La vita non era stata facile per Reyka agli inizi della sua carriera; un netrunner, per quanto bravo fosse, non era nessuno senza contatti. Se non avevi a chi rivendere la merce rubata, se non avevi chi ti fornisse un lavoro, alla fine non avevi soldi per tirare avanti.

Da principio aveva lavorato saltuariamente per Chen, un cinese la cui specialità, era procurare informazioni di varia natura a chiunque ne facesse richiesta. Dietro lauto compenso ovviamente. Rex e Kayle, i suoi due tirapiedi, tutto impianti e niente materia grigia, la contattavano irregolarmente circa due volte al mese, fornendole lavoretti di poco conto, pagati ancora peggio.

Il massimo guadagno che fosse riuscita ad ottenere erano stati 500 E$ per un'incursione in un database di una ditta di software. Una ricerca di dati compromettenti per un cliente di Chen, che voleva rovinarne il proprietario, in modo da poter comprare in seguito l'azienda a basso costo. Nulla di particolarmente difficile o esaltante. Un paio di minuti di lavoro che però le avevano permesso di restare a galla almeno per un po' di tempo.

Non sempre però le cose le erano andate così bene e c'erano stati periodi in cui Chen non si era fatto sentire per niente, costringendola a stringere la cintura dei jeans già troppo attillati. Il più delle volte si era limitato a fornirle incarichi col contagocce, quasi fosse una tossica a cui dava una dose di tanto in tanto, in modo che non andasse in crisi d'astinenza.

Così, nei periodi di crisi, Reyka si era soffermata per i vicoli luridi di Chinatown ad osservare le ragazze prostituirsi per i più svariati motivi: una dose, soldi o solamente per avere di che mangiare il giorno dopo e si era chiesta quando sarebbe arrivato il suo turno. Se i soldi fossero finiti, lei non avrebbe avuto altre alternative che vendere l'altra cosa buona che Dio le aveva fornito... il proprio corpo.

Era una cosa che la sconvolgeva fin nel midollo, ma per sopravvivere in quel mondo privo scrupoli, di etica morale e di umanità, bisognava sapersi adattare per non soccombere e lei non era il tipo che si sarebbe lasciata sopraffare alle avversità della vita.

Lyen, il capo di una banda che bazzicava nel suo quartiere, controllava un giro di ragazze, oltre che di droga e altre cose. La sua principale fonte di reddito però derivava da quella che lui amava definire la sua scuderia. Spesso la buttava li, quasi fosse una presa in giro << Hey rossa... lo sai che faresti un sacco di soldi con le tette che ti ritrovi? Ho clienti che pagherebbero una fortuna solo per farsele sventolare sotto il naso... >>

Glielo diceva sorridendo. Mostrando i suoi denti troppo perfetti per essere veri. La stessa domanda, ogni volta che la incrociava per strada e ogni volta otteneva la stessa risposta << Non oggi Lyen... non oggi... >>

Il che accadeva regolarmente due volte al giorno, ma la ragazza sapeva che non era una spacconata. Aveva visto molte macchine fermarsi davanti al bar, dove la banda aveva stabilito il suo ritrovo abituale, arrivare e caricare le ragazze. Macchine alquanto fuori luogo, in quella zona del quartiere e sapeva che se lui avesse voluto, sarebbe stato possibile.

Per fortuna a fine mese, Rex e Kayle si facevano vivi, ostentando i loro muscoli trapiantati e gli impianti di dubbia qualità e le offrivano un lavoro che le permetteva di arrivare all'incarico seguente senza grossi patemi d'animo. I soldi però non erano mai sufficienti e lei non riusciva mai a mettere da parte nemmeno uno spicciolo, per potersi comprare quel deck ultimo modello, che tanto agognava e di cui sentiva terribilmente il bisogno. In rete, per essere il migliore, dovevi essere veloce oltre che intelligente.

Quella che conduceva Reyka non era la vita che aveva ipotizzato di fare arrivando a Kalifornia City, ma a 19 anni non era ancora riuscita a farsi un nome e veder realizzato il suo più grande sogno, diventava ogni giorno più difficile.

Lei voleva entrare nel gota dei netrunners. Voleva un giorno poter affermare, senza possibilità di essere smentita, che non c'era stato sito in cui si fosse imbattuta, che non fosse riuscita a violare. Certo era che, per come le stavano andando le cose, quella restava solo una chimera che l'aiutava a prendere sonno la notte.

La svolta arrivò in una torrida giornata di fine Giugno. Da due mesi non lavorava, i soldi erano finiti, non sapeva come pagare l'affitto del cubo-bara in cui viveva e aveva scordato l'ultima volta che aveva fatto un pasto decente.

Così, dopo una notte insonne, si era decisa che forse era giunto il momento di cambiare la risposta che dava ogni giorno a Lyen. L'idea la disgustava, ma doveva pur continuare a vivere, poichè l'alternativa sarebbe stata il dover tornare a casa. Tornare in quello sperduto paesetto di mare sulla costa est, dove tutti sapevano gli affari di tutti ed era impossibile vivere.

Il pomeriggio di quello stesso giorno, prese il coraggio a quattro mani e affrontò il cinese.

