foto0004 

 

 

Un racconto cyberpunk da spazio profondo

 

 

Personaggi principali


X: è uno stalker, un esploratore delle aree estreme di sistemi planetari colonizzati dall'uomo. Il suo incarico è ritornare con informazioni preziose sulle risorse minerarie di lune, asteroidi e comete. Per farlo ricorre a un'interfaccia neurale invasiva con il suo clipper, connettendosi ad esso attraverso il corredo di impianti cibernetici con cui ha incrementato il proprio sistema nervoso.
 

Laureen: un tempo era una prostituta al servizio del Consorzio. Dopo la sua morte per ans (Sindrome Neurodegenerativa Acquisita), la Red-Shift, principale rivale del Consorzio nella contesa per l'egemonia sul sistema di Sirio, ne produce un clone destinato a una missione speciale.
 

Nigel Federov detto il Barracuda: è il fondatore di una cooperativa di Lantana, la stazione spaziale che funge da testa di ponte per la colonizzazione dei pianeti e delle lune di Sirio.

 

 

Luoghi del dramma
 

Matrice: lo scenario politico-economico del XXIV secolo in cui ha luogo l'azione presenta un'umanità alla deriva nello spazio, malgrado la barriera della velocità della luce non sia stata ancora infranta. Con le tecnologie della Interplan Travel Agency, tuttavia, è possibile muoversi tra le stelle prossime alla Terra nel giro di qualche anno. Gli uomini, tutti inseriti a vari gradi della gerarchia corporativa della società con cui hanno sottoscritto il loro contratto di sostentamento, vivono su habitat artificiali, su stazioni orbitanti o colonie planetarie.
La Matrice è un contesto sostanzialmente anarcocapitalistico, frammentato in una miriade di fazioni rivali, sulle quali incombe l'ombra di due grandi conglomerati economico-finanziari: il Consorzio e la Red-Shift Inc, nota anche come Zaibatsu.
 

Serendipity: stazione spaziale in orbita tra la cintura asteroidale e Giove, usata come hub commerciale dalla Red-Shift Inc.
 

Lantana: stazione spaziale del sistema di Sirio, costruita dal Consorzio come avamposto per la colonizzazione dei suoi pianeti e delle sue lune.

 

 

 

"Sono venuto a scegliere un equipaggio di micce cyborg per un lungo viaggio, probabilmente seguendo il ramo interno. Bene, chi di voi vuole un passaggio verso gli estremi confini della notte? Siete dei piedi piatti o dei camminatori delle stelle?"

Nova - Samuel R. Delany

 

 

Certe volte mi prendevi in giro, ricordi? Dicevi che l'attrazione che esercitava su di me la lama del rasoio bastava a compensare la forza gravitazionale che cercava di tenermi ancorato coi piedi per terra. Mi ripetevi che ero un pazzo suicida, e che in uno dei miei viaggi ci avrei rimesso la pelle, che per il resto ci sarebbe stato poco da fare oltre che recitare una preghiera.
Non sei mai stata molto religiosa, tu.
Io, invece, ho appreso la lezione delle stelle e là fuori ho imparato a pregare. Ecco, forse, perchè ho visto esaudite le mie speranze; ecco perchè sono stato ascoltato proprio mentre osservavo dall'orlo il baratro immenso della disperazione e mi apprestavo a compiere l'ultimo passo - un tuffo nell'abisso.

