Con la sua rabbia la tempesta si era portata via anche l'orizzonte, tutto era nero e spettrale ed il vento trasportava l'odore estenuante dei rifiuti tossici sparsi per il terreno brullo intorno alla città. Non che ai pochi abitanti rimasti in città ne importasse molto, ormai per loro tutto ciò era consuetudine. Nathan era solo nella stanzetta sotterranea mentre gli altri serano in superficie a tentare di trovare qualche rimedio alla loro stanchezza di vivere in uno dei tanti bar della zona schiumante di alcol e droghe.

I locali non erano molti in questo schifo di città ma erano perennemente stracolmi di persone così diverse tra loro che se avessero dovuto fare un censimento i notai sarebbero impazziti: giovani africani e uomini del luogo in età pensionabile che giocavano a carte, vecchie prostitute ed ex imprenditori scampati alla galera per falso in bilancio intenti a scambiarsi sguardi ammiccanti, nani su instabili trampoli che cercavano di intrattenere il distratto pubblico su ancor più instabili palchetti si alternavano con beatboxer e orchestre jazz improvvisate. Perdersi in una tale galassia multicolore di individui che non parlavano nemmeno la stessa lingua era più facile che in un labirinto.

La città era cambiata rispetto ad alcuni anni prima, dopo il bombardamento non si era più ricostruito praticamente nulla e la maggior parte degli abitanti era fuggita. Ladri, spacciatori, hacker e disertori politici avevano invece trovato pane per i loro affamati denti con i crateri scavati dalle bombe; si erano rifugiati nei cunicoli più impenetrabili per sfuggire a tutto e tutti. La polizia non si sognava nemmeno di entrare in quella stretta ramificazione sotterranea spesso coincidente con tunnel metropolitani o con palazzi ancora in piedi dove i più fortunati si erano sistemati.

D'altro canto i labirinti sotterranei e le abitazioni di fortuna non erano poi così male anche se la gente normale si immaginava copie dei cunicoli newyorkesi di fine ottocento, posti dove immigrati di ogni genere si avvicendavano in questi tramezzi rubando ed ammazzando persone. Al contrario la maggior parte dei suoi abitanti aveva iniziato a trasportare cose dagli appartamenti precedenti e a rimodernare tutti gli angusti locali: si potevano trovare ottimi divani in pelle, cassettiere piene zeppe di riviste e addirittura scagnozzi di qualcuno intenti a imbiancare le mura di qualche sperduto passaggio.

Il cunicolo verdone con gli scorrimano scintillanti rubati delle scale del centro commerciale, le sale appena rimodernate con i soldi dell'incursione per i due gemelli, mancavano giusto le tre stampe di Hopper che aveva ordinato in rete e l'androne sarebbe stato perfetto

Anche se non era più così schifoso come due mesi prima Nathan iniziava a desiderare di scappare via da tutto ciò, non ne poteva più di troie e psicofarmaci, era stufo di correre dietro al culo di gente che la maggior parte delle volte non riusciva nemmeno ad intravedere, figuriamoci se a forzare il loro conto in banca.  

Non era l'unico problema che aveva in questo periodo. L'ultima incursione nella banca dati planetaria gli aveva fruttato un paio di agenti di sicurezza militare alle calcagna. Fortunatamente non avevano le palle per addentrarsi sotto terra ma comunque non era certo un bel affare essere presi di mira da loro. Non sapeva ancora come avrebbero fatto a rintracciarlo ma aveva la sensazione che prima o poi ci sarebbero riusciti e tutto ciò non contribuiva certo a migliorare il suo traballante stato mentale già minato dalla carenza di psicofarmaci.

Il casco era mezzo fuso dall'ultimo crack down subito nello scontro mentre tentava di penetrare una multinazionale governativa farmaceutica e non aveva nemmeno un centesimo per ubriacarsi decentemente; così decise di entrare nella rete, tanto per fare qualcosa.

Una decina di ore più tardi Micheal lo ritrovò tremante, sudato e con ancora il casco bruciato in testa, la troietta che era riuscito a portarsi in camera era corsa via per lo spavento urlando a squarcia gola il suo terrore, era però tornata sui suoi passi pochi minuti più tardi calmandosi alla vista delle condizioni stabili del ragazzino.

"Che cazzo mi combini Nat, sei pazzo ad entrare con questo casco mezzo rotto. Basta un niente per farti saltare tutto."

"Non direi proprio un niente, era praticamente il suo opposto. Mai vista una cosa così grande e veloce. Mi ha isolato dentro un frammento e comprimeva le pareti. Menomale che avevo intravisto la chiave di ripristino del sistema prima che mi prendesse"

"Ma dove ti eri andato a cacciare?"

"Prima del cubo della banca dati dei sistemi informativi della Chest&Lenders, ho passato tutte le barriere, stava filando tutto liscio quando mi sono trovato risucchiato dentro."

"Solite storie bello, più si va avanti più quei rotti in culo diventano stronzi. Avevi la protezione?"

