083005_jungle1

Sono passate due ore.

Le zanzare grandi come elicotteri, mi tormentano, le bruciature sembrano tanti aghi piantati ritmicamente, la gamba mi fa male, ma non tanto male come il braccio, cerco di reggermi solo sulla sinistra ed andare avanti, e pensare a quando saro' a casa, a quando abbraccero' mia madre e mia sorella, devo pensare a quello e non a questa maledetta giungla, e andare avanti, devo pensare che una volta fuori non tornero' mai piu in questo inferno.
Però non riesco a non pensare che sto morendo, le bruciature si stanno infettando, non sento piu le dita della mano destra, non riesco quasi piu a muoverle, non ho il coraggio di guardare il braccio, pero urlo quando scontra un albero, in quel momento penso che sto svenendo, ma tutta la merda che ho in corpo mi tiene cosciente.
Ma anche quella sta finendo, presto finiro' gli antidolorifici e gli stimolanti, e non riusciro' piu ad andare avanti. Forse e' un bene che il biomonitor non funzioni piu, forse non sapere in che condizioni sono veramente mi da qualche speranza, mi fa andare avanti.
L'unico altro sopravvissuto del mio gruppo e' Ramirez, e' incredibile che continui a camminare, e' stato beccato da due proiettili in pancia, uno e' ancora dentro, avra' sicuramente una emorragia interna ma continua ad andare avanti, facendosi forza ripetendo i nomi dei suoi bambini, come una litania, ogni tanto spunta il nome Mary, la moglie, o il nome del Signore, credo sia gia impazzito.

Sono passate 6 ore.

Ramirez non ce la fa piu'. E' caduto per terra per l'ultima volta. Non riesce piu ad alzarsi ma ancora muove le braccia, come se volesse trascinarsi. Nomina ancora Dio, i suoi figli, la moglie, poi dice che ha freddo, trema, siamo a 40 gradi ed ha freddo, mi chiede aiuto, per amor di Dio.
La mia mano sinistra va verso la pistola, l'unico modo per aiutarlo e' questo, ma poi non me la sento, ho troppa paura di restare solo, qua all'inferno e senza poter comunicare ne via rete ne via cellulare, lui e' l'unico vivo assieme a me, almeno finora, l'unico a cui parlare.
E allora gli dico che va tutto bene, che ci verranno a prendere e non rivedremo mai piu questo inferno, lui mi parla dei figli, dice che per loro sara' diverso, poi dice altre fasi sconnesse, forse preghiere, sta delirando ma non riesco ad andarmene, gli dico ancora che va tutto bene, e che per i suoi figli sara' diverso.
Ramirez ha un ultimo sprazzo di lucidita', mi guarda, in questo momento sa che sta morendo, mi chiede il suo ultimo desiderio, che mi assicurero' che la corporazione dia la pensione a sua moglie.
Gli dico che c'e un contratto, di stare tranquillo, che per i suoi figli sara diverso, non patiranno la fame e non vedranno mai questo inferno.
Mi sorride, poi improvvisamente non parla piu, e' in coma, avra' un'ora o meno di vita, capisco che non posso piu aspettare, se non mi alzo adesso non ci riusciro' mai piu, ed io devo andamene da questo inferno, tornare a casa.

Sono passate dodici ore.

Sto ancora andando avanti, anche se ormai il braccio destro penzola inerte sul mio fianco, non lo sento piu del tutto, non fa nemmeno piu cosi male.
Sto camminando ancora grazie agli stimolanti presi a Ramirez, ormai a lui non servivano piu, non sento piu nemmeno la gamba destra ma ancora riesco a trascinarla, a camminare.
Poi improvvisamente vedo il tenente a 100 metri che mi dice di correre verso di lui, che sono salvo, muove il suo braccio cromato facendomi segno di muovermi. Per un attimo tutto sembra perfetto, ma so comincio ad avere allucinazioni, quello non puo' essere il tenente, il tenente e' morto, per fortuna mi fermo, appena in tempo, o sarei precipitato nel burrone.
Sto prendendo troppi stimolanti ma devo farcela, la base dista ancora pochi chilometri, la devo solo raggiungere e tornero' a casa, non vedro' piu questo inferno.

Sono passate 16 ore.

