrava confusa. Poi si mosse e si diresse verso la cucina.

- Sally !- chiamai.

Sembrava che non sapesse cosa stesse facendo. Motivo di più per preoccuparmi.

La seguii.

- Hai visto nuovamente il film odissea nello spazio ? – domandai mentre lei apparecchiava.

- No. Non l’ho più visto da stamattina -

- Ed allora che facevi davanti all’oloschermo con il lettore di minidisc acceso ? - Sembrerebbe che tu abbia passato la mattinata a vederti quel film più volte -

Sally s’immobilizzò nuovamente. In silenzio. Un po’ troppo per i miei gusti.

- Sally allora che stavi facendo ? – insistetti.

Lei mi guardò - Stavo facendo le piulizzie … - rispose. Poi riprese a preparare la cena.

Il problema si stava facendo grave. Era evidente che Sally non ricordava le azioni delle ultime ore e lo dimostrava il fatto che avesse risposto pronunciando male le parole. O aveva mentito? Scossi la testa. Che andavo farneticando ! I robots non potevano mentire… o si ? D’altra parte possedevano un cervello con componenti neurali. Chissà con il tempo cosa avrebbero potuto imparare a fare. Mi diedi dell’imbecille. Leggere troppa fantascienza mi stava facendo fare pensieri sconclusionati. La verità era che Sally dimostrava seri segni di malfunzionamento. L’unica cosa sensata da fare era chiamare l’azienda produttrice e farla ritirare per una bella revisione.

Pensai anche ad un’altra cosa. Sarebbe stato meglio non mangiare il cibo preparato dalla mia governante. Chissà cosa poteva metterci dentro! Mi sarei mangiato un pronto-pasto.

- Jack la cena è pronta! – sentii dire a Sally.

Mi bloccai a metà strada. Adesso il problema si stava facendo veramente grave …la voce di Sally non era più quella di Sally… era quella di Hal 9000 !!!.

La guardai incredulo. Sally stava venendo verso di me con un paio di coltelli da carne niente male.

Indietreggiai.

- Jack ma dove vai ? Ti ho appena detto che la cena è pronta –

- Sally … perché hai quei coltelli ?-

- Non ho alcun coltello Jack. Adesso fai il bravo e vieni a tavola -

Tutto questo lo disse con il tono della voce di Hal. Evidentemente era impazzita. Ma poteva bastare la visione di un vecchio film a fare questo ?

Continuai ad indietreggiare. Sally si fece più vicina. Era molto veloce. Si muoveva su un carrellino di sei ruote motrici. Molto efficienti pensai in quel momento.

- Sally ti prego ma che diavolo ti ha preso ? Si può sapere perché parli con la voce di Hal 9000 ? -

- Su su Jack … vieni a cena … non fare il bambino e accontenta la tua Sally -

Non mi accorsi di avere raggiunto il divano. Caddi all’indietro. Sally accelerò dall’altro lato e mi fu addosso.

- Ahhhh ! - gridai d’un fiato preparandomi all’inevitabile. Poi lei si bloccò. Le sue mani meccaniche rimasero sollevate pronte a colpirmi. Era immobile. I suoi occhi elettro-meccanici mi fissarono e …

- Bubu settete ! …- disse con il suo normale tono di voce. Poi scoppiò a ridere. O meglio quello che poteva passare per una risata umana. Sembrava di ascoltare un vecchio nastro registrato. Il mio automa di metallo stava ridendo. Sguaiatamente. Abbassò lentamente i coltelli e fece marcia indietro.

Lei volse il suo sguardo su di me.

Continuò a ridere.

Mi sedetti più composto sul divano mentre l’ascoltavo.

- Vatti a leggere il comma 3 del paragrafo f, pagina 345, sottosezione …. -

- Si si va bene, sarà senz’altro come dici tu – la interruppi con la mano.

- Come ti è venuto in mente di farmi uno scherzo simile ? -

Sally fece spallucce con le sue articolazioni meccaniche. O meglio tentò di farlo.

- Avevo visto il film e mi era piaciuto … -

- E questo non è strano ? Quando mai i robots vedono olo ? NON TI HO MAI VISTO FARLO !

- E’ qui che ti sbagli. Li vedo in continuazione, invece - rispose - Come credi che passi le giornate aspettando il tuo ritorno ? -

- Immagino che tu faccia quello per cui sei stata programmata. Che so … lavare i piatti, stirar mi le camicie, fare il bucato … insomma ! … LE INCOMBENZE DI CASA ! -

- Certo che le faccio - ribattè lei - ma faccio tutto la mattina. Poi mi resta il pomeriggio libero e lo passo vedendo gli olo. Ho visto quasi tutto quello che abbiamo in casa. Te li posso citare - disse - Fantozzi Ritorna dall’Aldiquà, il Nipote di James Bond, Possibile Mission III, il Piccolo Mazinga, lo Zio di Gozzilla, Mazinga Kappa, il Ritorno del Figlio del Tenente Colombo, Rambo XIII… - continuò enumerando i vari titoli e servendosi per farlo, delle dita meccanica delle sue mano.

- Ok ok - dissi – ho capito sei un’appassionata di cinematroc quanto me -

- Posso citarti nome per nome i registi, gli attori, le unità degli operatori, i truccatori … -

- Va bene ! Ho capito ! –

- Il film di Kubrick mi è piaciuto molto. Il personaggio di Hal 9000 è davvero affascinante. Alla fine dell’olo mi è venuta l’idea di farti uno scherzo. E così ho fatto. Ho voluto impersonare Hal impazzito – rise con quel suo tono elettronico che cominciò a darmi fastidio.

Mi alzai dal divano.









******


L’indomani tornai presto a casa per via di un forte mal di testa causato da una cattiva digestione. La sera prima avevo esagerato con lo strek. Era buonissimo. Adesso però stavo pagando il dazio della mia ingordigia.

Gettai la giacca sul divano. Notai che il minidisc di Shining, l’olo che avevo visto con Sally, era ancora nel lettore. Lo tolsi e lo rimisi nella sua custodia.

Nessuna risposta. Silenzio assoluto.

Non capivo perché non mi rispondesse.

Poi mi giunse una risposta.

La voce era quella di Jack Nicolson …








Francesco Andriolo 6 giugno 2008






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