Per gioco dicevi che ero una miccia e a furia di sfidare il fuoco della gravità mi sarei bruciato fino al midollo. Dicevi che forse solo il midollo poteva ancora prendere fuoco, visto che di materia grigia non doveva restarmene un grammo considerato il lavoro che mi ero scelto. Ma io fingevo di non sentirti e, a volte, ridevo, ma di nascosto.
Ero felice.
Non lo sai, ma più di una volta ho cercato di spiegarti cosa si prova. A sfidare la gravità, intendo, ma non solo. A essere là fuori, con tutte le conseguenze che questo comporta. Avvertire il vuoto intorno, sentire sulla pelle, attraverso la connessione, il bacio scarlatto delle stelle: ascoltare la loro voce - quasi una carezza dell'Infinito.
Ci ho provato non so quante volte prima di arrendermi. Semplicemente, non potevo trovare le parole adatte per esprimere un'esperienza tanto intima, così straordinaria da richiedere una partecipazione diretta per essere compresa.
Essere uno stalker non è solo un mestiere, implica tutta una filosofia. Forse i primi tempi era diverso, non posso saperlo: per me è sempre stato così, fin dall'inizio. Già da bambino sognavo di nuotare tra le stelle. Certe notti d'estate, quando le luci di Heraklea lo permettevano e sull'hinterland il cielo era limpido, me ne restavo sdraiato sul tetto fino all'alba, a fissare lo spettacolo sovrannaturale di quel vellutato nero trapunto di diamanti, tutto intento a condurre discorsi sconclusionati con Cassiopea e le sue sorelle celesti. A volte mi addormentavo cullato dalla musica delle quasar. Credo proprio che per me sia stata una scelta naturale prendere questa strada. Forse non avevo vere alternative, davanti: o lo spazio, o la terra; o la caduta libera e la levità dei sogni, o la gravità e il peso della coscienza.
Questo tu lo sapevi. La Terra era ancora dilaniata dal conflitto per l'egemonia sul Sistema Solare quando ci siamo incontrati: Marte era il più grande campo di battaglia che l'uomo avesse mai avuto a disposizione per divertirsi, sul fronte più ampio mai aperto per scannarsi coi propri simili. I replicanti e i sistemi artificiali non bastavano più a tenere in piedi uno spettacolo così complesso e sofisticato, così le parti in causa avevano cominciato da tempo la chiamata alle armi. In principio il reclutamento non era obbligatorio, ma un contratto di sostentamento militare garantiva le più alte retribuzioni che si potessero immaginare per un giovane. Per la paga molti finivano a masticare la sabbia di Valle Marineris o sputare sangue nelle Paludi Nere di Minraud.
Poi, con la scoperta dei primi giacimenti di elio-3 e di litio su 61-Cygni ed Hesperus, la pratica di risolvere militarmente le contese economiche divenne una consuetudine, e la manodopera necessaria a tenerla in piedi cominciò a diventare preziosa. Si passò quindi all'arruolamento coatto, e un implacabile sistema di estrazione a sorte venne escogitato per gestire la prassi sugli insediamenti della Red-Shift.
Ero già nello spazio da qualche anno, allora. Un contratto quinquennale a progetto mi legava alla Red-Shift Inc. con la qualifica di assistente navigatore. Ero nel ramo trasporti dello Zaibatsu sulle rotte Europa-Serendipity-Lagrange-2.
La Lotteria della Morte, è così che chiamavamo il sistema sugli habitat della Red-Shift. Il premio era una bella divisa nuova di zecca e l'equipaggiamento minimo per il fronte. Su Serendipity il martedì sera, dopo il notiziario delle otto, i corporativi si ritrovavano sintonizzati su Wired Channel Plus per assistere all'estrazione delle nuove leve destinate a supportare lo sforzo bellico. La Lotteria era basata sul sorteggio di una data: i nati in quel giorno, di età compresa tra i sedici e i ventisette anni, erano da considerarsi ufficialmente arruolati.
Lo stillicidio delle date era terribile: 13 giugno, 19 marzo, 6 ottobre...
Avevamo un'unica certezza: la chiamata alle armi sarebbe suonata per tutti...
12 gennaio. Quando arrivò il mio turno avevo diciannove anni.
Avevo già un bel gruzzolo di ore di volo all'attivo. Con ogni probabilità sarei stato assegnato al trasporto truppe: l'idea di me, connesso in una cella di percezione nel ventre di un vascello spaziale che trasportava da un teatro bellico planetario al successivo centinaia di giovani destinati al macello, mi colpì come un pugno allo stomaco. L'alternativa era persino peggiore: un futuro connesso a un cacciabombardiere, a seminare ordigni nucleari tattici sul volto butterato di qualche pianeta alieno.
Quella notte stessa incassai il mio credito corporativo e comprai da uno scorridore freelance una nuova identità genetica e un biglietto di sola andata per Titano.