"Certo cazzo, pensavo che non mi avrebbero nemmeno visto, non avevo nemmeno toccato il cubo. Avevo solo passato le barriere. Andavo lentissimo col nuovo programma di Solid."

"Che ci facevi lì?"

"Giocavo un po' Mik."

"E quindi?"

"E quindi alla larga da quelli per un po' direi, provo a sentire Solid domani. Ma mi sa che è in quel cazzo di campus militare a reinstallare le protezioni di rete."

La parte sotterranea della città non era affatto bella, questo era un dato di fatto; ma pochi erano stati ultimamente nella parte superiore di essa,  la zona che aveva fatto da scudo per i bombardamenti, la zona abitata molto tempo prima da ricchi individui nella parte più alta dei grattacieli.

Ora era stata rinominata "zona d'ombra" per una serie di valide motivazioni come la stranezza e la cattiveria dei suoi abitanti, i dieci lampioni funzionanti su un totale di qualche migliaio e la nebbia del metanodotto esploso per via delle bombe.

Il manto stradale era sorretto da colonne di cemento alte centinaia di metri che si insinuavano tra i livelli inferiori dei grattacieli della città vecchia; sopra di essa in molti punti vi si estendeva un enorme soffitto al di sopra di cui migliaia di persone un tempo vivevano la loro felice esistenza. Le parti non coperte per permettere il ricircolo dell'aria erano collegate tra loro con tubi adatti per ospitare negozi, marciapiedi mobili e strade. Un mondo da sogno si era trasformato nel peggiore degli incubi.

Era stata la prima città a livelli, per la critica costituiva contemporaneamente un ammodernamento ed un invecchiamento: seppure il progresso architettonico e tecnologico era evidente si era sviluppato il concetto di separazione dei ceti sociali come avveniva  nell'antica Roma. La Roma che venerava i Sette colli come i moderni facevano con i grattacieli e la Roma dei cristiani perseguitati con le loro catacombe sotterranee molto simili al circuito linfatico di tunnel sotterranei che teneva in vita quel poco che ancora rimaneva della città. Era come se l'inferno sotterraneo avesse spedito in paradiso i suoi peggiori elementi per conquistarlo ed alla fine fosse anche  riuscito a spuntarla.

La Carling non si produceva più da molto tempo eppure quel manifesto era ancora appeso sul retro del palazzo nella zona d'ombra. Qualche bicicletta passava veloce lungo le strade deserte e i pochi individui sui marciapiedi passavano la loro inutile vita nascosti negli androni dei palazzi o seduti contro muri sudici di sporcizia.

L'appartamento dove viveva Solid non era poi così male, la moquette blu ed il divano in finta pelle nera lo avrebbero reso quasi accogliente se non ci fosse stato quel migliaio di fili elettrici e cavi per computer sparsi su tutta la superficie.

Solid era come al solito spensierato e sorridente; era forse l'unico individuo della zona ad esserlo e la motivazione era ben chiara: era uno dei pochi a poter fuggire da quell'inferno se solo ne avesse voluto voglia godendo anche della protezione dell'esercito.

"Ehi amico, benvenuto nel mio regno." disse Solid, sorridente come al solito. Aveva addosso una bella camicia stirata azzurra e pantaloni antivento da velista.

"Ehi" fu l'unica cosa che uscì dalla bocca di Nathan stanco per la nottataccia, tra l'altro non aveva nemmeno fatto colazione.

"Accomodati sul divano, attento a non inciampare nei fili che potrei impiegare giorni interi a tirarti fuori dal groviglio. Come va? T vedo un po' palliduccio. Sei sicuro di stare bene?"

"Non sono più sicuro di niente amico, lo sai. Pensavo di non trovarti, ti immaginavo intento a spiegare il tuo lavoro della mattinata ai divisa."

"Ah, quei cazzo di militari. Penso se ne staranno buoni per un po' con il nuovo programmino che gli ho creato su misura. A proposito, ma se pensavi di non trovarmi perchè sei venuto allora?"

"Perchè ieri sera mi stavano per fottere. Mi stavano per fottere anche se avevo il tuo programma appiccicato dietro le chiappe."

"Possibile. Era di due settimane fa."

"Cos'è, adesso inizi a fare lo stronzo?"

"Non faccio lo stronzo dico solo che era possibile. Sai quanto mi pagano per un programmino come quello?Lo sai vero?"

"Su per giù."

"Bene, pensa che io a te lo regalo così. Comunque prendi..." disse posando un chip sul tavolino di cristallo. "...questo l'ho fatto ieri. Volevo tenermelo, ma un amico è sempre un amico, soprattutto se questo amico ha l'aria di non avere tutto a suo favore in questo periodo. Senza offese..."

"Grazie Solid." Si mise il chip nella tasca laterale della giacchetta di velluto ed uscì con un cenno della mano.