<< Dici davvero? >> aveva chiesto lui, mentre un sorriso ironico, si dipingeva sul suo volto reso perfetto dalla bioscultura.

<< Ti sembro una che ha voglia di scherzare? >> aveva risposto lei indispettita, sentendo lo stomaco contorcersi spasmodicamente.

<< Sembri una disperata, rossa... >> aveva riso lui, divertito dalla situazione.

Reyka aveva come avuto l'impressione che l'uomo avesse sempre saputo che prima o poi Chen l'avrebbe lasciata nelle pesti e aveva avuto pure la sensazione che ci fosse sotto, una sorta di tacito accordo tra i due. Aveva avuto il vago presentimento che Lyen l'avesse stuzzicata col solo fine di poterla agganciare quando fosse stato il momento giusto, ma aveva sempre considerato quei presagi come frutto della sua immaginazione troppo fervida e aveva finito col non farci troppo caso.

Era sul punto di rispondere sgarbatamente all'uomo, incurante delle conseguenze che un simile atto avrebbe generato, ma vuoi per fortuna, vuoi per pura coincidenza, il cellulare di Lyen si mise a squillare insistentemente, interrompendo il piacere che lui stava provando nel tormentarla. L'espressione che aveva Lyen sul viso non lasciava alcun dubbio in proposito.

Lei era rimasta sola con pensieri funesti nella testa e l'amaro in bocca, mentre Lyen allontanava di qualche passo prima di rispondere. Involontariamente Reyka aveva percepito frammenti di una conversazione che non le erano affatto piaciuti, che l'avevano fatta sentire ancora di più come un animale preso in trappola e senza alcuna possibilità di fuga.

<< Hey fratello... ho quello che fa al caso tuo... una nuova puledra dal pelo fulvo e con il fuoco nelle vene... solito posto... solita ora... solito sistema di riconoscimento... come preferisci... 20 Eurodollari all'ora o 400 tutta la notte... affare fatto... >> all'improvviso Lyen si era voltato verso di lei e le aveva ammiccato compiaciuto. Le aveva fatto capire che era davvero fortunata. C'era qualcuno con cui avrebbe potuto sfoggiare il suo talento quella sera stessa. La ragazza però non condivise affatto quella definizione del suo stato attuale.

<< Solo una cosa... >> aveva continuato a dire Lyen << Non me la ridurre come l'ultima... si... lo so... beh! Se l'alternativa era quella... sono contento che tu l'abbia fatto... >> l'espressione sul suo volto era cambiata di colpo.

Reyka si chiese con un po' d'apprensione, chi potesse essere la persona capace di spaventare il cinese solo a parole. L'uomo, non era certo il tipo che si lasciasse intimidire facilmente.

<< E' sempre un piacere fare affari con te... >> Lyen aveva chiuso la comunicazione e si era ricomposto << Allora rossa... >> le aveva detto tornando il solito strafottente figlio di puttana che lei conosceva << Questi sono i patti... tutta la notte e domani a mezzogiorno mi porti il 60% di quello che ti paga... questo è l'indirizzo di un piccolo bar giù a Little Tokio... non è difficile da trovare... prendere o lasciare... >> poi le aveva spiegato come il cliente l'avrebbe riconosciuta.

Lei aveva esitato un attimo, poi aveva annuito sentendosi morire << Ok... >> aveva detto alla fine.

<< Ancora una cosa... mettiti qualcosa di un po' più sexy intesi... >> l'aveva squadrata come se fosse una bistecca << La merce va esposta se la si vuole vendere... >> poi l'aveva spedita verso casa con una pacca sul sedere, come l'aveva visto fare tante altre volte, con tutte le ragazze del suo giro. Il suo marchio di proprietà su ogni femmina che era alle sue dipendenze, se si poteva usare quel termine per quel tipo di lavoro.

Reyka aveva passato il resto del pomeriggio a maledirsi, mentre sceglieva, tra il suo scadente guardaroba, cosa indossare. Alla fine aveva optato per un pantacollant a vita bassa che le lasciava scoperto l'ombelico, un reggiseno a balconcino che metteva in risalto la sua terza misura e una giacchetta mignon, il tutto di colore nero. Aveva abbinato il tutto ad un paio di scarpette col tacco a spillo di 10 centimetri, anch'esse nere.

Aveva infilato il suo deck nello zaino e si era recata all'appuntamento con un ora d'anticipo. Non riusciva a stare in casa ad aspettare e si era detta che forse, fare quattro passi, l'avrebbe aiutata a trovare il coraggio per infilarsi in quel bar.

Aveva camminato per le strade illuminate di Little Tokio, caotica e colorata tanto di notte, quanto di giorno, per un tempo che le era parso indefinito. Aveva guardato le vetrine e la gente passeggiarle accanto, senza realmente vedere ciò che la circondava e senza riuscire a darsi pace. Così con l'animo in subbuglio ed il morale sotto i tacchi, aveva deciso che forse la cosa migliore che potesse fare, fosse di berci su. L'alcool avrebbe di certo contribuito a rendere meno vivido e più sopportabile il ricordo della notte che si apprestava a vivere.