Non te l'ho mai raccontato, ma prima di iniettarmela in vena restai per non so quanto tempo a osservare la fiala di nanoidi. Il fluido era in realtà uno sciame di microrganismi artificiali che avrebbero modificato le mie configurazioni cellulari delle iridi e delle impronte digitali. Non c'era la prospettiva del dolore all'origine della mia esitazione, quanto piuttosto la consapevolezza dell'orizzonte degli eventi che mi apprestavo a superare.
Poi infilai l'ago sottopelle e m'iniettai una dose purissima di liquido avvenire. Sentii il futuro schiudersi nel centro esatto del mio essere come una nova e subito dopo - questione di millisecondi, non di più - onde di energia mutante propagarsi lungo le direttrici spinali.
Quando mi svegliai, fu come esplodere in un corpo non mio.

Ero un disertore, quando c'incontrammo.
Ero arrivato a Lantana come un fuggitivo. Tu eri già lì, sull'avamposto spaziale usato dal Consorzio come testa di ponte per lo sfruttamento di Sirio e delle sue illimitate risorse geofisiche.
Quando arrivai, erano già diverse decine di migliaia gli uomini impegnati nella conquista del sistema. Lavoravano come estrattori minerari sui suoi pianeti, oppure erano impiegati nel mercato che prosperava intorno ai giacimenti di litio. Alcuni, come te, erano rimasti nello spazio, su Lantana.
Nelle città della Terra o negli insediamenti coloniali, soggetti alla ciclicità della notte e del giorno, gli affari illeciti sono da sempre un'onda elettrica che monta come la marea al tramonto. Nello spazio, in un ambiente claustrofobico ma svincolato da ogni ordine temporale esterno, gli affari sono un ronzio subliminale che si riversa nella banda sensoriale ventiquattr'ore su ventiquattro, come il rumore bianco captato dagli array di radiotelescopi orbitali puntati verso il cuore della Galassia.
Il contrabbando era la fonte di sostentamento per decine di espatriati e rinnegati, fuggiaschi riparati nello spazio prossimo di Sirio e della nana bianca sua sorella. I coloni, laggiù, avevano bisogno di mille diversivi per non impazzire, e una amministrazione in fondo moralista per quanto nominalmente liberale com'era quella del Consorzio non concedeva molti sconti in materia di chimica e neuronica[1] applicate al tempo libero. Il traffico illecito di stupefacenti, incrementali e innesti di personalità divenne il mio pane quotidiano. Non te l'ho mai raccontato, ma la mia vita professionale non era argomento di discussione durante i nostri primi incontri, alla Casa delle Foglie Blu.
Vissi di commercio nero finchè Nigel Fedorov, meglio noto come il Barracuda, non s'interessò ai miei talenti e alle mie competenze. Mi prese nella sua cooperativa omonima come pilota esploratore: il sistema di Sirio era una sconfinata Frontiera Cosmica, in larga misura ancora da scoprire. Occorrevano giovani volenterosi per andare in ricognizione tra le duecento lune dei suoi giganti gassosi e spingersi in profondità nelle cinture asteroidali o nella fascia cometaria, per censire le risorse minerarie e guidare l'espansione futura del Consorzio.
- Davvero non trovi di meglio che bruciarti come una miccia?
Ricordo alla perfezione le tue parole. "Miccia", così venivano chiamati gli stalker. Mille versioni circolano sulle origini dell'appellativo, ma io non ne ho ancora capito la ragione.
Le stigmate che portavo addosso - prese neurali interfacciate al mio snc[2] con giunti di nanocarbonio superconduttivo - esercitavano una strana fascinazione erotica su di te. Mentre ti amavo, leccavo la tua presa d'innesto craniale sognando nuove ardimentose varianti sul tema dell'amplesso. Ricordo che quella notte tu allungasti le tue dita sui miei innesti, e ti divertisti a immaginarmi come un simulacro di Cristo: gli attacchi del plug-in erano i segni della mia crocifissione mentre tu disponevi le mie membra secondo schemi innaturali, in una reiterazione grottesca del mito biblico.
- Ti brucerai - dicesti quando eri ormai stanca di quel gioco.
La tua previsione fu smentita dai fatti. Entro breve procurai alla cooperativa del Barracuda una infilata di ottimi appalti, e mi assicurai un posto di rilievo nella sua scuderia.
Ti proposi di ritirarti dagli affari. Credevi che stessi scherzando. Guadagnavi in una notte quello che io riuscivo a portare a casa solo dopo una mezza dozzina di discese in profondità nella fascia asteroidale. - Non puoi dire sul serio. - Eri scettica, ma io non ho mai aperto la bocca solo per darle aria, questo tu lo sapevi.
- È davvero questo che vuoi?
Era proprio quello che volevo, per il breve termine. Un giorno, magari, ti avrei portata via di lì, lontano. Ma quel giorno era ancora relegato alla dimensione matematica delle possibilità teoriche, niente più di un sogno.
Per il momento, però, entrambi potevamo accontentarci.

