bitcoin2Tra le tante rivoluzioni cui stiamo assistendo in questi anni, ve ne sono due in particolare che molto difficilmente qualcuno avrebbe mai immaginato convergere. Ma, come spesso accade, nei terreni apparentemente non coltivabili nascono i frutti più succosi. Si tratta del peer-to-peer e dei pagamenti online. Mondi distanti, uno in mano agli utenti, l'altro in mano a grandi gruppi, il cui minimo comune denominatore esiste da poco, ed è BitCoin.

Parliamo di BitCoin, un sistema di currency peer-to-peer assolutamente decentralizzato e distribuito, eppure solido (apparentemente) quanto e più dei sistemi bancari.

 

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Il funzionamento di BitCoin è piuttosto semplice, in astratto. Immaginiamo che X debba pagare Y. Nella realtà, gli passa del denaro. Nella Rete, questo non è sufficiente: il denaro deve venire garantito da una terza parte (solitamente una banca), che garantisce che X versi il denaro, che Y lo prenda e che nessuno nel mezzo possa intrufolarsi nella transazione. Questo comporta, tipicamente, enormi sistemi di sicurezza, di identificazione degli utenti, di controlli incrociati di dati e quant'altro. Uno degli effetti deleteri di questo sistema è che forma un freno alla virtualizzazione della moneta: avere un ente terzo che garantisce ogni transazione è un costo, ed è un costo che, nel caso di piccoli scambi di denaro, spesso non vale la candela.

BitCoin affronta il problema elegantemente, ed alla radice: la "terza parte" che garantisce il denaro nella transazione non è centralizzata, ma distribuita. Tramite un sistema crittografico, ogni computer collegato alla rete P2P ha una parte nella transazione, e contribuisce a validare il passaggio di moneta. In questo modo, finché la potenza di calcolo degli utenti collegati supera quella di un ipotetico gruppo di hacker, non è possibile bucare il sistema (in crittografia, infatti, per determinare se un sistema è vulnerabile o meno si calcola semplicemente la quantità di risorse necessaria a "bucare" la cifratura).

 

La cosa ha applicazioni non solo futuristiche (ora infatti diventa possibile immaginare monete locali, o monete "settarie", come quelle che ritroviamo in molti racconti cyberpunk - ad esempio una currency privata ta i Nomadi, una specifica per i Tecnici e via dicendo), quanto una economia sottratta al diretto controllo delle banche, e davvero condivisa. Mentre vi scrivo, inoltre, sono già state sperimentati utilizzi... quantomeno creativi del sistema, come nell'acquisto di merci illegali tramite internet (con tanto di consegna a domicilio).

Come già Sterling e altri autori avevano intuito, coniando il termine "cypherpunk" come contrapposto a "cyberpunk", il futuro è in mano non tanto a chi possiede fisicamente le informazioni (che ormai chiunque può reperire facilmente), ma a chi riesce a proteggerle e a codificarle meglio degli altri (Wikileaks insegna). Cosa di cui parleremo nuovamente in un prossimo articolo.

Il futuro avanza... andategli incontro!

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