A passo lento si era diretta verso il bar. Come aveva detto Lyen non era stato difficile da trovare. Reyka aveva respirato a fondo, poi aveva aperto la porta del locale con decisione ed era entrata: all'incontro mancava ancora mezz'ora.

Il bar non era granchè: un bancone di polimero sintetico di mediocre qualità, che avrebbe vagamente dovuto ricordare il legno, era posto subito alla sinistra dell'ingresso. Una decina di tavoli sparsi qua e la, tutti dello stesso stile del bancone e alcuni dotati di connessioni per la rete, erano per lo più sistemati in fondo al locale. Bluastre luci al neon, sia sul soffitto che lungo le pareti, un paio delle quali funzionavano ad intermittenza, decoravano il locale e un olopianta gigante era sistemata in un angolo. Oltre ad essere la cosa più lussuosa di tutto l'ambiente, essa risaltava fra tutte le cose, come un pugno in un occhio.

A Reyka non colpi molto l'arredamento, ma la lasciò piacevolmente sorpresa il fatto che fosse pulito, che ci fosse della musica rilassante in sottofondo, cosa alquanto strana considerati i pezzi che andavano per la maggiore in quel periodo e soprattutto non fosse molto affollato.

Chiunque lo aveva scelto come luogo per un appuntamento, non amava di certo la ressa e la confusione, tipica dei locali notturni di gran parte della città. Si fermò un attimo a pensare che tipo fosse, poi si disse che era inutile stare a rimuginarci su, tanto nel giro di poco tempo, lo avrebbe scoperto comunque.

Lasciò che lo sguardo scorresse sui presenti: c'era una coppia di orientali, che sedeva ad un tavolo a destra dell'ingresso, sembravano avere una quarantina d'anni ed erano impegnati in una fitta conversazione. In un tavolo in fondo al locale, c'erano due giovani bianchi, di circa diciott'anni, che facevano un po' di casino, esibendo impianti decisamente scadenti e uno stato alcolico già oltre il livello di guardia. Questo era deducibile sia dal numero di bicchieri di birra vuoti sparsi sul loro tavolo, che dai decibel che raggiungevano le loro voci quando ridevano.

Quello che però attirò maggiormente la sua attenzione, fu il giovane caucasico seduto su uno sgabello, all'inizio del bancone del bar. Era alto quasi due metri. Le lunghe gambe inguantate in un paio di jeans neri, stretti all'inverosimile. Indossava una camicia azzurra, aperta sul torace che lasciava intravedere, sotto la pelle bronzea, pettorali ampi e ben disegnati. I lunghi capelli grigi, scendevano scomposti fino alle natiche, coprendo in parte, le armi di grosso calibro che portava ai fianchi. Aveva circa vent'anni, ma pareva che avesse già vissuto molto di più dell'età che aveva ed essere abituato ad ottenere tutto ciò che volesse. Anche un idiota avrebbe capito che mestiere facesse per vivere.

L'uomo smise di bere la birra che teneva in mano e volse il capo a guardarla. Gli occhi verdi come smeraldi che possedeva, parvero brillare di luce propria. Durò un attimo, ma a Reyka parve di esser stata scannerizzata fin a livello subatomico.

"Impianti costosi..." si era scoperta a pensare, mentre distogliendo lo sguardo, a celare il suo imbarazzo, si era diretta verso il bancone, fermandosi nell'angolo opposto a quello in cui sedeva l'uomo.

Dietro al banco, una giapponese grassoccia, dal viso di porcellana e l'età indefinibile le si avvicinò chiedendole cosa volesse, in un inglese privo d'inflessioni, dal tono cortese, ma leggermente distaccato.

<< Lyen mi ha prenotato un tavolo... >> aveva detto con un filo di voce, ripetendo quello che le aveva suggerito di dire il cinese, non appena fosse arrivata << E vorrei una birra anche... >>

La donna non aveva avuto nessun tipo di reazione. Le aveva versato da bere, poi le aveva indicato col capo un tavolo in fondo alla sala, proprio accanto a quello dei due ubriachi.

Sentendo l'ansia salire pericolosamente, Reyka si era accomodata al luogo indicatole, aveva bevuto un lungo sorso di birra e per ingannare l'attesa aveva iniziato a fare la manutenzione del suo deck.

Passarono forse dieci minuti. Lei stava cominciando a trovare il giusto equilibrio tra il panico che provava e la tranquillità data dall'avere la mente occupata, gustando una birra che finalmente non sapeva di sintetico lontano un miglio, quando i due del tavolo accanto presero posto accanto a lei.

<< Hey bella... che ne dici se lasciamo questo schifo di posto e andiamo a divertirci da qualche parte? >> quello più vicino le aveva messo una mano attorno alle spalle e l'aveva tirata verso di se, ubriacandola solo con l'alito.

Con un movimento brusco lei si era tirata indietro << Sto aspettando un amico... >> aveva risposto cercando di mantenere la calma.

<< Qui ne hai due... che vuoi di più? >> quello ci aveva riprovato, allungando le mani che, quasi fossero tentacoli, le si infilarono ovunque, mentre l'altro rideva divertito.

La ragazza aveva sentito la tensione crescerle dentro, tramutandosi prima in rabbia, poi in terrore e aveva capito in un attimo che quello che aveva intenzione di fare quella sera, non era cosa per lei. Meglio patire la fame e dormire sotto i ponti, che ridursi a fare quella vita.