Sindrome Neurodegenerativa Acquisita: ANS, la Peste Nera dell'Era del Diamante. L'agente infettivo è un virus mutageno capace di manipolare la natura elettrica dell'informazione che viaggia lungo i cavi così come quella organica si propaga lungo i nervi. La sua unica barriera è lo spazio: per qualche ragione i protocolli delle comunicazioni radio possono inibirlo. Il virus può viaggiare solo su un supporto fisico materiale, fatto di nanotubi di carbonio, ma aggredisce solo sistemi organici.
ANS, ecco il nome della maledizione che si abbattè su di noi. Entrambi vivevamo nella connessione. Io, a bordo del mio clipper da esplorazione, connesso nella vasca di percezione, ero isolato dai nodi e dai cavi della Matrice da un abisso di decine di UA.[3] Tu, nella tua alcova alla Casa delle Foglie Blu, connessa ai tuoi clienti da cavi neurali, quando non scambiavi con loro fluidi organici la transazione si basava sui protocolli nervosi.
Il contagio si propagò negli habitat dell'uomo con un'onda d'urto persino superiore alla velocità della luce. Quando giunse su Lantana, ne sapevamo ancora troppo poco. Ti sei accorta di essere infetta solo dopo aver lasciato la Casa delle Foglie Blu: i cali d'attenzione, i disturbi del sonno e la facilità con cui scivolavi in stati di coscienza alterata furono il preludio alla fine.
Veloce com'eri entrata nella mia vita, ne sei uscita.

Dopo la tua morte, mi sono estraniato dal mondo. La connessione era la mia via di fuga, porta d'accesso a un universo incontaminato ancora tutto da scoprire.
Ho continuato a solcare le rotte siderali interne di Sirio, sognando le onde invisibili di un mare cosmico, pregando le divinità che forse strisciavano in quegli abissi di tenebra affinchè concedessero alla tua anima la pace del Nirvana.
Vivevo nel cavo, interfacciato al clipper in rotta verso isole di roccia alla deriva nello spazio, a volte anche per settimane intere di fila, spingendomi sempre più lontano. Ogni volta che rientravo, trovavo più alieno il mondo che mi ero lasciato alle spalle. Sono tempi veloci, questi, e il cambiamento procede ormai con rapidità inesorabile. Di ritorno a Lantana scoprivo ogni volta un nuovo dettaglio d'ordine nel processo di mutamento che coinvolgeva il mondo degli uomini.
E, proprio quando mi ero convinto di avere ormai tagliato ogni ponte col passato, un'ombra oscura emerse minacciosa dal vortice del tempo. Di ritorno da una delle più lunghe missioni nella Nube di Oort, mi imbattei in un traffico inconsueto di contrassegni esterni. Gli incrociatori di nuova concezione che scorazzavano tra i pianeti di Sirio svegliarono un campanello nella mia testa.
Quando ripristinai il contatto radio con la cooperativa, fu il Barracuda in persona a informarmi che la Red-Shift era sbarcata nel sistema. Una nuova stagione di tensioni si profilava all'orizzonte.

