Racconto vincitore 5° concorso di composizione narrativa cyberpunk 

 

 

 

 

 

Fay

Lampi all'orizzonte squarciano un cielo livido, claustrofobico: questa notte è un'infinita apnea.

Aspetto Lei.

Lei è la mia culla quando ho bisogno di riposo, il mio ossigeno quando sto soffocando, la droga quando sono in astinenza di vita, l'anestesia quando vivere fa troppo male.

Ci siamo conosciute tre anni fa all'Absolution, un locale finto-alternativo dove si riunisce la crème dei giovani rampolli dell'alta società. Io avevo un detective molto determinato alle costole, che per qualche strana ragione mi aveva messo gli occhi addosso, forse  per via di un'innocente chiacchierata con un ricettatore russo che era stato trovato fuso con il cemento dopo un volo di 116 piani.

Il mastodontico e molto ben accessoriato buttafuori non mi avrebbe mai fatto  entrare in quel patetico circolo di eletti, quando improvvisamente una ragazzina dai capelli viola cangianti, strafatta di smash e con una sensualissima farfalla luminosa tatuata sul seno sinistro, mi si piazza davanti, immobile. Mi guarda negli occhi.

Quegli occhi... Certamente Wyzard, davvero stupendi.

<<iIo sono Fay.>>

Scandisce le parole con una cadenza quasi artificiale, sembra in trance. Per un attimo temo che possa collassare, o peggio, vomitare sui miei stivali.

<< Ciao Fay,posso offrirti da bere? >>

E' stato facile: sorrido al buttafuori vincendo l'Oscar per la miglior faccia da culo ed entro.

Lei è la reginetta del ballo e io niente meno di un raro esemplare femmina made in sprawl, direttamente dal marciume dei più neri bassifondi della City, per servirla. Rappresento un'attrazione per tutti i suoi amichetti snob in cerca di un piccolo terremoto emotivo che renda meno stantia la loro esistenza.

Decido di stare al gioco: in fondo la notte non ha nulla di meglio di offrirmi, per ora, e fuori ci sono un detective e un buttafuori ambedue piuttosto incazzati.

Per qualche strana ragione insiste per portarmi a casa sua e per qualche strana ragione accetto. Forse sono solo curiosa di vedere fin dove sa osare, forse mi sono solo già persa nei suoi occhi.

 

Ora.

Giaccio immobile, fisso il soffitto e ascolto il silenzio.

Il suo appartamento appartiene a un'altra realtà, una dimensione nella quale sprofondare quando la città ti sovrasta, ti uccide. Una uscita di sicurezza, un paradiso momentaneo dove rifugiarti quando all'inferno quotidiano inizia a fare troppo caldo. Le pareti sono insonorizzate e le vetrate multicolor cambiano a seconda delle personali scelte stilistiche.

Io scelgo il nero.

In questo modo la città non può entrare, né con i suoi rumori, né con i suoi colori.

Io scelgo sempre il nero.

L'orologio  segna le 23:51 quando i suoi passi incerti calpestano la moquette provocando un delicato fruscìo.

La chiusura di sicurezza scatta alle sue spalle isolando la stanza nera dai mali del mondo. Io smetto di aspettare e riprendo a respirare.

 

*Avete scelto lo scenario Cosmos dice la voce metallica del software che gestisce ogni attività della casa.

Immediatamente sono sdraiata tra le stelle e Fay è con me.

Scopiamo tra le nebulose sulla cintura di Orione.

 

E' quasi l'alba.

L'universo è imploso e ciò che resta sono due corpi perfettamente incastonati in un supporto di termoschiuma blu cobalto.

Le luci della città filtrano prepotenti attraverso i bocchettoni e i pannelli solari, ridisegnando la prospettiva della stanza.

E' quasi l'alba.

La pelle bianca del polso lampeggia isterica, è l'orologio subdermale che dice che non c'è più tempo,che è ora di lasciarla.

Un ultimo sguardo, il tempo di fissare quell'immagine, amplificare i sensi per non perdere il minimo particolare, perchè ogni volta potrebbe essere l'ultima.

E questa notte ha tutta l'aria di esserlo.

                                                                             ...Resta con me, non andare....

E' quasi l'alba.

Avvolta nello spolverino in scintillante pvc nero, sento chiudersi alle mie spalle la porta dell'appartamento.

L'av taxi attende sul molo d'attracco del livello 11. 

                                                                                         ...Devo.

 

Il palazzo della Vertigo Pharm è un mostro addormentato su Ozone Park, 300 piani di uffici che a quest'ora sono per lo più vuoti.