Non avrebbe mai potuto dire con precisione, come si fosse svolse l'azione. Il gesto era stata eseguito tanto velocemente che la sola cosa che la ragazza vide, fu il volto del ragazzo vicino a lei diventare all'improvviso cianotico. Aveva le dita di una mano, serrate con vigore attorno alla gola, ad un niente dal soffocamento e la bocca di una A44 esra stata puntata alla tempia dell'altro, con tanta forza da lasciarci il segno. Il colpo in canna, pronto per essere esploso.

Reyka si fece coraggio e sollevò lo sguardo, scoprendo a chi appartenessero mano ed arma. L'uomo del bancone stava fissando i due ragazzi con uno sguardo che le raggelò il sangue nelle vene.

<< Ti prego ragazzo... >> la voce della barista, ruppe il pesante silenzio che si era venuto a creare << Ho appena finito di mettere ordine... >> disse in tono neutro, ma questo non attenuò il nervosismo che si percepiva nell'aria.

I due ragazzi rimasero immobili. Non ci voleva un genio per capire che ogni tentativo di reazione avrebbe portato ad una sola, logica, inevitabile conclusione. Erano ubriachi e probabilmente fatti, ma si resero immediatamente conto che l'altro avrebbe accettato solo lo sbattere delle loro palpebre, come unico gesto innocuo e forse neppure quello.

Lui sorrise appena e non disse nulla. Si limitò ad indicare loro, con un gesto brusco del capo, il posto da cui erano arrivati, allentando al contempo un poco la presa attorno alla gola dell'uomo. Questi, dopo un paio di violenti colpi di tosse, riprese a respirare quasi normalmente e una volta constatato che poteva andarsene illeso, se ne tornò al proprio tavolo con la velocità del fulmine, tirandosi dietro l'amico, senza abbozzare un minimo di replica. La sbronza pareva essere passata di colpo.

Reyka era rimasta immobile. Respirava appena e guardava l'uomo dai lunghi capelli grigi di sottecchi, senza avere il coraggio di ringraziarlo, per averla tirata fuori dai guai. In realtà temeva di non esserne affatto uscita, ma solo caduta in uno più grande.

Lui prese una sedia, le si sedette a fianco e con misurata lentezza, allungò le gambe davanti a se. Incrociò i piedi l'uno sull'altro, poi poggiò l'arma sulla superficie consunta del tavolo, ad un palmo dalla sua mano, pronta per essere impugnata, nel caso in cui i due beoni, recuperassero coraggio, dignità e li sfiorasse il pensiero di dar nuovamente fastidio alla gente.

La giapponese arrivò rapida e silenziosa poco dopo, portando con se la birra che lui stava bevendo al banco e allo stesso modo ritornò al suo posto.

Reyka sorseggiò un goccio della sua, per inumidirsi la gola divenuta improvvisamente riarsa. Fissò il deck, con aria concentrata, tutti i sensi all'erta e i nervi a fior di pelle.

L'uomo rimase in silenzio cinque, forse sei minuti, che a Reyka parvero un'eternità, poi parlò con una calda e sensuale voce da basso, senza però guardarla direttamente << Ti posso offrire qualcosa da bere? >>

<< No... grazie... >> fu l'unica cosa che lei riuscì a rispondergli.

Altri cinque minuti di silenzio ed immobilità totale << Posso offrirti qualcosa da mangiare? >> le chiese ancora lui, con lo stesso tono di voce.

<< No... grazie... >> ripetè lei, sentendo di nuovo l'ansia attanagliarle lo stomaco. Non era armata e anche se lo fosse stata, non sarebbe riuscita di certo a sopraffarlo.

Ancora cinque minuti di mutismo, poi con voce irriverente lui le disse << Di fare sesso non se ne parla, eh? >> si era voltato a guardarla, sorridendo divertito.

Alla ragazza, la birra, che stava continuando a bere a piccoli sorsi, per darsi coraggio, andò di traverso. Tossì un paio di volte << No... no... io non... non sono quella che pensi... >> gli rispose cercando di essere convincente, dopo essersi ripresa.

<< Me ne sono accorto... >> le disse lui in tono allegro << A Lyen l'ultimo impianto deve avergli fuso completamente quel po' di cervello che gli era rimasto... gli ho chiesto una prostituta e lui mi manda una netrunner senza armi e senza scorta... >> scoppiò a ridere alla faccia di lei.

Reyka sentì il viso andarle in fiamme << Ecco... no... io... >> non riuscì a trattenere una risata, la situazione era assurda e lei si sentiva un'imbecille.

<< Così mi piaci molto di più ragazzina... mi chiamo Logan... >> disse lui, presentandosi.

<< Reyka... >> rispose lei, trovando finalmente la forza per guardarlo a sua volta.

Gli occhi dell'uomo brillavano di piacere << Ah! E qui dentro? >> le chiese picchettando con un dito il deck della ragazza.

<< Hammer... >> si sentì sempre più stupida, non riusciva a smettere di parlare a monosillabi.