In un primo tempo, le cose andarono avanti relativamente tranquille. La Red-Shift poteva vantare opzioni di sfruttamento su una manciata di lune secondarie ma, per quanto paresse seriamente intenzionata a farle valere, il suo dispiegamento di mezzi e uomini parve subito eccessivo. A differenza delle precedenti occasioni di convivenza forzata, non si arrivò tuttavia allo scontro aperto.
Cominciarono comunque a circolare delle voci.
A quanto pareva, la Red-Shift aveva messo in moto un subdolo meccanismo di propaganda per annettere alla propria macchina corporativa un nuovo, minuscolo ingranaggio: Lantana. La scalata al comitato di rappresentanza della stazione si compì prima che il Consorzio potesse mettere in atto le opportune contromisure.
Lantana finì sotto la materna protezione dello Zaibatsu insieme a tutti i suoi occupanti impiegati.
Di ritorno dall'ennesima missione esplorativa, mi ritrovai nuovamente al servizio della Signora Rossa dei Cieli.

Io, però, non ero più lo stesso dei vecchi tempi.
Quando la cooperativa del Barracuda fu riqualificata come Unità di Ricerca ed Esplorazione Planetaria (la cosiddetta pre-Unit), la Red-Shift aveva ereditato anche il mio contratto. Tornai ufficialmente a servire il vecchio logo corporativo, ma per quanto la riorganizzazione societaria si sforzasse di indottrinare i neo-acquisiti dipendenti, continuavo in effetti a condurre i miei voli nell'autonomia a cui mi ero abituato.
Restavo fuori per settimane, vivendo nella connessione con il clipper. Attraverso i sistemi di rilevamento sensoriale della piccola freccia da ricognizione, ascoltavo la musica antica delle stelle proprio come quando ero un bambino, ancorato alla gravità terrestre.
Il clipper era provvisto di una vela solare intessuta di microcelle fotoelettriche ad alto rendimento. A volte, quando la gravità era solo un'eco del più vicino corpo celeste, mettevo a dormire il Tesseratto di bordo e restavo solo, a contemplare lo spettacolo magnifico della notte cosmica. E mi sentivo come uno dei navigatori della Vecchia Terra, persi di notte tra i flutti dell'oceano con le stelle come unica guida.
Radiazioni elettromagnetiche e arcobaleni gravitazionali s'intrecciavano nello sciabordio di onde quantistiche.
Mi divertivo ad alternare i canali di rilevamento, sperimentando combinazioni sempre nuove in modo da cogliere ogni volta un aspetto diverso dell'universo: ultrasuoni, banda radio, infrarosso, frequenze termiche, spettro visibile, ultravioletti, raggi X... riempivo le mie notti fotografando sotto lunghezze d'onda variabili il cielo che mi circondava sconfinato.
E ti pensavo.
Non ho mai smesso di pensarti.
Lo facevo mentre ero impegnato in una traversata siderale senza certezza di ritorno, mentre ascoltavo il richiamo ipnagogico delle stelle, quando...
Un giorno, all'improvviso, mentre scandivo un settore di cielo nella banda dei raggi X, mi imbattei in un dettaglio singolare. C'era come un'emissione violenta, ripetuta ciclicamente su intervalli costanti. Quando approfondii la faccenda, riscontrai anche un debole ritorno termico nell'infrarosso. Interrogai il Tesseratto, e dopo qualche miliardo di iterazioni di un algoritmo elaborato per l'occasione, i suoi circuiti quantistici ipotizzarono che la sorgente di quella radiazione anomala potesse essere un piccolo buco nero.
Ricordai d'un tratto le nostre chiacchierate notturne, quando cercavamo d'immaginare un modo per fuggire via e ricostruirci altrove una nuova esistenza su misura. La conclusione, allora, era sempre la stessa. Ricordi? Serviva una grande occasione...
Era in ritardo, ma forse avrei trovato un modo per volgerla a mio vantaggio.