Il braccio ormai mi fa male in modo distante, come se non fosse piu mio, mi dico che e' colpa degli antidolorifici ma non osa girarmi per guardalo, la gamba destra e' rigida, immobile, la trascino senza piu sensibilita', ho difficolta' ad andare avanti senza inciampare.
Le allucinazioni continuano, vedo in continuo immagini dei miei compagni, vedo Leblanch morire, il casco sfondato, il suo cervello spalmato sulla melma, vedo Ramirez che mi chiede aiuto, vedo il tenente colpito da una raffica alzarsi e sparare a sua volta, prima di crollare definitivamente. E vedo i cadaveri di quelli che ho ammazzato io, dell'ultimo attacco una settimana fa, un uomo che ci implora di non ucciderlo, il corpo mutilato di un bambino, non sapro' mai chi di noi e' stato a ferirlo, chi di noi ha lanciato quella bomba, perche' ci hanno fatto massacrare quella gente.
Non avrei dovuto combattere con la fazione sbagliata, non avrei dovuto arruolarmi con una corporazione cosi piccola come la SpeedSecurity, la prima volta che siamo stati contro una vera corporazione, la Militech, ci ha schiacciati. Avevamo l'ordine di attaccare e distruggere una loro postazione, un lavoro segreto, in silenzio radio e telefonico, pensavamo di avere un ottimo piano e ci hanno massacrati, tutti e 30, ed ora sono rimasto da solo, ma devo assolutamente andare avanti, devo raggiungere la mia base e saro' salvo, dopo questa missione volero' via da questo inferno per non tornarci mai piu.

Sono passate venti ore.

Sono a casa, stranamente non sento niente ma vedo il volto di mia madre, no, non e' casa, sembra tutto offuscato, poi vedo mia nonna, come la ricordavo da bambino, poi tutto svanisce, vedo la morte davanti a me, non sono mai stato religioso, ma adesso vedo la luce di Dio, sto cominciando a pregare.
Non sono a casa, sono ancora all'inferno, e stavolta sto morendo davvero.
Non e' la luce divina, e' la luce che filtra dalle alte chiome degli alberi, sembra impossibile quando vivi a Night City che esistano ancora cosi tanti alberi, sono sdraiato sulla schiena, la gamba ormai non mi regge piu e la sinistra da sola non basta, so che mancano pochi chilometri ma non riesco piu ad andare avanti, moriro' in questo inferno, senza nemmeno poter mandare un messaggio di addio a mia madre.

Sono passate trenta ore.

Sono ancora vivo, in una spiaggia di qualche paradiso perduto, non ha senso, sento che e' sbagliato, non posso essere qui. Non c'e' nessuno, la sensazione della sabbia sembra non essere mia, ricordi altrui, posso muovermi ma se osservo la mia mano troppo da vicino vedo che e' sbagliata, sembra poco definita, i granelli di sabbia sono troppo simili fra loro, c'e' qualcosa, una voce, dice solo di riposarmi, non ha senso ma va bene cosi, non so dove sono, forse e' il paradiso, non so se e' reale, l'unica cosa importante e' non essere piu nella giungla, essere fuggito dall'inferno

Sono passate novantasei ore.

Sono sveglio, e ora so che sono vivo, sono sopravvissuto. Non sono ovviamente al mare, era solo un simstin, ma non sono nemmeno nella base della Speedsecurity
Questa e' la base della Militech, stavo andando nella direzione sbagliata, e la SpeedSecurity non esiste piu, distrutta e fallita. Nessuno paghera' la pensione alla moglie di Ramirez, nessuno paghera' me, o le mie cure.
Mi hanno trovato, l'unico superstite, e hanno deciso che ero uno abbastanza in gamba per essere sopravvissuto, hanno deciso di darmi una possibilita'. Coi miei risparmi mi hanno pagato le prime cure, abbastanza da farmi sopravvivere, e da mettermi davanti alla piu classica delle alternative: restare invalido, senza un braccio ed una gamba paralizzata e senza soldi oppure firmare per loro per 6 anni nella giungla, sei anni all'inferno, e tutte le cure per la gamba e un braccio cromato perfettamente efficiente. Come quello del tenente penso, o probabilmente un modello successivo.
Ho pensato a mandarli a fanculo, ho pensato che avevo giurato a me stesso di non tornare mai piu in questo inferno, ho pensato che non voglio riempirmi di hardware, che voglio tornare a casa, ma poi ho pensato a mia madre sola e disoccupata, a mia sorella, non voglio vederla su di un marciapiede, lei e' troppo intelligente, lei deve finire gli studi, e allora ho detto di si, che accettavo

E' passato un mese.

Sono pronto, sono pronto alla mia prima missione con la Militech, il tenente M'Bona ora e' il mio nuovo comandante, e sono di nuovo nella giungla, ma duecento chilometri piu a sud.
Ho mandato una mia olofoto a mia madre e mia sorella con la nuova divisa della Militech, e la nuova mano cromata che sembra brillare al sole, scommetto che saranno orgogliose di me.
Ma stranamente non mi sembra piu un inferno. Qualcuno dice che la Militech ci ha fatti colpire da una specie di virus informatico che ci ha fatto amare questo posto e modificato i ricordi. Ma devono essere solo voci, la giungla e' bella, mai vista tanta natura a Night City, stiamo facendo del bene, dicono che chi uccidiamo sono dei narcotrafficanti la cui merda uccide i nostri ragazzini in citta', adesso sono dalla parte giusta, adesso so che vinceremo.

 

Log in to comment
Joomla templates by a4joomla