<< Questa poi... uno dei nomi più in voga tra i netrunner di Chinatown, di questi tempi... >>

<< Io non darei troppo credito a certe voci di strada... >> c'era un pizzico di amarezza nella voce della ragazza << Di solito sono false e prive di fondamento... >>

<< Chen lo definirei in vari modi... ma non voce di strada... >> lui le fece l'occhiolino, sempre più divertito.

<< Tu conosci Chen? >> sapeva che era una domanda idiota, ma non riuscì a fare a meno di porgergliela.

<< Quel vecchio porco è un gran bastardo... tiene per il collo due o tre ‘runner, pagandoli il 10% di quello che guadagna lui con i suoi loschi traffici... e ci gode un mondo a farlo... >> dal tono della voce, Reyka capì che Logan non provava molta stima per il cinese << I bravi incursori sono difficili da trovare e si pagano cari... così lui vi tiene alla catena ricavandoci un sacco di  soldi >>

La ragazza imprecò a denti stretti, un vago sospetto l'aveva sfiorata un paio di volte, ma poi si era convinta che era lei a non essere all'altezza di lavori più impegnativi.

<< Lui adora avere il meglio che la piazza possa offrire e spesso ha davvero il meglio. Qualche volta mi rivolgo a lui se qualcuno che conosco ha bisogno di un certo tipo di lavori. E' un grosso figlio di puttana, ma conosce l'ambiente come pochi altri... >> Logan si strinse nelle spalle, mandando giù un lungo sorso della sua birra << Quello che mi chiedo è quale disastro può aver combinato Hammer, netrunner dall'indubbio talento, per essere passata dalle mani dello zio Chen a quelle di nipote Lyen... >> Logan si sistemò sulla sedia, in maniera da poterla guardare direttamente in viso, senza dover volgere il capo ogni volta.

Rise, ritrovandosi a fissare gli occhi azzurri come il mare della ragazza, spalancati per la sorpresa, il viso contratto nel tentativo di trattenere uno sbotto d'ira.

<< Non lo sapevi che erano parenti vero? >> Logan non si aspettò una risposta dalla ragazza, bastava guardarla in faccia per capire che ne era totalmente all'oscuro << Lyen è il figlio del fratello minore di Chen... >> rimase un attimo in silenzio a guardarla dall'alto in basso << Mmmh! Mi sa che Hammer non ha combinato nessun guaio al vecchio Chen... >> arricciò le labbra pensieroso << Credo invece che il vecchio Chen si sia lasciato convincere dal suo subdolo nipote che il suo ‘runner migliore avrebbe reso maggiori profitti se utilizzato in un'altra maniera... e deve avergliene prospettati un bel po' visto com'è andata a finire... >>

Il volto della ragazza s'incupì ancora di più, si stava rendendo conto che era stata venduta come un oggetto. Si era sempre considerata indipendente. Libera di fare le sue scelte e di gestire la sua vita, ma era tutto un'illusione. La realtà era che Chen la teneva nella stessa considerazione di un giocattolo, di cui poteva gestire l'uso e la fine a suo piacimento << Bastardo... >> sibilò a denti stretti << Gliela farei volentieri pagare cara... >> disse a mezza voce fissando Logan diritto negli occhi.

Lui la fissò a sua volta << Beh, vedila in questo modo ragazzina... ora puoi lavorare per conto tuo senza dover dividere il ricavato con chicchessia >>

<< Si... come se fosse semplice trovare qualcuno che mi offra un lavoro... >> gli rispose lei cercando di trattenere la rabbia che l'aveva assalita << Chen era l'unico con cui avessi rapporti professionali e per quanto mal pagati fossero, mi permettevano di vivere. Ora sono nella merda fino al collo, perciò evita di indorarmi la pillola. Non sono venuta qui per discutere delle meravigliose opportunità che potrei avere, perchè per pagarmi l'affitto c'è solo una cosa che posso ancora fare... >> distolse lo sguardo, sospirando pesantemente.

<< Sei una pessimista ragazzina... le cose cambiano quando meno te lo aspetti. L'occasione giusta può essere a portata di mano, basta solo afferrarla... >> Logan le prese il mento tra due dita costringendola a guardarlo negli occhi. Lei assecondò il movimento, non senza provare una fitta di panico, ma quando lui ebbe ottenuto la sua attenzione la lasciò andare << Giusto oggi un amico mi ha chiesto se conoscevo un hacker disposto a fare un'incursione in una banca dati di una ditta. Domani mattina avrei telefonato a Chen per farmi dare qualche dritta... credi dovrei chiamarlo? >> il tono di Logan era diventato improvvisamente serio.

Lei lo guardò perplessa, la serata non stava andando come lei se l'era immaginata. Possibile che stesse davvero per offrirle un lavoro, invece di trascinarla in qualche squallida camera d'albergo? In fondo non era per parlare di pirateria informatica, che si erano trovati in quel deprimente bar di Little Tokio, a quell'ora della sera.