I robot per le pulizie sono ancora al lavoro quando si spalancano le porte dell'H.R.Division.

Un acquario tondeggiante dove nuotano squali martello lunghi non più di venti centimetri sovrasta l'ingresso e basta questo a farti capire che sei nel regno della manipolazione genetica. 

<< Buonasera, sono l'assistente del dott. Huang. Mi segua prego>>

La ragazza orientale cammina con passo deciso come se ogni cellula del suo corpo fosse perfettamente in sincronia con le altre,inespressiva e glaciale. Indossa un casto tailleur, i capelli castani sono accuratamente raccolti e al collo ondeggiano un paio di occhiali da autopsia.

Il pass scivola attraverso il lettore ottico e lo scanner colpisce in pieno la retina.

La porta si apre su una sala d'attesa essenziale nello stile e nei complementi, in fondo alla quale troneggia una pesante porta dalle raffinate finiture.

<<Il dott. Huang la attende nel suo ufficio, prego.>>

L'ufficio è in netto contrasto con la sala d'aspetto: è un tripudio di oro, marmo e mogano, vintage, volgare all'eccesso.

Il dott. Huang si materializza dalla penombra, come espulso da una membrana di fuligine. E'  un uomo sulla cinquantina, esageratamente abbronzato e sudato, costretto in un soffocante completo gessato e con un profonda cicatrice che gli deturpa un lato del viso. Difficile intuire perchè non se la sia fatta eliminare: un'intervento così ormai lo puoi fare anche dal barbiere.

<< Puoi restare, Kiko>>dice, accendendosi un sigaro che sa di potere. <<E' preziosissima>> - aggiunge sottovoce, con uno sguardo che pare voler dire molto di più.

<< Si vede>>.

<<Ho verificato che ha effettuato il prelievo, quindi posso considerarla a bordo,Domina? >>

<<Può considerarmi a bordo, Huang.>>

<< La sottoporremo ad alcuni test e la istruiremo nei minimi dettagli.>>

 

Kiko è delicata nell'infilare l'ago in vena.

Quando slaccia il laccio emostatico, per un attimo si abbandona a un impercettibile, dolcissimo, sorriso.

<< Sarà suo compito entrare alla Skytech corporation>>.

Skytech. Quella parola le scivola fuori dalle labbra come seta indiana e il mio corpo viene attraversato da un brivido che non riesco a nascondere ai suoi bellissimi occhi a mandorla. Per la prima volta ho un ripensamento.

...Non si può fare, è troppo pericoloso, sono troppo coinvolta, lei lavora alla Skytech...Fay lavora alla skytech, cazzo... è tardi per tornare indietro... Hai preso i loro soldi, ti faranno a pezzi... E' tardi per tornare indietro, cazzo, non si può fare...

Deglutisco mentre un turbine incontrollato di pensieri mi distrae pericolosamente dalla conversazione.

<<...conosce la Skytech?>>

<<Non molto>>.

<< A dire il vero nemmeno noi, per questa ragione lei è qui>>

Sfila l'ago e si porta via una discreta quantità del mio sangue.

Il volto sfregiato di Huang irrompe nella sala attraverso lo schermo a parete che mostra la sua pelle grassa e sudata in alta definizione.

<< Si starà chiedendo a cosa serve tutto questo. Ebbene, come avrà modo di notare, nessun dipendente Skytech è dotato di pass o altri dispositivi di riconoscimento. Apparentemente chiunque può introdursi negli stabilimenti senza subire alcun controllo. Ovviamente non è così, anzi, l'edificio vanta il titolo di uno dei dieci luoghi più sicuri al mondo. Questo perchè meno di due anni fa la Difesa ha fornito loro un sistema di controllo unico e inviolabile...

...ogni dipendente, dall'amministratore delegato alla receptionist, è dotato di un codice legato al DNA, capace di inviare un segnale elettrochimico al sistema. Skytech Corporation non è solo un edificio in cemento armato: è l'intelligenza artificiale che con il suo sensoscheletro gestisce ogni attività di controllo sulla compagnia. Noi desideriamo che lei scopra che genere di interessi ha la Difesa verso Skytech, tanto da rendere i suoi stabilimenti una fortezza...

 ...in questo momento Kiko sta lavorando al suo codice: lei avrà una nuova identità, una nuova storia alle spalle, un codice di previdenza sociale, un contratto di lavoro. Ogni cosa sarà curata nei minimi dettagli e tutto finirà nel database della Skytech>>.

Kiko si avvicina con quello che ha tutta l'aria di essere un neuroinduttore digitale, un paio di occhiali privi di lenti, diversi elettrodi e una capsula azzurra su un ritaglio di garza sterile.