Già più di una volta, nel passato recente, avevo tenuto nascoste le mie scoperte con la preziosa collaborazione del Barracuda. Nigel contava di rivendere le informazioni della cooperativa (ora pre-Unit) celate alla Red-Shift a qualche importante offerente della scena economica della Matrice, magari allo stesso Consorzio.
Nei suoi programmi, un ruolo di primo piano poteva essere giocato dalla scoperta di un micro-buco nero appena fuori dalla cintura cometaria di Sirio. Secondo la teoria di Penrose, sarebbe stato possibile sfruttare la rotazione del buco nero come una sorta di dinamo gravitazionale, per estrarre dalla singolarità dosi cospicue di energia. L'applicazione avrebbe richiesto forse qualche sforzo tecnico, ma con l'appoggio di qualche colosso - o magari di una fazione minoritaria, ma comunque veloce, convinta e intraprendente - non avrebbe opposto ostacoli insormontabili.
Il Barracuda aveva contatti con una banda di diseredati - tecnici e scienziati con una spiccata vocazione anarchica - che già aveva impiantato una stazione di marea su Barnard's Star. Se avessero rifiutato, avremmo sempre potuto rivolgerci, come opzione di riserva, al Consorzio.

E poi sei tornata.
Quando ti ho rivista, davanti al cristallo panoramico della sala d'attesa del terminal di Lantana, ho temuto un'allucinazione. Invece tu eri vera e ho pensato che gli oscuri dèi che attendono pazienti tra le pieghe del continuum erano andati ben oltre le mie timide suppliche.
Il campanello d'allarme era sempre lì e ora squillava impazzito, ma io ho voluto relegarlo in un angolo riposto del mio essere interiore.
Tornare a fare l'amore insieme è stato come giacere con il fantasma del tempo, un'epifania di eternità.

L'altra notte, l'ultima notte trascorsa insieme, ho rivisto il tuo sorriso mentre un'ombra di tristezza emergeva alla superficie dei tuoi occhi, e sono stato di nuovo felice.
È a te, quindi, che lascio queste mie ultime parole, probabilmente più di quante sia riuscito davvero a dirtene nel corso delle nostre due vite trascorse insieme. È a te che lascio queste memorie, anche se so che sarebbe stato più appropriato rivolgerle a lei, a Laureen, la donna che ti ha preceduta e che ti ha fornito la matrice genetica da cui sei nata - ora so anche per volontà di chi e perchè.
Non credevo che la Red-Shift arrivasse a manomettere il sartiame del clipper, rendendolo di fatto schiavo della sua vela abulica e, con essa, del vento stellare. Sono fiducioso che un giorno qualcuno intercetterà questo mio clipper alla deriva, proiettato verso l'infinito. Prima che accada, sarò di sicuro già morto da tempo, ma i miei pensieri finali saranno lì, incapsulati nei banchi di memoria olografica del Tesseratto.
Entrambi siamo stati strumenti - forse inconsapevoli - nelle mani di un burattinaio più grande. Ma trovo poetica, in fondo, la sorte che mi attende: perdermi tra le stelle, nel ricordo di te.
Nel ricordo della donna che incarnavi: la mia Laureen.
Perchè tu sei una persona diversa, e probabilmente molto ancora sarai cambiata, quando un giorno forse leggerai queste mie righe. Alla fine, dopotutto, avevi ragione. Continuo tuttavia a chiedermi se hai poi ceduto alla tentazione di pregare per me.
Ma so che è tutto inutile. Una preghiera non mi salverà la vita, ormai.
Tra un po', tutto ciò che resterà di me sarà meno che materia: solo la sostanza di cui sono fatti i sogni e, magari, polvere di stelle...

 

 

 

 

Giovanni De Matteo

Roma, 25 giugno 2006

 



[1] Disciplina scientifica che studia l'integrazione fisiologica e funzionale del sistema nervoso con dispositivi elettronici.

[2] In gergo medico, il Sistema Nervoso Centrale.

[3] Unità Astronomica: unità di misura pari alla distanza media della Terra dal Sole (circa 149.600.000 km), usata come stima per le distanze planetarie all'interno di un sistema.

Log in to comment
Joomla templates by a4joomla