Decise comunque di sondare il terreno e di nascondere l'interessamento che provava per quello che lui aveva detto << Sono certa che saprà consigliarti per il meglio... >>

Logan la guardò con aria canzonatoria << Chi vuoi prendere in giro ragazzina? Ti ho osservato con attenzione. Non sei tagliata per fare la prostituta, anche se hai tutte le carte in regola per farlo e sei abbastanza disperata da rischiare il tutto per tutto pur di sopravvivere. Quello che posso offrirti è un lavoro ben pagato. Metà prima, metà a lavoro concluso, da fare domani a mezzogiorno, per conto tuo... >> finì d'un soffio quel che restava della sua birra << Oppure il mio appartamento è a dieci minuti di strada da qui... sta a te scegliere... >> le disse infine aspettando una risposta.

Reyka rimase per un attimo a fissare la superficie del tavolo poi alzò di scatto la testa e lo fissò diritto negli occhi. Aveva sempre giudicato le persone ad istinto e raramente aveva sbagliato nel valutarle. Quell'uomo la intrigava. Era indubbiamente pericoloso, certamente violento e innegabilmente pazzo, ma a lei ispirava fiducia e sicurezza. Una sensazione che non aveva mai provato per nessuno, al primo incontro << Perchè lo faresti? >> chiese.

<< Offrirti un lavoro o scoparti? >> lui la guardò sorridendo irriverente e non le diede il tempo di replicare << Se lo chiedessi a quelli che mi conoscono, otterresti diverse risposte alla tua domanda. Qualcuno ti direbbe perchè così non devo sbattermi per trovare un ‘runner decente. Qualcuno ti direbbe perchè ho ancora un briciolo di umanità in fondo all'anima, che ogni tanto si fa sentire. Qualcun altro ti direbbe perchè sono matto e qualcun altro ancora, perchè non ho un cazzo di meglio da fare e così mi tengo occupato... tutte risposte valide e tutte probabilmente vere... scegli quella che preferisci... >> si strinse nelle ampie spalle, ad intendere che non gli interessava molto quello che lei pensava << La verità è che mi piaci... ed io ho sempre cura delle cose che mi piacciono... >> le disse infine ammiccando.

<< Non mi conosci nemmeno... >> replicò lei, scotendo il capo, la cosa si faceva sempre più intrigante e lei non aveva mai saputo resistere alle cose intriganti.

<< Beh per quello c'è tempo non trovi? La notte è appena cominciata. Tu accetta e poi stiamo a vedere come evolve la serata... >> la stuzzicò lui, nascondendo un sorriso compiaciuto dietro un sorso di birra, rubato dal boccale della ragazza.

Reyka capitolò senza stare troppo a pensarci su << Lavoro accettato >> gli disse seria << Ma ho bisogno di qualcuno che ponga fine alle mie sofferenze in caso di necessità. Credi di potermi indicare la persona adatta per questo compito? >> gli chiese sollevando le sopracciglia.

Logan scoppiò a ridere di gusto << Dipende da quanto vuoi spendere ragazzina... >>

Reyka valutò quali fossero le sue reali disponibilità finanziarie << 5 Eurodollari? >> chiese arricciando il naso, in una smorfia graziosa.

<< Pagamento anticipato. Un colpo solo. >> puntualizzò Logan.

<< Più che giusto... >> ne convenne lei.

<< D'accordo, hai appena affittato il tuo becchino personale... >> scosse il capo fingendosi disperato << Cazzo come sono fortunato. Ero partito con l'idea di farmi una scopata memorabile e mi ritrovo ad accettare il contratto peggio pagato della storia... >> le strinse una mano a suggellare l'impegno preso << Senti... >> disse d'un tratto << Non so tu, ma questo posto mi sta mandando in depressione e in oltre comincio ad avere anche un certo languore... Conosco un ristorante poco lontano da qui. Fa delle bistecche che sono la fine del mondo... ti va l'idea? >>

<< Non dico mai di no quando si tratta di riempire lo stomaco... >> ora che si era del tutto rilassata, cominciava anche lei a sentire i morsi della fame.

In meno di due minuti erano in strada diretti verso una zona del quartiere meno malfamata. Logan la prese sotto braccio e Reyka ebbe l'impressione di essere entrata di colpo in una nuova vita; in quella dell'uomo al suo fianco. Una vita forse più densa di pericoli, ma anche più ricca di soddisfazioni. Sperò solo di non aver preso una cantonata nel giudicarlo.

I guai arrivarono di li a poco. Avevano appena svoltato il primo angolo e si erano immessi in uno stretto vicolo laterale, che costeggiava due condomini fatiscenti, collegando quella zona del quartiere, non propriamente raccomandabile, con la zona cosiddetta bene di Little Tokio.

La stradina era debolmente illuminata e non c'era anima viva, a parte forse qualche ratto che strusciava lungo i muri o rovistava fra l'immondizia. Per terra c'era spazzatura ovunque. Bottiglie rotte, pezzi di plastica, metallo e altre schifezze varie. Era evidente che nessuno da tempo, si era degnato di fare pulizia. Qualcuno ascoltava della musica a volume alto al secondo piano di una delle due case, ma a parte questo tutto era silenzioso ed immoto.

Logan sembrava conoscere quel quartiere come le sue tasche e grazie alla cyberottica di cui era dotato, non aveva nessuna difficoltà a vedere dove stesse andando. Reyka invece, che non vedeva quasi ad un palmo dal suo naso, si sentiva come un cieco e seguiva Logan con la stessa fiducia che un non vedente ripone nel suo cane guida.