<<Cos'è? >>- chiedo, con falsa superficialità

<< Un leggero ipnotico: la aiuterà nel processo di apprendimento e assimilazione>>.

Cazzo.

L'insopportabile voce di Huang svanisce nell'eco di una frase:<< Non avrà pensato che le avremmo dato un file da studiarsi, vero? La miglior spia è quella che non sa di esserlo...>>

Kiko garantisce che fra meno di trentasei ore tornerò me stessa e, cosa più importante, ricorderò tutto. Mi aggrappo alle ultime immagini che ho rubato uscendo dall'appartamento di Fay, ingoio la capsula e per la prima volta ho davvero paura.

Sento le mani di Kiko farsi strada tra i miei capelli disseminando una scia di elettrodi ben inzuppati nel freddo gel conduttore.

Vedo le lenti degli occhiali cristallizzarsi rapidamente dentro la montatura.

<< Ora si rilassi, andrà tutto bene >> sussurra Kiko.

Un ronzio, dai confini più estremi delle mie capacità sensoriali, aumenta gradualmente di intensità fino a divenire qualcosa di fisico, tangibile, un serpente a sonagli che striscia fra le circonvoluzioni del mio cervello lungo tutto il nevrasse, attraverso gli occhi, fa tremare i denti e poi giù nella gola dove si attorciglia fino a togliere il respiro.

Un bagliore e  infine...

Buio.

 

Scarlett

Un'allegra famiglia che indossa maschere antigas dà il buongiorno al mondo e ringrazia lo sponsor mentre le prime luci dell'alba infiammano la City.

Il notiziario olografico proiettato in 3D nel cielo plumbeo comunica gli ultimi rilevamenti atmosferici.

 

*Ore 6:15 a.m.

Temperatura al suolo 29°

Raggi u.v-b >17, si consiglia adeguata protezione

P.T.S. superiori ai 9 mg per m3, si consiglia l'utilizzo di maschere a filtro

E' prevista una tempesta elettromagnetica per il collasso di una supernova a 1376 anni luce dalla Terra*

 

Scarlett, in piedi davanti alle spesse vetrate del suo appartamento, si perde nel riflesso dei suoi stessi occhi sullo sfondo di una città ancora addormentata sotto una densa coltre di smog.

Il suo volto pallido, totalmente irradiato dai primi raggi di sole, sembra risplendere di luce propria.

... Frrrmao...

Baudelaire si struscia sinuoso e supplichevole tra le gambe nude, ingordo di attenzioni e kibble. Scarlett gli dona una carezza e due manciate di Crunchy Mice.

L'agenda palmare lampeggia sull'unico impegno della giornata:

 

Ore 07:00 - SkyTech Corp

 

Scarlett indossa il mantello antiradiazioni, si applica un Derma Vertigo Pharm per attenuare il senso di nausa che le sembra di avere da una vita ed esce.

 

Blake Street è quasi vuota, un paio di disperati riemersi dalle fogne attendono emaciati fuori da una clinica ambulante che sarebbe più appropriato definire macelleria, dato che quella sala operatoria su ruote è attrezzata per impiantare qualsiasi cosa si riesca a reperire al mercato nero. All'occorrenza anche organi e non importa da dove, chi o cosa  provengano.

Un ragazzino su pedicab sfreccia prendendo in pieno una pozzanghera e un arcobaleno oleoso schizza sui nuovi stivali Westwood di Scarlett.

Un impeto di collera le implode nello stomaco, seguito da un capogiro.

Blake Street, la clinica ambulante, il notiziaro olografico, gli emarginati, la City e il mondo intero si fondono in un vortice di forme indefinite, odori nauseabondi e un frastuono assordante preme sulle tempie pulsanti, dolenti.

Un rivolo di sangue dal naso scivola fino a adagiarsi sulle labbra.

<<Si sente bene? >>

Una donna dal marcato accento orientale le si avvicina, visibilmente preoccupata. Una vera rarità.

Sorprendentemente, la City nasconde ancora qualche sacca di umanità.

<< Ha bisogno di aiuto? >>

Le sue dita si insinuano rapide sotto al mantello, afferrano le  mani tremanti, sudaticce e scivolano lungo i polsi. Un vecchio taxi accosta e apre la portiera.

<<credo che farebbe benea sedersi>> 

Blake Street scivola via veloce dal finestrino appannato dal respiro sempre più lento e regolare di Scarlett.

 

Skytech Corporation                                         

Scarlett picchietta nervosamente le unghie decorate di rosso sulla tazza di drip coffee e ne osserva incantata i cerchi concentrici che vanno dissolvendosi sui bordi.