Avrebbe potuto rivendere quel programma e guadagnarsi i soldi per vivere un paio di mesi ma non lo fece. Per prima cosa andò da Eagle, un rifugiato della costa sud-orientale che sembrava intendersi parecchio di sicurezza in rete. Doveva in qualche modo farsi riparare il casco e fargli dare una controllatina al programma di Solid, non ci si poteva più fidare nemmeno degli amici in questo schifo di città.

Il laboratorio dove viveva era un appartamento ricavato dalla sala di controllo della caldaia metropolitana nella fermata di Redfern. Il bancone logoro fungeva da appoggio per qualche migliaio di oggetti tra le quali schede madri, porta microchip, sintetizzatori, consolle ed altro ancora. La esile figura di Eagle, probabilmente una derma scultura ricavata da qualche europeo del nord deceduto, si stava affaccendando dietro il bancone quando Nat entrò in negozio facendo scattare la campanella di ingresso clienti. Per un minuto buono Eagle non gli rivolse nemmeno un occhiata poi improvvisamente alzò la sua faccia scandinava e disse "Cazzo ancora tu. Ti dovrei fare un abbonamento per questo posto. Anche se dubito che risparmieresti, visto che non hai mai niente con cui pagarmi."

"Hai ragione. Ma alla fine ho sempre rimediato anche se con un po' di ritardo." Disse Nat sorridendo. Era il primo sorriso della giornata.

"Ritardo, ritardo. Qui il mondo corre veloce e voi stronzi siete sempre in ritardo. Va beh, lasciamo perdere. Cosa posso fare per te amico?"

"Niente di particolare, ho bisogno di una riparazione al casco e di una controllatina al programma di incursione che c'è su questo chip."

"Lasciami qua il tutto e passa tra un paio di ore."disse riabbassando lo sguardo.

Nat non poteva crederci, quel pezzente affamato di soldi di Solid si era lasciato corrompere dai militari, la prossima incursione gli sarebbe stata sicuramente fatale se non avesse fatto controllare il programma. La doveva pagare cara, non si poteva vendere un amico in questo modo, era come sparare alle spalle stando poi a guardare la vittima morire con il sorriso sulla faccia. Quello stupido sorriso da uomo arrivato che aveva sempre stampato sulla faccia; adesso si che finalmente era arrivato a qualcosa: al capolinea della sua esistenza.

Non era sicuro ingaggiare qualcuno per farlo nella zona d'ombra ne tantomeno in città, qualche tossico disperato si poteva trovare ovunque ma non era escluso che Solid potesse avere dei contatti anche in quel ambiente. Così decise di fare tutto di persona: si fece prestare un paio di banconote traslucide da Mik e con quelle si comprò una pistola con silenziatore.

Aspettò Solid nascosto nell'androne del palazzo di fronte alla sua abitazione fumando un paio di sigarette di contrabbando che si era riuscito a procurare con il resto dell'acquisto precedente. La tensione saliva alle stelle ogni volta che qualcuno usciva dal palazzo ma la figura di Solid stentava a farsi vedere. Pensò ad un mucchio di cose nel frattempo, pensò a come avrebbe fatto coi programmi di incursione e pensò a come riuscire a scappare da quello schifo ma ad un tratto un'altra possibilità tra le infinite che questo gioco al massacro presentava bussò nella sua mente: e se fosse stato Eagle a tradirlo, era famoso per avere le spalle coperte dalla Yakuza e cosa ci poteva essere di più utile per la Mafia gialla che eliminare il programmatore di copertura militare senza nemmeno prendersi la colpa?

Proprio in quel momento Solid varcò la soglia della porta del suo palazzo, stranamente non era sorridente, la maggior parte della gente non era mai sorridente prima di morire, ma questa volta Solid se l'era scampata. Nat uscì dal suo androne e andò di corsa al suo fianco.

"Ehi amico ti devo parlare. Mi stavano per fregare. I yakuza volevano che ti facessi fuori con le mie mani senza che loro si sporcassero di sangue. Si sono comprati il tipo che mi controlla i programmi di incursione per avvisarmi che era autodistruttivo."

"Bene, menomale che sei un tipo sveglio. Quindi adesso gli abbiamo addosso. Dobbiamo andar via al più presto da qui. Non ti preoccupare per i soldi, ho io tutto ciò che ci serve. Per prima cosa devo avvisare i militari."

"E per seconda cosa quelli mi faranno fuori appena mi vedono."

"Che scherzi, se sei con me nessuno ti farà mai fuori."

Ma i quattro occhi a mandorla che si trovarono di fronte a loro non erano della stessa opinione. Nat non riuscì ad estrarre in tempo l'arma ed una pioggia di piombo colpì entrambi al petto.

Nathan era steso a terra adesso, guardando il cielo cupo prima di morire stava pensando che forse era proprio questo l'unico modo  per scappar via da tutto questo schifo e che, se non altro, passando da un inferno all'altro non avrebbe dovuto nemmeno ambientarsi...

 

Log in to comment
Joomla templates by a4joomla