A metà del vicolo Logan si fermò di scatto, come se fosse indeciso se proseguire o tornare indietro, poi d'improvviso senza darle il tempo di capire quello che stava accadendo, la spinse con decisione nell'anfratto di un muro e lei si ritrovò schiacciata tra il cemento e il marmoreo corpo dell'uomo. Un'altra ondata di panico la prese per la gola.

Possibile che avesse davvero sbagliato di valutare le intenzioni di lui? Improvvisamente le tornarono alla mente le parole che Lyen aveva detto al cellulare poche ore prima ‘Solo una cosa... non me la ridurre come l'ultima...' e il panico si trasformò in terrore. Il cuore prese a battere all'impazzata e un fremito convulso le attraversò il corpo.

Istintivamente cercò di liberarsi, di reagire, di uscire da quell'angolo in cui era stata segregata con la forza, ma il corpo di lui la premeva con violenza, contro il freddo cemento rendendole impossibile ogni movimento. Una mano sulla bocca a impedirle di emettere il minimo suono e solo allora le giunse alle orecchie chiaro, distinto ed inconfondibile, lo scatto dell'otturatore di un'arma di grosso calibro.

Il tempo di un battito di ciglia e un paio di proiettili fischiarono in direzione del luogo in cui si erano trovati un attimo prima. Se Logan non fosse stato così rapido, sarebbero morti entrambi.

<< Rimani ferma dove sei... >> un sussurro caldo all'orecchio che non era un consiglio, ma un ordine ben preciso e alla ragazza non sfiorò nemmeno l'idea di disobbedire.

Reyka alzò lo sguardo verso Logan. Lui la stava guardando a sua volta, rassicurandola con un sorriso << Se tu li distrai... >> le disse, facendole scivolare in mano una delle sue A44 << Io gli faccio la festa... >> le ammiccò divertito, mentre gli occhi verdi come smeraldi si ricoprivano di un alone azzurro traslucido.

La netrunner capì che quegli occhi non erano solo un capriccio dettato dalla vanità e dalla moda del momento, ma impianti di ultima generazione da serio professionista.

<< Scherzi? Non ho mai preso un arma in mano in vita mia... >> gemette lei, guardando la pistola come se fosse un mostro orrendo.

<< C'è sempre una prima volta ragazzina. Tu spara più o meno nella giusta direzione che al resto ci penso io... >> un attimo ed era già scomparso tra le ombre del vicolo. Reyka non aveva mai visto nessuno muoversi a quella velocità. Per un attimo le vennero alla mente Kayle e Rex, i due tirapiedi di Chen, che andavano in giro a vantarsi dei loro acceleratori neurali appena impiantati. Certo erano diventati più rapidi; lei che li aveva visti in azione e ne era rimasta abbastanza impressionata, ma erano nulla se paragonati a quello di Logan, che sfruttava appieno tutte le potenzialità di un corpo perfetto.

Altri due colpi si infransero contro il muro poco distante da lei. Chiunque ci fosse in quel vicolo assieme a loro, aveva intravisto Logan muoversi, ma non era stato abbastanza rapido da fare fuoco.

Reyka si sporse un poco, per riuscire a vedere cosa accadeva in quel vicolo buio. Se doveva sparare, voleva almeno sapere a cosa stesse tirando. Due figure risaltavano chiaramente contro la luce proveniente dalla strada che passava davanti al locale in cui si era incontrata con Logan. Da come si muovevano e dal casino che facevano, la ragazza li riconobbe subito: erano i due ubriachi che l'avevano importunata al bar.

Probabilmente non avevano digerito la figuraccia che Logan gli aveva fatto fare e così li avevano seguiti. Evidentemente sperando di coglierlo alla sprovvista, magari con le braghe calate, in compagnia della puttana che li aveva snobbati.

Se ne stavano li, in mezzo al vicolo. Avanzavano spavaldi, senza preoccuparsi di proteggersi in qualche maniera. Troppo sbronzi e troppo fatti di droga per ragionare lucidamente, ma non per questo meno pericolosi. Reyka cercò con lo sguardo Logan, senza riuscire a vederlo. Nonostante la mole, l'uomo si era acquattato da qualche parte e ora come un animale in caccia, attendeva l'occasione buona per agire.

Non era andato molto lontano, giusto sull'altro lato della stradina. Li aveva trovato una copertura migliore e con una migliore visuale per il tiro. Era scattato un attimo prima che quelli sparassero. Aveva intuito che al buio ci vedevano abbastanza bene e quel riparo di fortuna poteva andare bene per Reyka che era minuta, ma non avrebbe di certo protetto entrambi.

Quando aveva sentito i proiettili colpire il cemento, lui era già al riparo e la sua cyberottica li aveva già inquadrati. Reyka aveva sparato tre colpi poco dopo, colpendo di tutto meno i due bersagli, seppur palesemente in mostra, nitidamente stagliati contro la luce proveniente dal fondo del vicolo.

La ragazza non era stata li a rammaricarsene e si era rintanata rapidamente nel suo angolo. Tanto però era bastato; quelli avevano risposto al fuoco, sparando all'indirizzo di Reyka, dando a Logan il tempo di mirare con calma. Quando uno di loro si rese conto dell'errore che avevano commesso era gia troppo tardi, Logan aveva già premuto il grilletto.