E' il suo primo giorno alla divisione Ricerca e Sviluppo della Corporazione, dopo anni di gavetta affrontati con la determinazione di chi ha un solo obiettivo nella vita, un unico ambito traguardo. Scarlett ha chiesto e ottenuto quel trasferimento che finalmente dà un senso alla sua carriera, alla sua stessa vita, come se ogni attimo della sua esistenza l'avesse scientemente condotta li, su quel divanetto in sintpelle con una tazza di caffè in mano, mentre il cerchio del passato va a dissolversi contro i  bordi della sua vita e al centro sorge quello del futuro.

Il suo futuro si presenta con una voce bassa e morbida, una voce di donna.

<<...Scarlett, presumo>>

L'aria è pervasa del suo profumo.

Lei è bella da morire.

Il suo sguardo incomprensibile, impenetrabile, severo e allo stesso tempo compassionevole e...Quegli occhi.

La sua figura incombe su quella di Scarlett, ancora accucciata con il calice della sua vita in mano.

<< Io sono Fay. >>

La tazza scivola dalle mani tremanti e finisce a terra in un amalgama di caffeina e sogni infranti.

Scarlett si accartoccia su se stessa stringendo la testa fra le mani come per volerne spremere l'essenza, ma viene risucchiata da una spirale di Chrunchy Mice e farfalle psichedeliche che volano in un universo di arcobaleni oleosi e rilucenti costellazioni.

Fay, con rabbiosa determinazione, le strappa il derma e le inietta nel collo abbastanza sedativo da far crollare un uomo di novanta chili e finalmente...

E' buio.

 

Scarlett si risveglia tra le stelle e Fay è con lei.

<<Conosco questo posto. >>

<< E' il planetario Olografico della Skytech. Sai chi sei? >>

<<No. >>

Secondi come anni luce scandiscono il tempo nell'intimo Privè cosmico.

Fay immobile ha gli occhi lucidi e lo sguardo fiero.

Trema di paura mentre impugna la sua automatica, carica, pronta.

Scarlett lo sa, lo sente.

<<Ti ho chiesto di non farlo, ma tu... dovevi.>>

Scarlett si distende tra le nebulose sulla cintura di Orione e socchiude le palpebre permettendo a un rivolo di eye liner salato di solcarle il viso.

<<Voglio farlo qui Fay, se sei d'accordo. Uccidimi qui.>>

Fay le si avvicina, i suoi occhi sono un abisso e in cima al baratro c'è Scarlett.

Fay non trema più.

<<Fra pochi minuti farà irruzione una squadra di agenti corporativi, la mia squadra. Quindi, se sei d'accordo, alza il culo e usciamo di qui. >>

Scarlett, quasi istintivamente, sfiora la bocca dell'arma e una sequenza martellante di flash la catapultano fra cosce profumate, rivoli di fumo esalati come ultimo respiro dalla canna di un revolver, luci al neon di locali finto-alternativi e schizzi di sangue blu cobalto.

 

Fay cammina isterica tra il dedalo di corridoi tutti uguali.

<<Seguo i movimenti della Vertigo Pharm da mesi. Riesci a immaginare cosa ho provato quando ho scoperto che eri tu la loro pedina, il loro primo maldestro, fallimentare tentativo? Sei un fottuto test mia cara, tutto qui, un test per i loro intrugli genetici e il loro ipnotico del cazzo. Sono riuscita a ometterti dal rapporto; avrei gestito e insabbiato io la cosa ma la tempesta elettromagnetica ha danneggiato diversi file e nel corso dell'autodiagnosi il sistema ha rilevato alcune anomalie: tu....

...tu esisti da solo 24 ore. Non c'è agente che non sia collegato a Skytech attraverso interfaccia ottica, di conseguenza tutti ne sono stati informati  e io non ho potuto fare altro che tentare di batterli sul tempo. >>

<< Come usciamo di qua?>>

<<Il sistema si aggiorna automaticamente ogni trenta minuti, registra ogni attività o comando e lo comunica agli agenti sottoforma di codici. Nell'ultima mezz'ora ha rilevato due codici rossi, noi. Abbiamo solo una possibilità: quella.>>

Indica una porta bianca, anonima, in fondo al corridoio, dinnanzi alla quale si delineano due figure che avanzano veloci. Quasi due metri di afroamericani in giacca e cravatta con impianto radio e monocolo kiroshis a specchio.

Cazzo, sono loro.

Un sibilo fende l'aria e Scarlett la vede accasciarsi al suolo, al rallentatore, giacere in una pozza rossa che si allarga seguendo i contorni del suo corpo, le palpebre immobili, la bocca socchiusa lambita da un caldo oceano di sangue, sangue che mormora di labbra umide e cosce profumate in un letto di stelle.

                                                                                              Resta con me, non andare.

Qualcuno urla di rabbia e di dolore, lo sente chiaramente spingere forte la sua furia contro le pareti di gomma di una memoria chimicamente in standby.

                                                                                               Devo.

La reminiscenza di una vago passato si affaccia prepotente sul piano della coscienza.

Una leggera contrattura muscolare e lungo la  pelle degli avambracci si apre una linea precisa, dal polso al gomito, dalla quale fuoriescono due lame nere in carboglass.

E' vano ogni tentativo di reazione: in pochi secondi cadono a terra esanimi, falciati da una danza di morte. Rantolano lividi in volto, scossi da spasmi involontari, tra le loro stesse nere viscere.

Dalla porta bianca sbuca docile un giapponese in camice bianco, ricurvo, incartapecorito e dalla pelle devastata dai tumori.

<<Quanti anni hai vecchio?>> - ruggisce Domina, premendogli la lama sulla giugulare.

<< Centonove, signora - biascica terrorizzato, mentre una chiazza di urina gli si allarga tra le gambe.>>

<< Se vuoi arrivare ai centodieci dimmi che cazzo c'è qua dentro.>>

<<Skytech, signora...il Mainframe. >>

Un ultimo sguardo al corpo di Fay, farfalla psichedelica in agonia al suo ultimo battito d'ali prima del buio.

<< OK, vecchio, ora devi fare una cosa per me.>>

 

Domina

Siedo tra i disperati riemersi dalle fogne, emaciati e sporchi.

Il notiziario olografico proiettato nel cielo plumbeo della City trasmette un'edizione speciale della BBC.

*Caos alla Skytech corporation: 28 vittime e numerosi feriti ma il numero è destinato a salire. *

L'inviata intervista un agente sotto choc avvolto in una coperta termica

- <<E' stato un massacro, il sistema è  impazzito... All'improvviso a ogni fottuto dipendente è stato assegnato un codice rosso, capisci, cazzo? All'inizio non potevamo immaginare, noi siamo stati addestrati per questo, cazzo, capisci? >>

 

Dalla clinica ambulante esce un uomo con un camice verde tempestato di schizzi di sangue marrone, barba incolta, capello unto, sigaretta a lato della bocca e un sacchetto  in mano.

Scuote la testa sconsolato.

<< Ecco vedi, non c'è stato niente da fare, il cuore è andato. >>

Lo vedo, il suo piccolo cuore morto, semisepolto in pochi centimetri del suo stesso sangue, soffocato da un leggero strato di plastica. Un singhiozzo mi muore in gola.

<< Già, è un peccato, era un cuore sano sai. Ma siete state fortunate, non ci capita spesso di avere in magazzino un cuore quasi nuovo direttamente dalla Madre Russia. Non so se mi spiego bellezza. I sovietici hanno molti difetti, ma nella biotecnologia non li batte nessuno. So di cuori che hanno battuto perfettamente per più di 3 vite. Certo il prezzo cambia, siamo sui 20.000, ma possiamo metterci d'accordo, bellezza. Accettiamo anche pagamenti in natura, non so se mi spiego. - Mi strizza l'occhio, passandosi la lingua sulle labbra secche e ingiallite dal fumo. - Organi, per intenderci.>>

Mi alzo di scatto sguainando le lame.

<<Ascoltami bene cazzone: i soldi non sono un problema. Ora vai dentro e rimettimela in piedi! >>

L'uomo resta impassibile.

<<Bellezza quanto vuoi per quelle? Ci metto il cuore per la tua amica, un impianto anticoncezionale completo e un rene.>>

Gli ringhio contro di muoversi, che se non la pianta avrà lui bisogno di un cuore di un rene e di molto altro. Lo seguo con lo sguardo fino a  vederlo sparire dietro la porta scorrevole della clinica e infine crollo, mi abbandono in  un pianto a dirotto.

Le mie lacrime disegnano cerchi concentrici  nelle pozzanghere oleose della City.

 

Il crepuscolo infiamma la City.

Lei giace immobile.

Baudelaire le si insinua tra le gambe nude, ingordo di carezze e kibble.

Attraverso la garza sterile che le fascia il petto si intravede una farfalla dalle ali luminose solcate da una profonda cicatrice.

Lei parla nel sonno chimico

                                                                             Resta con me, non andare.

Log in to comment
Joomla templates by a4joomla