Due proiettili sì piantarono nel cranio del ragazzo più vicino, attraversando un occhio e il setto nasale, uccidendolo all'istante. Questi si afflosciò su se stesso come un sacco vuoto. Morto senza nemmeno capire da dove fossero partiti i colpi, sparpagliando materia grigia sia sul muro, che sull'amico al suo fianco.

L'azione provocò due reazioni diverse nell'altro. Prima sparò con rabbia e senza pensarci in direzione di Logan, colpendo solo il muro dietro alla quale l'uomo era riparato, poi si buttò contro un portone, per cercare un po' di riparo. Evidentemente non era cosi drogato e ubriaco quanto il compagno e doveva essere dotato di un acceleratore neurale abbastanza discreto, considerata la velocità con cui si mosse.

Logan però gli sparò a sua volta, prima che avesse tempo di coprirsi del tutto e potesse mirare di nuovo. Lo ferì ad una spalla e questi rispose al fuoco, ignaro del dolore, senza alcuna tattica.

Una luce al primo piano si accese, illuminando parzialmente il vicolo e permettendo a Reyka, ben al riparo nel suo nascondiglio d'individuare Logan. Probabilmente qualcuno voleva accertarsi che tutto fosse finito, prima di rimettersi a dormire.

Reyka decise che doveva fare qualcosa. Doveva fare in modo di concentrare l'attenzione di quell'uomo su di se per permettere a Logan di mettere a segno un colpo in tutta tranquillità. Era troppo sperare che l'altro avesse abbastanza istinto di sopravvivenza per darsela a gambe e portare in salvo la pelle, invece che rischiare di restarci secco.

Era un grosso rischio, ma lei non aveva mai agito secondo logica e quel giorno aveva già oltrepassato di un bel po' la soglia dell'irrazionalità. Guardò il profilo di Logan stagliato contro il muro, sembrava un animale in agguato. Non c'era traccia d'emozione sul suo volto, solo glaciale, distaccato, risoluto istinto predatorio e la cosa la eccitò parecchio. Con lo sguardo scelse la direzione verso cui si sarebbe messa a correre e il cumulo di rifiuti verso cui avrebbe cercato riparo. Lasciò che la paura e l'adrenalina entrassero bene in circolo poi urlò << Ehi coglione... vuoi ancora fottetemi? Provaci se ci riesci... >> e si mise a correre, con tutta la velocità che riuscì ad ottenere.

"Favolosa pazza" pensò Logan con un sorriso, sentendola gridare, poi vide l'altro sparare tutto quello che aveva ancora nel caricatore contro la ragazza. Doveva essere rimasto un po' sorpreso dalla sua azione e non riuscì ad essere preciso.

Reyka si buttò dietro un mucchio di spazzatura, mentre una pallottola si piantava pericolosamente vicino a lei.

Logan non si lasciò scappare l'occasione e centrò l'altro. La pallottola attraversò la trachea facendo schizzare sangue ovunque. Istintivamente l'uomo mollò l'arma e si portò le mani alla gola rantolando disperatamente.

Logan uscì allo scoperto ed avanzò lentamente verso di lui, fermandosi ad un passo dal morto. Fissò il ferito con aria priva di ogni genere di sentimento. Prese la mira con tutta calma. Il rantolo dell'altro si trasformò di colpo in una specie di sordo lamento di supplica. Il rumore del colpo che poneva fine alle sue sofferenze, fu l'ultimo suono che si udì nel vicolo. Anche la musica ad alto volume era sparita da un pezzo.

Reyka vide Logan riporre l'arma nella fondina e voltarsi verso di lei per constatare che stesse bene. Lo vide sorridere e quel sorriso la rassicurò avvolgendola come una coperta calda, poi il vicolo ripiombò nell'oscurità. Evidentemente l'inquilino del primo piano aveva capito che nessun altra noia, avrebbe turbato il suo sonno.

Logan le si avvicinò e le tese la mano, per aiutarla ad alzarsi. Lei la prese e si ritrovò in piedi senza nemmeno accorgersene << Cristo ragazzina... ti hanno mai detto che una mira del cazzo? Hai bisogno di un bel po' d'esercizio... >> le disse dopo aver controllato che fosse tutta intera.

<< Non ci tengo ad imparare... sono un hacker io... >> le aveva risposto lei, restituendogli l'arma.

<< Imparerai... oh! Se imparerai... >> un sorriso irriverente addolcì i lineamenti di quel viso fino ad un attimo prima duro come il marmo << Dunque. Stavamo andando a cena, prima che ci capitasse questo leggero inconveniente, vero? Meglio muoverci prima che arrivino anche gli sbirri. Non amano molto chi semina cadaveri in giro per le strade... >>

Reyka lo guardò sollevando un sopracciglio << Inconveniente? >> sorrise a quell'affermazione.

Lui non le rispose, si limitò a ridacchiare divertito, riprendendo a farle strada tra i vicoli di Little Tokio. Lei lo seguì ridendo a sua volta, consapevole che quella sarebbe stata davvero una notte diversa dalle altre.

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